Mercoledì 6-1-2021 Epifania – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
festa gioiosa l’Epifania e, insieme, festa tragica per la crudeltà di Erode.
Festa che convoca tutti, anche i Gentili cioè tutte le genti. Festa che convoca anche i popoli più lontani rappresentati dai sapienti che sanno interpretare i segni del cielo. Don Giuseppe ci invita a riflettere sui Magi sottolineando che: “C’è tanto mistero in questo arrivo, nel breve tempo della loro visita e nella loro partenza, non meno misteriosa dell’arrivo.” Noi pure siamo convocati per inginocchiarci di fronte al mistero, noi desiderosi di luce, noi in cammino.
Il Salmo, dedicato a Salomone, re giusto e sapiente, invoca il re ideale dell’avvenire. La tradizione giudaica e cristiana ha visto in questa figura attesa il ritratto del re messianico predetto da Isaia e Zaccaria.
“Nei suoi giorni fiorisca il giusto / e abbondi la pace, / finché non si spenga la luna.
E domini da mare a mare, / dal fiume fino ai confini della terra.”
“Perché egli libererà il misero che invoca / e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero / e salvi la vita dei miseri.” (Sal 72, 7-8; 12-13)
Siamo anche noi tra questi miseri che anelano, che invocano l’aiuto del Signore, che scrutano i suoi segni nel procedere della storia, nelle vicende della nostra vita.
Vi invio gli auguri per questa festa così cara al nostro cuore, sapendoci uniti nel ricordo e nella preghiera.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
6.1.2021 – Epifania
Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità
Letture: Is 60, 1-6; Ef 3, 2-3a.5-6; Mt 2, 1-12 – “Epifania” è manifestazione – di un Bambino, che viene visitato da personaggi importanti. Partiamo dalla lettura del vangelo di Matteo, dopo che nei primi giorni di Natale Luca ci ha riportato gli eventi più vicini alla nascita di Gesù. Risalendo all’indietro, dalla seconda lettura (Lettera agli Efesini) sentiamo che Dio ha chiamato tutti i popoli a “condividere la stessa eredità”. Questo piano risale però all’Antico Testamento, come afferma la prima lettura, dal profeta Isaia, che descrive con entusiasmo la vocazione universale di tutti popoli alla salvezza.
Qualche insegnamento dalle letture – A Betlemme, una cittadina non lontana da Gerusalemme, la famigliola che da poco s’è arricchita di un bel bambino, Gesù, si arrabatta per trovare il modo di risolvere i problemi del quotidiano, quando questa relativa calma viene interrotta dall’arrivo del gruppo pittoresco di sapienti che – racconta l’evangelista Matteo – provengono da un paese non meglio conosciuto del grande Oriente. Raccontano senza difficoltà la loro vicenda e manifestano una gioiosa generosità verso quello che essi ritengono il tesoro della famiglia, il piccolo bambino. C’è tanto mistero in questo arrivo, nel breve tempo della loro visita e nella loro partenza, non meno misteriosa dell’arrivo. A Gerusalemme c’è stato un certo turbamento, durante la loro breve tappa, ma la spiegazione di ciò che essi cercano non si esaurisce nelle spiegazioni che i sacerdoti gerosolimitani danno a Erode (che ha in animo propositi crudeli) e nemmeno pienamente in quanto portano in mente e in cuore questi personaggi. Eppure centinaia di anni prima il profeta Isaia aveva avuto una grande visione dell’accorrere di tutti i popoli della terra a Gerusalemme: “tutti verranno da Saba, portando oro e incenso”. Per vedere l’avvio di realizzazione di questa profezia bisogna ascoltare quanto dice san Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso: le genti (cioè tutti i non ebrei) “sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo”. E’ dunque, oggi, il trionfo del progetto del Signore, che ha chiamato tutti i membri della famiglia umana “ad essere partecipi della stessa promessa”.
Videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono – Fin qui abbiamo seguito la linea principale del racconto, ma sappiamo anche il nome di altri protagonisti: tutta Gerusalemme, il re Erode, “i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo”. Verrebbe da dire: con la spiegazione che questi ultimi hanno dato ad Erode, almeno la città avrebbe dovuto rallegrarsi. Sembra invece di no, anche perché di mezzo c’era la crudeltà di Erode con cui fare i conti. Il Signore non si lascia spaventare neppure da Erode, ma intanto si manifesta una realtà che accompagnerà sempre, purtroppo, il cammino di questo bambino: proprio coloro che ricevono il primo beneficio dei suoi doni sono quelli che corrispondono di meno. A volte anzi non esitano a mettersi dalla parte dei nemici, almeno per disinteresse o per viltà. Purtroppo. E io? Ognuno di noi?
Noi mettiamoci invece al seguito di quegli “alcuni magi” (per sorridere: se non diciamo il numero, ci stiamo dentro più facilmente!!) che dicevano serenamente: “siamo venuti ad adorarlo”. Ci saranno sempre, se non un Erode feroce e senza scrupoli, compagni di viaggio che, pur di non rischiare, al momento della lotta si eclissano. Possiamo essere anche noi di quel numero e dire: “chi non ha il coraggio non può darselo”, ma Gesù è qui apposta per parteciparcene un po’ del suo. Chiediamogli solo di non dimenticare mai che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio suo unigenito”!! (Gv 3,16).
Vostro Don Giuseppe Ghiberti