Domenica 25-10-20 XXX dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
in questo fine settimana avremmo dovuto essere, con Don Galvagno e Don Giuseppe, ai nostri attesi e desiderati Esercizi Spirituali di Susa, in ascolto della Parola di Dio nel Deuteronomio. Il crescere della pandemia ci ha fatto disdire anche l’incontro di sabato 24 ottobre sullo stesso tema.
In queste circostanze, che ci portano a vivere questo nostro tempo quotidiano con un accentuato senso di insicurezza e di precarietà, le Letture di questa domenica 25 ottobre includono il Salmo 18 (17) che è ode trionfale e preghiera di ringraziamento che desidero ripetere insieme a Voi:
“ Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.” (Salmo 18/17,2-3)
Con questa preghiera di fiducia e di ringraziamento sulle labbra, prepariamoci alle Letture di domenica attraverso il cammino che Don Giuseppe, padre e maestro, ci propone.
Un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
25 – 10 – 2020 : XXX dom. A
Servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio
Letture: Es 22, 20-26; 1Ts 1, 5c-10; Mt 22, 34-40 – Il brano dell’Esodo (il secondo libro della Bibbia) riporta la raccomandazione che il Signore faceva al suo popolo, già durante l’avvicinamento alla Terra promessa, di essere generoso con il forestiero e con chiunque si trovi nel bisogno. Il tema è ripreso con maggiore radicalità con l’enunciazione – riportata nel vangelo di Matteo – dei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo. In mezzo, tra queste letture estreme, continua la lettura della prima Lettera ai Tessalonicesi con un’antichissima enunciazione dei contenuti della fede cristiana, di allora e di sempre.
Qualche insegnamento dalle letture – Nelle letture di oggi il primo tema che ci viene incontro è quello dell’amore al prossimo nella varia casistica affrontata dall’Esodo, ma poi anche quando Gesù risponde alla domanda sul “più grande comandamento” (vangelo di Matteo). Per questo egli parte proprio dall’Antico Testamento (Dt 6, 4-5) che mette al primo posto “il Signore Dio tuo”, per aggiungere subito il comandamento “simile”, dell’amore del prossimo.
Ma vogliamo evidenziare la finale della seconda lettura, quando Paolo riassume il processo di conversione vissuto dai Tessalonicesi: essi hanno abbandonato gli idoli “per servire il Dio vivo e vero”. Fin qui anche i fratelli ebrei sarebbero stati d’accordo: abbandonare gli idoli e servire il Dio vivo e vero per gli abitanti di Tessalonica, a maggioranza pagana, aveva avuto certamente un prezzo non indifferente. Ma il procedimento è continuato nell’attesa dai cieli del “suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene”. Senza che ce ne accorgiamo, riceviamo una delle formule più semplici, belle e impegnative della fede e del vivere cristiano: vita di attesa, del compimento di quell’evento unico nel quale sono uniti la vicenda di Gesù e quella di ognuno di noi, la sua risurrezione e la nostra partecipazione alla sua vittoria sul male – il male del mondo e quello della nostra vita, quello che compiamo e quello che ne deriva, in ogni forma di morte.
Amerai il Signore Dio tuo… amerai il tuo prossimo… – Il brano evangelico ci narra un episodio a lieto fine, nato da un intento di “mettere alla prova” Gesù, ma risolto senza polemica. Alla domanda “Qual è il grande comandamento?” Gesù risponde senza batter ciglio, servendosi dell’argomentazione comune a quella dei suoi interlocutori, citando due brani della Bibbia (dai libri del Deuteronomio e del Levitico) certamente noti a loro. Enuncia così il primato assoluto del “doppio” amore, da cui “dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Come è facile enunciare le verità più semplici e apparentemente più facili e pacifiche! Eppure non si chiuderà qui il dissenso tra Gesù e i suoi avversari, prolungandosi per un intero capitolo. E’ segno che, quando si è trovata una enunciazione condivisa, non è ancora garantita l’armonia della concordia. E’ segno anche che non è una questione di teoria quella che divide i contendenti: il problema è Gesù stesso – e da allora la situazione non è mutata. E’ determinante un sì o un no detto alla proposta di Gesù, alla sua autorità totalizzante. Un “sì” senza “ma”, una resa totale a colui che è soltanto amore.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti