Domenica 12-7-2020 – XV dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
il filo “vivo, che ci lega alla Parola, e ci unisce attraverso la Parola, ci presenta oggi uno dei passi di San Paolo che più, nel tempo, mi hanno colpito e affascinato. Don Giuseppe ci avvisa: “La profondità del mistero, tanto insondabile da causare capogiro…”
San Paolo afferma: “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto.” (Rm 8,22)
Ci apriamo, dunque, dalle “sofferenze del momento presente…” (Rm 8,18) a questa dimensione cosmica dove le nostre domande si fermano, direi si acquietano un momento, davanti all’immensità dell’opera creatrice di Dio. Come Giobbe chiniamo il capo di fronte a ciò che infinitamente ci supera. Davanti al mistero non sarà la disperazione a guidarci, ma la speranza nella quale siamo stati salvati. Questa è un po’ la nostra sfida quotidiana: sentirci parte dei disegni di Dio, aprendoci agli altri.
Voi sapete che, come Amcor e nei nostri limiti, cerchiamo di mantenerci aperti ai bisogni delle comunità con le quali siamo stati in contatto.
In questi giorni Padre Cuccarollo, dei Camilliani che operano in Armenia, ci comunica di portare personalmente, nelle sue visite periodiche alle famiglie, il contributo delle nostre cinque adozioni a distanza. Sono cifre modeste, ma che diventano un contributo importante per raggiungere il minimo indispensabile per la vita di quei bambini che vivono in condizioni veramente difficili.
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Anche Padre Vartan, della comunità armeno cattolica che avevamo incontrato nel nostro pellegrinaggio in Libano e a Torino in occasione dell’ostensione 2010, manda ora a tutti noi i suoi cordiali saluti dalla Turchia ove da alcuni anni è parroco in Istanbul. Ci segnala anche che sta avviando, tra gli altri, il progetto di un sito internet per mantenere meglio i contatti con la sua sparsa comunità. Cercheremo di continuare ad aiutarlo come abbiamo già fatto, a vario titolo, in questi anni ed in un contesto particolarmente complesso.
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Quanto siamo piccoli, ma aprirsi agli altri è veramente sentirci parte dei disegni di Dio.
Un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
12 – 7 – 2020: XV dom. A
Il seme è la Parola
Letture: Is 55, 10-11; Rm 8, 18-23; Mt 13, 1-23 Al solito, il tema evangelico guida la altre letture: Matteo ci presenta la parabola del seminatore e dalla lettura anticotestamentaria (del profeta Isaia) udiamo narrata la vicenda feconda della parola di Dio, che è mandata a compiere una missione e raggiunge in terra il suo scopo. La seconda lettura è tratta dal cap. 8° della Lettera ai Romani: è certamente il capitolo più noto e – mi pare – anche il più bello (nell’anno liturgico A lo leggiamo per 5 domeniche consecutive), perché canta il cammino della grazia nel credente e nella creazione.
Qualche insegnamento dalle letture: Dio semina nella nostra vita, nel campo di tutta la Chiesa. E’ un modo cifrato di parlare, ma è la caratteristica di tutte le parabole. Quando le senti, ti sembra di poter dire: chiaro; e poi vien da domandare: che cosa c’entra questo con la nostra vita? C’entra, ma Gesù gestisce con molta cura il suo insegnamento, per evitare che venga banalizzato. E poi, per favorire un cammino di approfondimento. Molto sovente, quando penso di aver capito, Lui dice: “Ti sembra…” e nella sua infinita paziente bontà attende il momento adatto, dosa le spiegazioni alla nostra povertà di comprensione.
San Paolo parla a fratelli che hanno già accettato l’invito del Signore, ma hanno bisogno di approfondire e di chiarire e precisare le profondità della loro fede. Oggi egli allarga il campo di visuale, per coinvolgere tutta la creazione nel discorso di redenzione che dà senso a tutta la vicenda dell’uomo e dell’intero creato. Tra l’uomo e il creato esiste un rapporto di comunicazione di valori, perché le scelte compiute dall’uomo hanno un riflesso, al positivo ma anche al negativo, sulla situazione dell’intera creazione. Non sappiamo i modi e i ritmi, ma il fatto è componente del piano divino. Nulla esiste in modo isolato e tutto è organicamente originato, orientato, condizionato al rapporto fondamentale con Cristo, sotto l’influsso dello Spirito. Un’unica variante può essere stonata: l’atteggiamento di reazione, positiva o negativa, dell’uomo al piano di Dio e la conseguente condizione di figli o schiavi. Di questa benedizione o schiavitù partecipa tutta la creazione. L’opera dello Spirito fa sì che la “liberazione dalla schiavitù della corruzione” non si arresti all’uomo, ma si comunichi all’intera creazione e la faccia partecipare alla “libertà della gloria dei figli di Dio”. La profondità del mistero, tanto insondabile da causare capogiro, non impedisce quel barlume di intuizione che ci rende consapevoli del valore di ogni atto di amorosa adesione della nostra volontà al piano di Dio: mentre attira il compiacimento di Dio sull’uomo, si estende in partecipazione armoniosa a tutto il creato. L’inanimato non diventa animato; ciononostante acquista la dignità di interlocutore dell’uomo e strumento attivo della sua risposta alla chiamata di Dio.
Il seminatore uscì a seminare: Nella sua grande parabola Gesù ci avverte: Lui semina buon seme, ma è possibile purtroppo sprecarlo. E intanto ci avverte della responsabilità che abbiamo noi che ‘vediamo’ ciò che altri non videro. Perciò gli chiediamo di ‘udire’ e di ‘comprendere’ nel senso più pieno ciò che lui ci dice, nelle più varie espressioni del suo linguaggio. Gesù parla di comprendere con il cuore, convertirci, per essere da lui guariti. E’ impressionante come ogni aspetto della nostra vita sia influente sugli altri: udire, comprendere, convertirci, perché Lui ci guarisca, in un clima interlocutorio col fratello che si muove accanto a noi. Sappiamo benissimo che il punto problematico è l’ultimo, la conversione. E sappiamo che ognuno ha il suo cammino per giungere alla conversione, in varia armonia nelle sue molteplici componenti: la via dell’intelligenza, la via del cuore, la via dell’intuizione, la via dell’esperienza (con le sorprese che ci procura)…. E sappiamo che la conversione non si esaurisce in un istante, ma deve affrontare l’insicurezza di una volontà traballante e di situazioni inattese. E’ il momento nel quale il ragionamento si arresta e ha inizio un colloquio con Colui che illumina la coscienza, dà ardore alla volontà, sostegno nella sofferenza. La sua semina avviene con interventi vari e disuguali: immediati e improvvisi o protratti nel tempo, preparati da circostanze che sovente ci sorprendono e non si arrendono alla nostra testardaggine. In qualche modo però, con verità, possiamo dire che essa dura tutta la vita. Anche oggi sul nostro campo si muovono i passi dell’inviato del Padre, che sparge il seme, bagnato del suo sudore, intriso del suo sangue.
Vorrei concludere rubando un paio di pensieri a San Pio da Pietrelcina, il caro Padre Pio:
Chi vuole amare Dio, può. Basta togliersi quello che è disordine. Entrando nell’ordine, si ama Dio. Amare Dio e tutto il creato.
Un suo biografo, Alessandro da Ripabottoni, dice di Padre Pio: Il suo esempio ci dice che liberarci dai difetti è un presupposto necessario per raggiungere la santità, ma è vero anche che la santità non consiste nell’essere liberati da ogni difetto.
Vostro don Giuseppe Ghiberti