Domenica 7-2-21 V Domenica Tempo Ordinario – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica sembrano proprio parlarci direttamente, nel nostro oggi.
Giobbe si fa voce dell’umanità: “Così a me sono toccati mesi d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate.” (Gb 7,3).
Don Giuseppe ricorda “l’atteggiamento di fondo, disperatamente deluso” per riprendere poi il passo delle letture, il loro significato profondo in Giobbe stesso e con le parole di Paolo e di Gesù.
Ma resta questo grido che Giobbe versa nel nostro cuore, che abita il nostro cuore.
Il Salmo di oggi, inno a Dio che libera Israele e soccorre il povero, diventa il nostro tendere le mani a Lui perché ci riconosca, ci chiami per nome, curi le nostre ferite, ricostruisca per noi la città di Gerusalemme.
‘’Il Signore ricostruisce Gerusalemme, / raduna i dispersi di Israele;
risana i cuori affranti / e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle / e chiama ciascuna per nome, (Sal 147/146 2,4)
Don Giuseppe conclude chiedendo a Gesù di prendere anche noi per mano, come fatto con la suocera di Pietro, sollevandoci, risanandoci, permettendoci così di riprendere il nostro servizio ai fratelli, di ritrovare il senso della nostra vita. Mi colpisce che il verbo greco usato per “sollevare/far alzare” sia “eghèiro”, lo stesso usato per la resurrezione dei morti (es. Mc 12,26 – Gv 5,21). Dobbiamo chiedere al Signore che aiuti l’uomo a sollevarsi dalla febbre mortale dell’indifferenza, della ricchezza, del potere, dell’orgoglio.
Grazie Don Giuseppe che continui ad accompagnarci, con pazienza e saggezza, nel nostro cammino di fede.
Un abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
07.02.2021 –V Dom. T. Ord.
Ricordati che un soffio è la mia vita
Letture: Gb7, 1-4; 1 Co 9, 16-19.22-23; Mc 1, 29-39 – La prima lettura, dall’Antico Testamento (qui nel libro di Giobbe), ci manda sospiri di tristezza per la condizione umana senza prospettive, piena di disperazione. In contrasto leggiamo nel vangelo quanto impegno investa Gesù in soccorso dei sofferenti e contemporaneamente nell’attività della predicazione (“Per questo infatti sono venuto”) (Marco). Dalla lettera paolina ai Corinzi, ci viene incontro l’atteggiamento di Paolo, che può portare a quei cristiani l’esempio del suo comportamento, “di annunciare gratuitamente il vangelo”, nella consapevolezza del gradito dovere, che è necessità: “guai a me se non annuncio il vangelo”, per amore del quale “mi son fatto servo di tutti, per salvare a ogni costo qualcuno”.
Qualche insegnamento dalle letture – Nonostante l’atteggiamento di fondo, disperatamente deluso (“i miei giorni svaniscono senza un filo di speranza”), in Giobbe spunta però un sospiro di preghiera: “Ricordati che un soffio è la mia vita”. E’ una tristezza che in qualche modo si affida, come si vedrà poi nel corso del libro. Saranno però Paolo e Gesù stesso a darci motivo di fiducia. Che bella la gioia di Paolo di “annunciare gratuitamente il vangelo”: egli ha scelto di farsi “servo di tutti per guadagnarne il maggior numero”. Dobbiamo tener presente il contesto in cui si colloca questa confidenza: Paolo sta chiedendo ai cristiani di Corino un aiuto economico per i cristiani poveri di Gerusalemme e nel corso del ragionamento porta anche il suo esempio, di evangelizzatore totalmente disinteressato. E’ per me entusiasmante e mortificante leggere di Paolo, che pone il suo guadagno unicamente nel servizio all’evangelo. E naturalmente era ancor più eloquente, prima ancora, l’esempio di Gesù, riassunto nel vangelo di oggi: guarisce i malati, libera gli indemoniati, si ritira a pregare e poi si reca nei villaggi dei dintorni a predicare.
Qualche insegnamento dalle letture – Nonostante l’atteggiamento di fondo, disperatamente deluso, domandarci se l’attività della predicazione sostituisca o comprenda quella del servizio reso al fratello. Mi pare che la risposta debba essere equilibrata e attenta a tutte le sfumature. Paolo dice di essersi “fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero” e Gesù inizia la sua giornata nella preghiera pubblica della sinagoga (di Cafarnao) per passare subito a interventi di soccorso, prima per la suocera di Pietro e poi per tutti i malati della città. Le descrizioni hanno certo un tono riassuntivo, ma vogliono portarsi sull’essenziale di un comportamento armonioso di attività d’annuncio, intensa e sostenuta dalla preghiera, ma pure accompagnata dal più vario impegno per il bisognoso. In particolare Gesù ha una fonte di energia e un modo di rapportarsi al fratello, singolo o massa, che provoca stupore e desiderio: “Tutti ti cercano”. Quante volte ci è accaduto di “incantarci” anche noi, nella contemplazione di questo comportamento, nell’anelito, magari inconscio, di una unione che non si interrompa mai.
Vogliamo però terminare con un minimo di attenzione a una persona ricordata solo qui nel vangelo, la suocera di Pietro. Doveva essere buona e Gesù sarà stato contento di interessarsi di lei. Due particolari mi commuovono: Gesù la guarisce “prendendola per mano” e lei, appena tornata in forze, “li serviva”. Non viene anche a noi spontaneo pregarlo: “Prendi anche me per mano”? Così la febbre dei miei grossi difetti mi lascerà un po’ stare, perché possa anch’io mettermi meglio in disposizione di servizio per quanti mi fai incontrare nella mia vita.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti