Domenica 4-7-2021 – XIV Tempo Ordinario B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
come un viandante che cerca di orientarsi, che cerca indicazioni sulla strada da percorrere, che cerca qualcuno che gli tenda una mano, così mi accosto alla Parola di Dio nelle letture di oggi.
Don Giuseppe inizia il suo commento proprio con un interrogativo: “È facile mettersi nelle mani del Signore …… senza chiedergli nessuna garanzia di successo?”
A volte sembra proprio non arrivare la risposta del Signore alle nostre domande, alle nostre preghiere, talora non lo sentiamo presente.
Così ora mi metto a seguire le impronte di Don Giuseppe, padre e maestro, per cercare con la sua guida queste indicazioni di cammino, questa garanzia che il Signore è con noi.
Trovo questi segni:
– Il profeta Ezechiele è inviato ai figli di Israele, è inviato a noi, insieme agli altri profeti fino a Gesù. C’è una presenza nella storia della salvezza che dobbiamo imparare a sentire, a cogliere.
– Paolo afferma: “Quando sono debole è allora che sono forte.” Cogliere la debolezza in me è il cammino, non facile, per sentire la forza del Signore.
– Marco ci presenta Gesù a Nazaret tra i suoi famigliari e proprio lì, conoscendolo come falegname, non riescono a riconoscerne la grandezza profetica, non riescono a vedere il Salvatore. Dobbiamo saper leggere la storia aldilà delle apparenze per cogliere la presenza di Dio.
In questa prospettiva il Salmo ci invita a cantare il nostro desiderio di incontrare il Signore aldilà delle apparenze:
“A te levo i miei occhi,
A te che abiti nei cieli.” (Sal 122/123,1)
Don Giuseppe conclude con questa appassionata invocazione: “o sì, vieni Signore Gesù, e che io ti accolga veramente per quello che sei.”
Unendoci tutti a questa invocazione, con Don Giuseppe e tutto il Consiglio vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
XIV dom. t. o. – B
(4 – 7 – 2021)
Letture bibliche – Ez 2,2-5; 2 Co 12,7-10; Mc 6,1-6.E’ facile mettersi nelle mani del Signore e lasciarsi manipolare a suo piacimento senza chiedergli nessuna garanzia di successo? Sembra una domanda accademica e invece rispecchia l’esperienza di tanti amici del Signore, a partire dai profeti dell’Antico testamento fino all’intera vicenda di Gesù, ampiamente condivisa dai suoi discepoli e – penso di non sbagliare – da quasi tutti gli amici di Dio, i santi, nel corso della storia della Chiesa (e dell’umanità). Le letture bibliche di questa domenica ne danno una dimostrazione convincente.
Il profeta Ezechiele è mandato da Dio a rimproverare i figli d’Israele, “genia di ribelli”. Hanno il cuore indurito, ma il Signore non esita a mandare il suo profeta: “Sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”. Il lettore cristiano è portato a dare un lungo significato a questa parola, fino a portarla ai nostri giorni.
Scrivendo ai cristiani di Corinto (nella seconda ai Corinzi) san Paolo, che è anch’egli profeta, parla invece di un ostacolo che rende tanto difficoltoso il suo impegno profetico, senza attribuirne la responsabilità ai suoi convertiti. Dev’essere una difficoltà grande, che egli paragona a una “spina”, che sfrutta le sue “debolezze” (termine che ritorna tre volte), chiamate in causa “negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce”. In tutta la letteratura paolina forse mai come questa volta il coraggio di Paolo è messo a così dura prova. Ma è anche tanto esemplare la sua reazione: “mi compiaccio nelle mie debolezze: infatti, quando sono debole, è allora che sono forte”.
Da San Marco è preso invece il ricordo di un passaggio di Gesù a Nazaret (non ci è andato sovente nella vita pubblica), accompagnato dai discepoli. Giunto il sabato, egli insegna nella sinagoga e gli ascoltatori si stupiscono della “sapienza che gli è stata data”. Dunque ciò che lui insegna e i miracoli che compie ottengono un riconoscimento come cose straordinarie. Ma siccome questo “improvvisato” maestro viene dal loro ambiente, essi si scandalizzano. E’ una reazione non rara ma non per questo meno dolorosa. Gesù ne è molto rattristato e dopo alcuni miracoli di guarigione (che pure compie!!) trasferisce nelle vicinanze la sua attività evangelizzatrice.
Non è costui il falegname, il figlio di Maria?
La domanda è legittima e la risposta è positiva; solo le conseguenze che ne traggono quei paesani non sono legittime. Non possiamo esser noi a porre condizioni al modo come il Signore vuole entrare nella nostra vita: lui non ha mai affermato di volersi rivolgere di preferenza ai favoriti della fortuna o di scegliere solo loro per i suoi progetti. Anche l’elenco ufficiale dei “santi” (che cambia di giorno in giorno) ci mostra un esercito infinito di “non titolati”. Lo stesso Gesù, per quel che riusciamo a capire, vive nella condizione di “nobile decaduto” e in realtà non fa mai richiamo alla sua stirpe regale.
Quale mistero il criterio di Dio nel valorizzare la condizione dei suoi figli e figlie. Anzitutto egli non ne mostra mai uno che sia “più” che un altro; caso mai predilige gli sfortunati, anche se possono essere loro stessi responsabili della loro “sfortuna”. E verso quelli che hanno incominciato a corrispondere alla sua Grazia egli non scende mai a fare “coquetterie”. Non scandalizziamoci mai della sua apparente durezza o disinteresse.
Invece mi torna tanto significativo l’elenco dei suoi congiunti. Incomincia da Maria, che significa che Giuseppe non c’è più, ma anche che oramai la famiglia gira attorno a questo nome, anche se il giro della parentela è ampio. Non sono però gente di particolare importanza e Gesù non si illuda di appoggiarsi su di loro per acquistare autorità. Non ci fa accapponare la pelle questa situazione? Il Salvatore del mondo, il Fratello che sostiene il mio cammino, aveva tutta quella… autorevolezza – e pretendeva di essere il Maestro, l’interprete del Padre; e ora il mio salvatore, la mia guida assoluta!! O sì, “vieni, Signore Gesù”, e che io ti accolga veramente per quello che sei.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti