Domenica 30-5-21 SS. Trinità – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
domenica scorsa, con la solennità della Pentecoste, si è concluso il periodo pasquale e riprende il tempo ordinario. La Liturgia, nello scorrere dei tempi, ci presenta i punti centrali della nostra Fede e il piano di Dio per la nostra salvezza. Don Giuseppe ci ricorda che: ‘Questa lunga rassegna si conclude oggi con la festa solenne del mistero che è all’origine di tutto quel piano e che tocca direttamente il mistero stesso di Dio, “uno e trino”’. E’ un “discorso da capogiro”, perché di fronte a noi si presenta la dimensione, il mistero non raggiungibile con le nostre forze, del “Dio uno e trino”. Questa caratteristica di Dio ci presenta l’aspetto relazionale della Trinità: Dio si mostra nella sua dimensione intima di comunione e di relazione viva.
Don Giuseppe ci ricorda che il “mistero della Trinità inizia con Gesù” e resta aperta la domanda su “la gente dell’Antico Testamento”. Con questa domenica riprendiamo proprio, nella prima lettura, l’Antico Testamento. In particolare il testo è tratto dal Deuteronomio con la ripresa del secondo discorso di Mosè che riguarda la centralità della figura di Dio e la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Proprio la liberazione dall’Egitto, dice ancora Don Giuseppe, “trova il suo completamento definitivo nell’opera redentrice compiuta da Gesù, sostenuto dallo Spirito Santo.” Si perfeziona così un percorso di conoscenza e di salvezza che collega tra loro l’Antico e il Nuovo Testamento.
Al mio cuore pare di perdersi in questo mistero, in questa dimensione cosmica e che abbraccia tutta la storia. Questo mistero così lontano, però, mi tende una mano, sento che mi cerca personalmente e posso così rispondere, sommessamente, dicendo: “Abbà! Padre!”
Ed ecco che il Salmo, inserito in questa liturgia, ci porta a cantare il Dio creatore dell’universo guidato dalla sapienza e il Dio nostra fiducia, nostro aiuto, che incontriamo nell’intimità dell’Eucaristia. Cantiamo, dunque, questo Salmo per noi e per tutti i popoli della terra che hanno bisogno della giustizia e dell’amore del Signore:
“ Retta è la parola del Signore / e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto; / dell’amore del Signore è piena la terra.
…
L’anima nostra attende il Signore: / egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore, / come da te noi speriamo.” (Sal 33/32 4-5.20-22)
La festa della SS. Trinità ci aiuti a non temere il mistero che ci è rivelato, ma a cercare e a trovare in questa comunione d’amore il senso del nostro cammino di fede.
Vi invio un cordiale saluto insieme a Don Giuseppe e a tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
SS. Trinità 30 -5 – 21
Letture bibliche: Dt 4, 32-34, 39-49; Rm 8,14-17; Mt 28, 16-20
Tutto l’anno liturgico ci ha accompagnato riproponendoci i punti culminanti del piano che Dio ha realizzato e continua a realizzare per la nostra salvezza. Questa lunga rassegna si conclude oggi con la festa solenne del mistero che è all’origine di tutto quel piano e che tocca direttamente il mistero stesso di Dio, “uno e trino”. La Chiesa si è posta su questa scia, individuando i punti focali di un discorso da capogiro. Ricordiamo solo i misteri che hanno direttamente per oggetto la persona stessa di Gesù: l’Avvento e il Natale ci fanno entrare nell’evento dell’Incarnazione della seconda persona della Santissima Trinità, ricuperando la storia dell’origine della presenza dell’uomo nel mondo. Al Natale è collegata l’annunciazione fatta dall’Angelo a Maria e alla nascita di Gesù è collegata la sua manifestazione a rappresentanti dei popoli non ebrei. I successivi trent’anni sono riassunti molto brevemente, ma dal battesimo che Gesù è andato a ricevere al Giordano, dove ha incontrato il Battista, seguiamo passo passo tutta l’attività di evangelizzazione del Rabbi di Nazaret. La predicazione, accompagnata dal compimento di molti miracoli, si sposta alcune volte nella capitale religiosa, Gerusalemme, per incontrare la fine dolorosissima della crocifissione. Punto d’arrivo e di una totalmente nuova partenza è la risurrezione di Gesù e l’avvio di una famiglia di credenti in Gesù, la Chiesa. Alcuni pensieri di oggi ci introducono nel punto iniziale: il mistero di Dio uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo.
La rivelazione esplicita del mistero della Trinità inizia con Gesù. Viene però spontanea la domanda: e tutta la gente dell’Antico Testamento, dovette restare a digiuno di questa verità delle verità? Tante cose vennero preannunciate, ma la rivelazione completa la portò Gesù, in accordo armonioso con il Padre e con lo Spirito della verità. Però la riflessione posteriore ricuperò suggerimenti non rumorosi di un discreto anticipo per un pensiero trinitario. La prima lettura di oggi, tratta dal Deuteronomio, riporta l’invito che Mosè fa al suo popolo, giunto ormai alle porte della Terra promessa, di non dimenticare mai tutti i benefici che Dio gli ha fatto. E nella fase attuale della storia l’evento della liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto trova il suo completamento definitivo nell’opera redentrice compiuta da Gesù, sostenuto dallo Spirito Santo.
Nel Nuovo Testamento l’insegnamento sulla Trinità è presentissimo nelle Lettere di Paolo: oggi lo vediamo nella Lettera ai Romani, che ci presenta Dio Padre (Abbà), di cui noi siamo “figli adottivi”. E’ lo Spirito che ci rende “figli adottivi” e fa sì che possiamo rivolgerci a Dio gridando “Abbà! Padre!”. E’ dunque un aspetto relazionale quello che interessa maggiormente l’Apostolo quando si riferisce ai “TRE”.
Il brano evangelico riporta la finale del primo vangelo (San Matteo), con le ultime parole pronunciate da Gesù risorto. E’ una scena di apparizione del Risorto, in Galilea, su un monte. Il dialogo è appena abbozzato, perché solo Gesù parla, ma pronuncia parole di un peso indicibile. Egli inizia affermando il suo possesso di ogni potere in cielo e in terra e sulla base di questa autorità assoluta affida ai discepoli il compito della missione universale ai popoli, con l’impegno di far discepoli tutti i popoli, “battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Gesù parla in prima persona, coinvolgendo pure il Padre e lo Spirito. E’ l’unica volta in tutta la Bibbia che sentiamo enunciare questa formula battesimale, senza commento ma anche senza restrizioni. Si ha quasi l’impressione che si stia concludendo tutto l’insegnamento del Nuovo Testamento, perché lo scenario è quello dell’universo intero, chiamato a colloquio dal Risorto. Egli sembra non lasciare la scena, perché promette di essere “con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Sono parole del Redentore, del Rivelatore, del Mediatore tra il mondo divino e il mondo dell’uomo: a tutti egli appartiene e a tutti vuole attirare, in unione intima col Padre e lo Spirito, i suoi fratelli, in attesa di verità e redenzione.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti