Domenica 29-11-2020 I domenica Avvento – B “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
il tempo dell’Avvento, che comincia questa domenica, non è una preparazione al S. Natale, come comunemente lo percepiamo, ma è un’attesa, una contemplazione della seconda venuta di Gesù alla fine del mondo. E questa ‘attesa’ è tempo di penitenza come la quaresima, il colore liturgico è il viola (salvo la terza domenica detta ‘Gaudete’ di colore rosa).
Questa attesa è nel profondo azione di ‘discernimento’, di ‘vigilanza’. Dobbiamo ‘vegliare’ per poter ascoltare la Parola del Signore che è già vicina, che chiama. Don Giuseppe ci dice che la Parola “si nasconde un po’, ma non va mai via; è molto misteriosa, ma piena di amore”.
Dobbiamo dunque vivere questo nostro presente difficile nella dimensione del ‘discernimento’ e della preghiera. Il Salmo, che esprime l’invocazione di aiuto del popolo nel tempo della disgrazia, ci invita così alla preghiera, alla supplica:
“Dio degli eserciti, ritorna! / Guarda dal cielo e vedi / e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato, / il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.” (Sal 80/79, 15-16)
Ricordiamo nella preghiera Don Giuseppe, che attende di essere chiamato per il secondo intervento, e i soci e gli amici che vivono ora il momento della malattia e della sofferenza.
Insieme a Don Giuseppe, caro padre e maestro, Suor Maria Clara e tutto il Consiglio Vi invio un grande, affettuoso, abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
29 – 11 – 2020 : I domenica Avvento – B
Ma, Signore, tu sei nostro padre
Letture:Is 63,16b-17. 19b;64,2-7; 1Co 1, 3-9; Mc 13, 33-37 – L’ingresso del profeta Isaia sulla scena delle Letture domenicali liturgiche è il segno dell’Avvento. L’Antico Testamento ha un costante orientamento al futuro, che dà senso a un presente pieno di incognite e di tribolazioni. La prima Lettura di oggi raccoglie messaggi di incoraggiamento dagli ultimi capitoli del nostro profeta. La seconda Lettura è stata scritta molto tempo dopo (da san Paolo ai cristiani di Corinto), circa venticinque anni dopo la morte e risurrezione di Gesù, e si muove anch’essa nella prospettiva di un futuro, che conclude la nostra storia proprio nell’incontro finale con Gesù. Ma non dobbiamo pensare che il presente non abbia senso: l’evangelista Marco ci riporta il richiamo di Gesù a gestire bene un presente che ci è dato per preparare il “ritorno” del Signore: sarà improvviso e corriamo rischio di essere trovati “addormentati”.
Qualche insegnamento dalle letture – Come è difficile incominciare sempre, di nuovo! Anche perché c’è l’impressione che siamo sempre da capo. E invece non è vero: non siamo sempre da capo, perché non siamo soli e Chi cammina con noi non si arresta, nonostante le apparenze. Si arresta il nostro coraggio, la nostra fiducia, ma finché non sciogliamo noi la presa della sua mano, il cammino prosegue. E non cessa di essere fecondo sia per noi sia per quanti sono un po’ affidati a noi. L’antico profeta lo affermava con forza e la Chiesa ci tiene a riprendere questo accorato tema biblico: non s’è mai dato che “un Dio fuori di te abbia fatto tanto per chi confida in lui”.
San Paolo inizia il suo ammonimento ai cristiani di Corinto, ricordando quella pienezza di doni ricevuti con la predicazione apostolica: “Non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”. La prospettiva è quella del “giorno del Signore nostro Gesù Cristo”, quello dell'”avvento” conclusivo della storia. Lo si prepara giorno per giorno, per “quando il padrone di casa ritornerà”.
Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate! All’aprirsi dell’avvento sentiamo come un senso di vuoto: puntiamo gli occhi, tendiamo gli orecchi, ma ci viene incontro solo la parola: che grande cosa è la Parola! E poi non è la parola come la intendiamo noi: la senti e passa. La Sua è la Parola che chiama, che è già vicina; si nasconde un po’, ma non va mai via; è molto misteriosa, ma piena di amore. Mi dice, ci dice, di vegliare, ed è certamente una cosa impegnativa: posso essere disinteressato, disattento, deluso, stanco, e proprio senza voglia di stare sveglio, ma proprio in questa situazione risuona la domanda: mi fido dell’Amico? Mi voglio abbandonare? Lui aspetta proprio che gli diciamo: mi fido pienamente, fai tu, aiutami a mettere il piede dove lo metti tu, a non borbottare, a non tradirti. Mi hai dato tante cose, tesori preziosi. Fa che al nostro incontro tu non abbia la delusione di vedere sprecati i tuoi doni.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti