Quaresima 2020 V Domenica
Cari soci e amici dell’Amcor,
la quinta domenica di questa Quaresima 2020 ci fa procedere nell’approfondimento della Parola di Dio sul tema della Resurrezione e della Vita. E’ il nostro cammino di Fede che viene alimentato in questo tempo difficile come lo era in quello degli antichi catecumeni che erano accompagnati al battesimo da queste letture. Don Giuseppe, padre e maestro, ci guida nella meditazione e nella preghiera sulla Parola di Dio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
29 – 3 – 2020 Dom. V di Quaresima A
Letture: Ez 37, 12-14; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45. Procede il grande insegnamento della Quaresima, che ci ha presentato Gesù prima modello di comportamento nella tentazione (I dom. di quaresima), poi trasfigurato sul monte (II dom.), donatore dell’acqua di vita nel dialogo con la Samaritana (III dom.), premio della fede e donatore della vista al cieco nato (IV dom.) e oggi ci presenta Gesù che, a favore di Lazaro, dimostra la verità di uno dei famosi “Io sono – la risurrezione e la vita”.
Qualche insegnamento dalle letture: Il profeta Ezechiele trasmette il messaggio di Dio al suo popolo che sta soffrendo in esilio: “aprirò le vostre tombe”. Pegno sarà il grande dono dello Spirito: “Farò entrare in voi il mio spirito”; e conclude la proclamazione solenne “l’ho detto e lo farò”. Solo in Gesù questa parola avrà la sua piena realizzazione e, grazie a lui, nella vicenda di ognuno di noi.
San Paolo ci accompagna anche in questa domenica con il suo grande annuncio ai cristiani di Roma e ci incoraggia con l’assicurazione che “lo Spirito di Dio abita in voi”, lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti; questo dono della risurrezione dai morti allo stesso modo verrà concesso anche ai nostri “corpi mortali”.
Il lungo brano evangelico conclude l’insegnamento sulla nostra risurrezione, narrando l’intervento di Gesù che richiama in vita l’amico Lazzaro secondo il racconto commovente che ne fa l’evangelista Giovanni.
La risurrezione di Lazzaro: Gesù si è allontanato da Gerusalemme per sfuggire a un tentativo di cattura da parte dei suoi nemici e viene raggiunto dalla notizia della malattia dell’amico Lazzaro. Questi ha due sorelle, Marta e Maria, che si rivolgono a Gesù perché guarisca Lazzaro. Deve esserci una dolce familiarità tra loro, perché si accontentano di avvertire Gesù che “colui che tu ami” è ammalato. Ma Gesù tergiversa, con misteriose affermazioni sulla natura di quella malattia, per la gloria di Dio e di lui stesso, il figlio di Dio. I discepoli sono disorientati (sembra un po’ il gusto di Gesù, anche oggi, vero?) e Tommaso, sempre di lingua pronta, esce in una esclamazione che è molto più realistica di quanto lui pensi: “Andiamo anche noi a morire con lui”. Accadrà proprio in un futuro che solo il Signore conosce e che è stato condiviso da tanti discepoli. Arrivano a Betania (vicina a Gerusalemme) con il ritardo che Gesù aveva voluto, e alle porte del villaggio avvengono due incontri, con ognuna delle due sorelle. Non sono incattivite, ma molto tristi, perché Gesù arriva solo adesso, quando non c’è più niente da fare. Ma non è vero, e Gesù conduce con tanta delicatezza prima Marta (che è la teologa della circostanza) e poi Maria ad aprirsi alla fiducia nell’impossibile: “Io sono la risurrezione e la vita”, ricevendo in risposta la professione di fede di Marta: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Ma tutte le sicurezze della fede delle sorelle e tutta la consapevolezza di Gesù stesso non impediscono i sospiri di Maria e Marta e il pianto di Gesù: “Guarda come lo amava!”. Ed è sempre così, anche quando il nostro dolce Signore ci fa partecipi della sua sofferenza: lui soffre con noi. A più riprese, in poche righe, l’evangelista narrante ricorda Gesù commosso profondamente, in lacrime. Poi Gesù comanda di togliere la pietra che chiudeva l’entrata del sepolcro, rivolge la preghiera di ringraziamento al Padre, che con il miracolo gli concede di dare questo segno supremo della sua missione. Lazzaro esce dal sepolcro, avvolto ancora in quegli indumenti sepolcrali che anticipano parzialmente la descrizione degli indumenti funebri che saranno usati per Gesù. La nostra pericope si chiude col ricordo delle molte adesioni di fede che seguirono a quel grande miracolo. Lazzaro incontrerà nuovamente la morte e andrà incontro al Signore come ognuno di noi, per vincere poi definitivamente quella nemica-sorella che lo porterà tra le braccia del suo grande Amico. Purtroppo il racconto evangelico continua con una notizia terribile (che non viene letta oggi): alcuni dei testimoni vanno a riferire ai capipopolo quanto Gesù aveva fatto e questi decidono di combattere l’entusiasmo popolare eliminando Gesù. Così nel giorno stesso in cui Gesù dà la vita a un defunto l’autorità del suo popolo decide di eliminare la sua vita. Nel racconto della passione non suonerà più un nuovo pronunciamento di condanna. Ma noi chiediamo al nostro dolce Signore la grazia di non dimenticare mai che lui è la vita e che sempre lui ci attende per ridarcela.
Vostro don Giuseppe Ghiberti