Domenica 20-9-20 XXV dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
Il Salmo di questa domenica ci ricorda: “Misericordioso e pietoso è il Signore, / lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti, / la sua tenerezza si espande su tutte le creature.” (Sal 145(144), 8-9)
Don Giuseppe ci suggerisce, ci guida a capire, che il filo che ci lega al Signore non viene mai tagliato: “Sono certo che l’ha fatto anche con Giuda, nel momento supremo della sua povera esistenza”.
Nel segno, dunque, della misericordia e della bontà del Signore verso tutti ascoltiamo la Parola di Dio in questa domenica di settembre.
In questo periodo viviamo con il fiato un po’ sospeso seguendo l’andamento di questa pandemia che non vuole indietreggiare.
Per questo, come associazione Amcor abbiamo voluto guardare avanti con fiducia. Il Consiglio, che si è riunito questa settimana, ha confermato, come riceverete dettagliatamente con una specifica comunicazione, le S. Messe dei primi martedì dei mesi di ottobre, novembre e dicembre presso la Chiesa del SS. Sudario (Via S. Domenico 30). Il Consiglio ha anche voluto confermare gli Esercizi Spirituali a Susa, Villa San Pietro, per il 23-24 e 25 ottobre prossimi (tema il Pentateuco, relatore Don Germano Galvagno).
Con questa speranza e fiducia nel Signore, ci sentiamo tutti uniti.
Un abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
20 – 9 – 2020 : XXV dom. A
Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno
Letture:Is 55, 6-9; Fil 1, 20-24.27a; Mt 20, 1-16 – La novità delle letture di questa Domenica è costituita dalla nuova Lettera paolina: abbiamo seguito a lungo Romani e ora inizia la più breve – ma assai bella – lettera ai Filippesi. L’attenzione va però alla parabola evangelica che ci attende al termine delle letture con quella domanda di Gesù, terribile nella sua semplicità: “oppure tu sei invidioso, perché io sono buono?”
Qualche insegnamento dalle letture: Il breve testo di Isaia è un ammonimento tremendo: “Cercate il Signore mentre si fa trovare”, che continua con l’avvertimento “i miei pensieri non sono i vostri pensieri”. La conferma più sconcertante la cogliamo nella parabola evangelica, che ci invita a non dettare legge al giudizio generoso e misericordioso del Signore. Nella Lettera inviata ai cristiani di Filippi San Paolo ci viene incontro con una confidenza tanto commovente: si direbbe che non sa che cosa desiderare tra due cose che a noi sembrano ben diverse: se vivere o morire. Dice allora che per lui sarebbe preferibile morire “per essere con Cristo” (“sarebbe assai meglio”), ma il pensiero del suo impegno verso i suoi cristiani lo spinge ad accettare di rimanere tra loro. Si direbbe che a un paradosso se ne aggiunge un altro, ma l’uno aiuta ad accogliere l’altro. Importante è, per lui e per loro, comportarsi “in modo degno del vangelo di Cristo”.
Oppure tu sei invidioso, perché io sono buono? Si direbbe che questa parola sia molto meno entusiasmante di altre che abbiamo appena letto e citate. Eppure mi sembra tanto importante, perché porta alla radice della nostra corrispondenza alla chiamata e all’amore del Signore. Di fronte al Signore buono la mia invidia m’impedisce di trovare il Signore, perché darò sempre la precedenza alla preoccupazione di me stesso e non alla disponibilità verso di lui, presente nel fratello; meno che meno sarò disposto ad annullare il mio desiderio di vivere e a godere al pensiero di essere con lui. Tutte le ragioni mi servono per giustificare i miei piani e chiedere al Signore che… aspetti ancora un po’!
Uno dei punti fondamentali mi sembra trovarsi nella convinzione – vera, non solo a parole – che il Signore è buono. Perché è buono, lui si lascia chiedere tutto ciò che ci sta a cuore; poiché è buono, è paziente verso tutte le nostre impazienze, la nostra presunzione di insegnarli quel che deve fare. Perché è buono, non taglia mai il filo che mi tiene legato a lui e mi trasmette il suo aiuto. Sono certo che l’ha fatto anche con Giuda, nel momento supremo della sua povera esistenza.
Certo, bisogna ammettere che i pensieri e i gusti del Signore non coincidono con i nostri: i nostri sono limitati al nostro raggio di visuale e ai nostri interessi sempre prevalentemente concentrati su noi stessi; quelli del Signore nascono dalla sua infinita perfezione e dal suo amore infinito. Quando ragioniamo, ci viene da dire: meno male che il Signore decide tutto secondo la sua sapienza e bontà infinita. Anche se è contento che gli presentiamo le nostre richieste e desideri. Ma poi diamo la precedenza ai suoi pensieri, alle sue decisioni, che sono guidate solo dall’amore.
Non stiamo facendo ragionamenti astratti, perché ce ne dà conferma lui stesso: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il Figlio suo”. E se l’ha dato per il cammino della croce, dev’esserci all’origine un amore veramente infinito. Allora diventa comprensibile che per noi “il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. Solo dobbiamo chiedere, senza stancarci, di accettare i suoi pensieri, tanto diversi e più fecondi dei nostri. Abbiamo una Mamma cara, che ha mantenuto fede assoluta a questo criterio, e poi tutti i santi, a dimostrazione che questo cammino è bello e possibile.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti