Domenica 11-10-20 XXVIII dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
martedì scorso, 6 ottobre, ci siamo trovati per celebrare la S. Messa del primo martedì di ottobre e per riprendere il nostro cammino associativo.
Poco per volta, nel rispetto delle regole di sicurezza, la Chiesa del SS. Sudario si è riempita: sentivamo proprio il bisogno di rivederci, di incontrarci nuovamente in preghiera di fronte al Signore.
Grazie a Don Giuseppe, attraverso il “Settimanale”, siamo stati in contatto in tutti questi mesi e continueremo a esserlo, ma la nostra amicizia ha bisogno di sostanziarsi anche con l’abbraccio degli sguardi, il nostro cammino di fede ha bisogno dell’incontro comunitario con il Signore.
Purtroppo la pandemia sta crescendo di intensità anche in Italia e abbiamo dovuto decidere di sospendere delle attività, di cercare modalità diverse per proseguire l’ approfondimento della Parola di Dio nell’ Antico Testamento.
Non terremo quindi per prudenza, con grande e profondo dispiacere, gli Esercizi Spirituali a Susa il 23-24 e 25 ottobre.
Ci proponevamo con Don Galvagno di approfondire il Pentateuco. Cercheremo di recuperare con singoli incontri distribuiti nel tempo. Il primo di questi incontri potrebbe proprio essere sabato 24 ottobre al pomeriggio, ve ne darò tempestiva conferma non appena possibile.
Questa rinuncia, pure imposta dalle circostanze, è per me come una profonda ferita perché quell’appuntamento mi era ed è carissimo: sentivo il Signore vicino a noi.
Il Salmo, quasi rispondendo a questa nostra situazione di dolore e di preoccupazione, ci rincuora e ci invita a cantare:
” Anche se vado per una valle oscura, / non temo alcun male, perché tu sei con me. ” (Sal 23(22),4)
Insieme a Don Giuseppe e a tutto il Consiglio vi saluto in unione di preghiera.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
11 – 10 – 2020 : XXVIII dom. A
Eliminerà la morte per sempre
Letture:Is 25, 6 – 10a; Fil 4, 12-14.19-20; Mt 22,1-14 – E’ la domenica del simbolo del banchetto, preparato da Dio per tutti i popoli: ne parla in modo molto entusiasta la profezia di Isaia, e poi la parabola di Gesù nel brano di Matteo. Questa parabola però è appesantita dalla cattiva accoglienza che incontra l’invito al banchetto di nozze del figlio del re. Il tema è dominato dalla finale, che solo Matteo riporta: il castigo dell’invitato giunto al banchetto senza abito nuziale. Leggiamo intanto per l’ultima volta la Lettera di San Paolo ai cristiani di Filippi, con le confidenze e le raccomandazioni finali.
Qualche insegnamento dalle letture – Nell’accommiatarsi dalla sua amata cristianità dei filippesi Paolo fa ai suoi una doppia confidenza: da una parte dichiara la sua capacità di provvedere a se stesso anche nella sua condizione di prigioniero (“tutto posso in colui che mi dà forza”) e d’altra parte esprime la riconoscenza gioiosa per i suoi cristiani, che non lo abbandonano proprio nell’attuale situazione di indigenza. Noi, alla luce della tematica del banchetto sviluppata nelle due altre letture, siamo portati a pensare che tra Paolo e la comunità dei convertiti di Filippi si sia creato un rapporto talmente amichevole da far pensare che regni tra loro l’impegno di vivere con l’abito nuziale, proprio prendendo parte alle tribolazioni dell’apostolo. Nella vita tribolata di Paolo questo clima deve essere stato di grande aiuto e lui dà espressione, con semplicità autentica, ai suoi sentimenti. Anche i santi amano essere amati, e non meno il nostro dolcissimo Signore.
Eliminerà la morte per sempre – La descrizione più commovente del grande banchetto finale (che è un simbolo della salvezza messianica programmata per tutti i popoli) si trova questa volta nel testo dell’Antico Testamento, che parte dal cibo del banchetto per giungere ai doni per eccellenza: la vittoria definitiva sulla morte, su ogni forma di sofferenza. E in quel giorno si dirà: “Questo è il Signore in cui abbiamo sperato”; lui eliminerà la morte per sempre! E’ un’affermazione da capogiro e ha senso solo se è il Signore a pronunciarla. Questa è parola di Dio e poggia su un fondamento di assoluta certezza.
Ma per giungere a quel traguardo si debbono ottemperare delle condizioni? La parabola di Gesù contiene la risposta, partendo proprio dal racconto del banchetto di nozze offerto dal grande Re. Il racconto ha parecchie componenti: il re ha un figlio, come Dio Padre ha un Figlio, il nostro Salvatore. Per questo Figlio il Padre imbandisce il banchetto di nozze e fa chiamare parecchie categorie di invitati, senza costringere nessuno (così come egli invita ognuno di noi al banchetto delle nozze eterne). Alla fine di diverse tornate di inviti la sala è piena di chi ha voluto accettare l’invito, senza titolo particolare di merito (così come non ho io titoli di merito, ma solo la chiamata del suo amore gratuito). E il banchetto si tiene. Ma ci sono due tipi di persone mancanti: quelli che ebbero un invito privilegiato, all’inizio, e non l’hanno voluto onorare, e poi quel tipo trasandato che ha pensato di potersi intrufolare senza un minimo di rispetto verso l’onore e il beneficio ricevuto. Nelle parabole non bisogna rincorrere allo spasimo tutti i particolari[1], che anzi a volte vogliono sottrarsi a una logica normale; ma in questo caso è quasi tutto molto istruttivo: ci ricordiamo l’abitino bianco che ci hanno messo addosso nell’atto del Battesimo? Conservato intatto o lavato ripetutamente, al grande banchetto finale della nostra vita e di tutta la storia il Signore non lo vuole vedere indecoroso.
Ma, dette queste cose, ritorniamo alla verità consolante dell’affermazione del profeta: il Signore “asciugherà le lacrime su ogni volto” e poi “eliminerà la morte per sempre”. Egli fa quanto dice!
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
[1] Ad esempio potremmo trovare buone scuse per il poveretto che non ha avuto tempo e possibilità di agghindarsi. Nella logica della parabola si suppone che comunque ci si debba sempre far trovare preparati. E anche questo è un insegnamento utile e impegnativo: sempre, comunque…, perché il Signore dà possibilità a ogni suo figlio!