Domenica 26-7-2020 – XVII dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
Don Giuseppe continua, da vero padre e maestro, a guidarci nel cammino di comprensione della Parola di Dio che la Liturgia ci propone nelle Eucaristie domenicali.
“Concedi al Tuo servo un cuore docile” chiede il giovane Salomone a Dio. E’ una richiesta fatta per agire bene nella sua responsabilità di Re, ma anche per dare l’orientamento giusto al suo sguardo di Fede. Quanto attuale questa preghiera anche per noi oggi ! Le citazioni che Don Giuseppe ha posto alla fine del Suo scritto ci aiutano e indicano la strada della nostra conversione proprio attraverso l’accettazione consapevole – “cuore docile” – della volontà di Dio.
Questa accettazione della volontà di Dio, espressa dalla Chiesa, è stata vissuta intensamente da Mons. Milan Šášik, vescovo della Eparchia di Mukacevo (Ucraina) nella Chiesa greco-cattolica Rutena (fondata nel 1646 e che adotta il rito bizantino). Era nato nel 1952 ed è tornato tra le braccia del Signore il 14 luglio scorso.
Lo avevamo conosciuto durante l’ Ostensione della S. Sindone nel 2010 alla quale aveva partecipato con un gruppo di fedeli. Sia Don Giuseppe che Mariella Gamba, che gli furono particolarmente vicini in quella occasione, ne conservano un ricordo vivo per la preparazione e la cordialità (Mariella, che lo ebbe anche ospite a casa, ne ricorda pure l’italiano preciso e fluente).
Aveva vissuto tempi difficili, accettando responsabilità non di poco peso. Eravamo rimasti in costante contatto con lui ed eravamo riusciti ad aiutare la sua opera pastorale in Ucraina con contributi economici commisurati alle nostre possibilità.
In questi anni ci siamo scambiati numerosi messaggi ed era da tempo pendente un invito a visitare la Diocesi di Mukacevo. Allego, a testimonianza di questo clima di amicizia e di unità nella preghiera, il ricordo e gli auguri inviati a Don Giuseppe e a tutta l’Amcor per la S. Pasqua di quest’anno, come avveniva ogni anno anche per il S. Natale.
![](http://www.amcor-amicichieseoriente.org/wp-content/uploads/2020/07/AUGURI-MONS.-SASIK-467x1024.jpg)
E’ triste, ma bello insieme, saperlo tra le braccia misericordiose del Signore ove certamente non mancherà di ricordarci.
Come di consueto Vi saluto a nome di Don Giuseppe e di tutto il Consiglio
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
26 – 7 – 2020: XVII dom. A
Il seme è la Parola
Letture:1 Re 3, 5.7-12; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52 – La pausa estiva di quest’anno è impegnata a confrontare la sapienza di questo mondo con quella più alta, di cui ci viene dato un esempio nella richiesta di Salomone, nelle parabole di Gesù e nell’insegnamento accorato di Paolo.
Qualche insegnamento dalle letture: Nel Libro dei Re ci viene incontro il re Salomone, figlio di Davide: in questo episodio dà prova di grande saggezza, nonostante la giovane età – chiede “il discernimento nel giudicare”, così importante specialmente per il re – e ottiene la grande promessa di Dio: “Ti concedo un cuore saggio e intelligente”, in misura unica (“uno come te non ci fu prima né sorgerà dopo”). Dal vangelo di Matteo raccogliamo le ultime parabole riportate nel capitolo dedicato ad esse: il Regno dei cieli è quanto di più prezioso possiamo pensare e desiderare (perla o tesoro), ma è anche la scena sulla quale si combatte la lotta tra il bene e il male, fino al giudizio finale.
Molto consolante è il passaggio di Romani 8, che contempla i doni che il Signore concede a “coloro che amano Dio”: per essi “tutto concorre al bene”. Paolo enumera una serie di azioni divine, l’una consequenziale all’altra, in favore di quelli che Dio ha chiamati. Egli ha un disegno su questi chiamati, da sempre conosciuti, predestinati, giustificati e in fine glorificati. Non è facile distinguere con precisione fra questi doni, ma la destinazione che accomuna tutte queste azioni è di rendere conformi all’immagine del Figlio, partecipi della vita di Dio. Attraverso questa molteplicità di interventi divini (con nomi dal contenuto non sempre differenziabile) possiamo intuire l’infinita bontà e ricchezza dell’interesse di Dio nei nostri riguardi e della multiforme modalità del suo intervento. E’ evidente però che sempre opera l’intento di assimilare e rendere partecipe il più possibile la sorte dei figli a quella del Figlio. Tutto questo interesse culmina nella glorificazione, la partecipazione più intima ed efficace a quella gloria che si avvicina maggiormente ad esprimere l’ineffabile di Dio.
Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio – Gli esiti della lotta per l’affermazione del Regno sono decisi dagli angeli che, si sottintende, premiano i buoni e castigano i cattivi. Impressiona l’insistenza nell’ammonire – dopo i due esempi positivi di chi si impegna per acquistare il campo che contiene il tesoro o per comperare con tutti i risparmi la perla – chi è contrario o indifferente ai valori del regno. E’ la situazione dei pesci cattivi, che vivono mescolati a quelli buoni. Nel primo caso il premio è il campo che contiene il tesoro o la perla di grande valore; nel secondo la punizione è la fornace ardente che accoglie i cattivi. Le immagini sembrano rispondere ad altre situazioni; sono invece efficaci nel descrivere la presenza di una lotta che si risolve solo alla “fine del mondo”. Consolante è per fortuna il quadro tracciato dal brano paolino, che fin dall’inizio si occupa di “quelli che amano Dio”.
Mentre va a conclusione la presentazione veloce del contenuto di questo brano evangelico, sorge spontanea la domanda: ma Gesù, che fa uso tanto efficace di queste parabole, dove si nasconde? Egli è il narratore e contemporaneamente il modello. I valori che egli descrive e addita sono totalmente suoi, verrebbe da dire “prima nella vita che nell’espressione”.
I santi l’hanno compreso in profondità. Un esempio lo propongo, a proposito del simbolo della perla, da San Giovanni della Croce (ripreso da Santa Benedetta della Croce, Edith Stein), che dà importanza soprattutto alle sofferenze che ci vengono incontro nella vita: “I travagli e le sofferenze per amore di Dio sono come delle perle preziose: quanto più sono grosse tanto più sono di valore e suscitano in colui che le riceve un amore più intenso verso il donatore. Così capita anche per le sofferenze causate dalle creature: accettandole per amor di Dio, sono più grandi, più valore hanno e più amor di Dio provocano. E per i dolori che durano solo un istante … Sua Maestà ci regala sé stesso, la sua bellezza e la sua gloria…”,
Altre due dense parole possono essere utili per il nostro cammino:
*Il solo lavacro che può veramente purificare gli uomini è la verità, è Cristo stesso (J. Ratzinger)
*Come diciamo ‘Padre nostro’, perché è Padre di coloro che intendono e credono, così invochiamo anche il ‘pane nostro’, poiché Cristo è pane di coloro che come noi assumono il suo corpo (San Cipriano)
Vostro don Giuseppe Ghiberti