Domenica 27-6-21 XIII Tempo Ordinario – Settimanale Amcor
Cari soci e amici dell’Amcor,
ogni volta che incontriamo la Parola di Dio essa ci penetra in profondità, ci offre nuovi significati, nuovi orizzonti.
Questa domenica, nel Libro della “Sapienza”, incontriamo il confronto cosmico tra il bene e il male. Ci ricorda Don Giuseppe: “… per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo.” Il male morale originario diventa causa anche del male fisico e della morte.
Nella pagina del Vangelo di Marco che oggi ci è offerta, incontriamo due figure che ci parlano con particolare efficacia. Don Giuseppe le presenta come esempi di “trionfo del bene (operato dalla persona di Gesù) sul male della malattia e della morte.”
– La donna emorroissa che tocca il mantello di Gesù ed è subito guarita dalla malattia fisica e, insieme, dalla emarginazione sociale e religiosa a cui “la legge” la condannava in quanto “impura”. Gesù domina il male e ridefinisce la scala dei valori: non più moralismo, ma fede.
– La figlia dodicenne di Giairo, uno dei capi della Sinagoga, è morta e Gesù teneramente, dolcemente, la chiama “talita’”, bimba ( come ci ricorda Don Giuseppe) e la riporta in vita. Gesù chiede ai presenti anche di darle da mangiare. Egli ci dona la vita, ma insieme ci coinvolge, ci invita a “fare la nostra parte”, come sottolinea ancora Don Giuseppe. Anche in questo caso non basta la ritualità ordinaria, è necessario, per mezzo della fede, vincere la morte dandole una nuova prospettiva, un nuovo significato.
Per questo nuovo significato, donato dalla Parola di Dio, il Salmo di oggi ci invita a cantare con gioia e con speranza:
“Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.” (Sal 29,2-4)
È tagliente la Parola di Dio, ci divide da ciò che è effimero, banale, superficiale, e ci porta a cogliere il mistero della nostra storia non nella dimensione della morte, ma nella sfida della vita. Non, dunque, ricette facili e inutili, ma il cammino arduo della fede cercata e attesa.
Insieme a Don Giuseppe e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
XIII dom. t. o. – B
(27 – 6 – 2021)
Letture bibliche – Sap 1,13-15; 2,23-24; 2 Co 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43.
In poche righe la prima lettura di oggi (dal libro della Sapienza) offre una descrizione del destino umano: all’origine dell’umanità brilla lo splendore del piano divino, che è un trionfo di perfezione d’amore: l’uomo non è stato creato per la corruzione, il che significa assenza della morte da quel programma. Ma è intervenuto un controprogramma a opera del diavolo, e con esso la morte, che segnò la vittoria del nemico. Nell’Antico Testamento è nota la contrapposizione tra i due principi del creato e la lotta tra il bene e il male non raggiunge ancora la conclusione della vittoria piena del primo. Però quell’essere fatto della creatura umana a immagine della natura divina è destinato a soccombere?
Il brano del vangelo (tratto da Marco) presenta due esempi del trionfo del bene ( operato dalla persona di Gesù) sul male della malattia e della morte, vissuto e sofferto al femminile (la donna è sede della maggiore debolezza): una donna tanto tribolata è chiamata teneramente “figlia” e guarita dalla grave perdita di sangue, e una bimba (è riportato anche – nella lingua stessa di Gesù! – il titolo di dolcezza: talità, bimba) che sta sbocciando alla pienezza della vita viene sottratta alla morte, che già se n’era appropriata.
E dall’uomo che cosa si attende? San Paolo è esplicito nell’enunciare principi che spingono i fratelli della comunità dei battezzati: se “Gesù, da ricco che era, s’è fatto povero per voi”, la vostra abbondanza non deve supplire all’indigenza di altri fratelli? (seconda Lettera ai Corinzi). Non sarà mai possibile avvicinare almeno un po’ l’esempio di Gesù, fattosi povero per noi, ma questo esempio deve rimanere come ideale sempre rincorso. Il seguito del pensiero dice: Gesù ha scelto la povertà al posto della ricchezza e questo esempio deve essere imitato dai credenti, per stabilire un equilibrio che non lasci mai spazio a squilibri e scompensi.
Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura, ma per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo. Sulla scena del mondo vi sono due protagonisti: Dio creatore e l’uomo. Si aggiunge però un terzo protagonista, che agisce a danno dell’uomo, contro il piano di Dio. E’ il diavolo, un essere personale, che dispone di potere sulla morte. Questa pagina della Bibbia non ci spiega l’origine del diavolo, ma la totalità della Bibbia ne fornisce elementi di risposta. Il libro dell’Apocalisse lo presenta con grande frequenza (al singolare o al plurale) come “l’anti-dio”, impegnato a opporre il contrasto più radicale al programma divino di salvezza. La creatura umana si trova nella drammatica situazione di dare la preferenza o alla causa di Dio o alla causa diabolica.
Gesù, il Figlio, è intervenuto in questa dolorosa storia e le ha recato motivo di fiducia con la vittoria riportato da lui stesso sul peccato e sulla morte. La liturgia, soprattutto quella domenicale, ci ha fatto rivivere le fasi commoventi di questa lotta, ripercorrendo i momenti della vicenda terrena di Gesù nelle alternanze drammatiche e gloriose del suo passaggio tra di noi. Fin dall’inizio, colui che è “figlio di Davide” affronta un cammino durissimo e, se non sapessimo che dopo la morte terribile in croce c’è la risurrezione, dovremmo parlare proprio di disastro conclusivo.
Ci può fare coraggio proprio l’ultima frase del brano del vangelo di oggi. Marco deve avere un senso di tenerezza per quella bambina, appena risuscitata, perché mentre tutti commentano con stupore il suo richiamo in vita, Gesù – ricorda Marco – “disse di darle da mangiare”. Quante cose ci può suggerire questo particolare: Gesù non lascia niente di incompiuto; dopo di aver dato lui la vita, chiede ai presenti di dare loro qualcosa da mangiare (Gesù si è accorto che quella bambina, ridiventata normale, ora ha fame!): la vita la dà Gesù, ma noi dobbiamo fare la nostra parte.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti