Domenica 19-7-2020 – XVI dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
riprendiamo il filo “vivo, che ci lega alla Parola, e ci unisce attraverso la Parola. Questo filo, dipanato da Don Giuseppe anche oggi domenica 19 luglio, ci mostra come la forza di Dio sia principio di giustizia e venga esercitata con mitezza e indulgenza. Paolo ci ripete che lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza intercedendo per noi con gemiti inesprimibili. Anche la parabola del seme e della zizzania ci fa capire che Dio aspetta a far tagliare la zizzania proprio fino alla fine. Sento che la zizzania, insieme al grano buono, è seminata, come il bene e il male, anche nel nostro cuore, e Dio aspetta, con amore e pazienza, il nostro faticoso cammino di conversione. “Tu sei buono, Signore, e perdoni / sei pieno di misericordia con chi t’invoca” recitiamo, fiduciosi, nel Salmo.
Dio ha aspettato, con amore, la nostra cara socia e amica Clelia Quaglia, da poco tornata tra le Sue braccia di Padre. La ricordiamo presente ai nostri pellegrinaggi, ai nostri incontri, con sempre maggiore fatica, ma con immutata freschezza e gioia. Esempio per tutti noi di impegno gioioso e sereno. Il filo vivo che ci ha legato continuerà a farci sentire uniti anche ora, uniti con il cuore, per la fede, nel ricordo e nella preghiera.
Questa profonda unione tra noi e con le varie comunità che nel tempo abbiamo incontrato ci ha portato ad avere notizie di Padre Ghevort dell’ordine monastico benedettino cattolico armeno dei Mechitaristi. L’ordine fu fondato agli inizi del 1700 dal monaco Mechitar. I monaci ottennero nel 1717 di stabilirsi nell’isola di San Lazzaro a Venezia, ove hanno tutt’ora una sede importante di studio e formazione, e dove siamo anche stati ospiti come Amcor.
Mariella Gamba ha avuto un lungo colloquio telefonico con Padre Ghevort, che avevamo conosciuto a Torino durante l’ostensione del 2010. Nel colloquio Mariella ha appreso che ora Padre Ghevort è in quarantena per il coronavirus, da solo, in Georgia e non può riunirsi con Padre Elia e gli altri confratelli in Armenia a Yerevan. La situazione sanitaria in Armenia è ancora grave (il loro seminario è tutt’ora chiuso). La situazione generale del paese è ulteriormente aggravata dal riaccendersi degli scontri militari al confine con l’Azerbaigian che hanno già provocato alcuni morti. Verrà molto probabilmente chiusa la locale scuola che è importante non solo per le lezioni del mattino, ma anche per le varie attività, con i ragazzi, nel pomeriggio.
In questo momento difficile per l’Armenia (ne abbiamo parlato anche la settimana scorsa) affidiamo questo caro paese e le comunità cristiane che vi operano alla misericordia del Signore. Ricordiamoli tutti, con affetto, nelle nostre preghiere.
Un abbraccio a tutti anche a nome di Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
19 – 7 – 2020: XVI dom. A
Il seme è la Parola
Letture: Sap 12, 13.16-19; Rm 8, 26-27; Mt 13, 24-43 – Procede il nostro cammino al seguito di Gesù, nostro amico, maestro e sostegno. Il corso dell’anno liturgico ci fa vivere la sua vicenda in un ciclo che si ripete tutti gli anni – ed è però sempre nuovo. A seconda della familiarità che abbiamo con la Sacra Scrittura, quanto ci viene presentato non suona più nuovo: questi eventi – quanto è accaduto dall’annunciazione dell’Angelo a Maria fino alla Pentecoste – li conosciamo. Però credo di interpretare non solo la mia esperienza ma anche la vostra: ogni anno, ogni volta questi testi ci parlano in modo diverso. E’ una consapevolezza che non fa dispiacere, perché ci dà un senso di giovinezza (ricordate la parola di un salmo – 42,4 – che in latino diceva: “ad Deum qui laetificat juventutem meam” – Dio che rallegra la mia giovinezza). Ma capita già per tante altre cose: i ricordi di mia mamma risuonano nella mente e nel cuore con sempre nuovi echi e consapevolezze. Così le esperienze che la Mamma di Gesù mi ha ottenuto nel corso degli anni e che adesso vuole certamente arricchire. Attraverso i ricordi esercitiamo tanti sentimenti legati alla memoria – soprattutto la riconoscenza (non la debbono disturbare i ricordi delle nostre mancanze!).
Qualche insegnamento dalle letture: Il riscontro tra la lettura anticotestamentaria (Sapienza) e il brano evangelico (Matteo) questa volta è un po’ meno facile. La finale del cap. 13 di Matteo porta la conclusione del discorso delle parabole (iniziato e concluso col tema della semina), insistendo sull’autonomia del Regno di Dio, che cammina nella storia nonostante le difficoltà e l’indifferenza con cui è accolto. Il brano del libro della Sapienza è un canto alla forza di Dio, che non è violenza ma principio di giustizia, anzi di indulgenza (chiamato con titolo raro “padrone della forza”, si dice anche che egli “governa con molta indulgenza”). Questo ha una conseguenza consolante: “hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento” (che dunque, prima che decisione nostra, è anch’esso dono di Dio!). Dalla Lettera ai Romani di Paolo leggiamo un brano assai breve, ma denso e consolante, impegnato a cantare la bontà dello Spirito: Egli viene in aiuto alla nostra debolezza, intercede per rendere fruttuosa la nostra preghiera; e questa intercessione è efficace, perché avviene “secondo i disegni di Dio”.
Lo Spirito stesso intercede: Chiediamo a Gesù, il nostro maestro tanto amabile, di trovare un bandolo di insegnamento per la vita, in mezzo alla dovizia di simboli con cui egli rende palpabile il suo progetto di salvezza. Con l’intercessione dello Spirito, Gli diciamo anche noi: “Spiegaci la parabola”, perché diventi vita. Gesù manda un insegnamento ai discepoli di tutti i secoli: il cammino del Regno di Dio nella nostra storia non è un evento trionfale. Se vogliamo misurare la presenza del Regno di Dio nel mondo a partire dai suoi successi, sbagliamo in due sensi: dimentichiamo che il Regno si realizza tra gli uomini ma fa parte del mistero di Dio (che è insondabile), e ci basiamo su criteri di successo esterno, mentre il Regno partecipa del mistero di Gesù, il Risorto Crocifisso. Certo ci possono essere epoche più ricche di segni positivi o di segni negativi, ma noi non siamo in grado di dare un giudizio adeguato: parte dalle apparenze e giunge a una realtà totalmente appartenente al mistero.
Ciò non toglie che in favore del Regno operino i “figli del Regno”, che si impegnano per una buona crescita del Regno, e che ad essi (e a tutti i valori del Regno) si oppongano tutti i “figli del Maligno”. Si tratta di una realtà che coopera alla crescita del Regno o lo combatte. E’ il mistero della compresenza della onnipotenza divina assieme alla libertà della creatura umana. Questa seconda componente non deve essere sottovalutata: sappiamo che il piano di Dio va in porto, ma è coinvolta anche la collaborazione della creatura umana, ed è diversa la condizione di chi vi collabora o vi si oppone.
Ci consola la parola di Paolo udita oggi: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza… intercede con gemiti inesprimibili… per i santi secondo i disegni di Dio”. La nostra debolezza investe la povertà dell’intelligenza e il disorientamento della volontà. Non sarà però la forza del male a prevalere, anche se le apparenze sono contrarie, se sentiamo molti dire (e talvolta ci siamo anche noi con loro) che le cose hanno preso a rotolare per una china che non si può pensare di arrestare. Non dimentichiamo: “lo Spirito stesso intercede”!
Ho letto una frase che sembra uno scherzo, ma che mi pare illuminante: tutti i fratelli e sorelle attorno a me, buoni e non buoni, hanno una somiglianza con Gesù, che li rende preziosi e li fa capaci di lasciare ricordi di bene, e tutti assomigliano allo stesso Cristo.
Cristo è unico perché molti gli assomigliano (Felix Machado)
Vostro don Giuseppe Ghiberti