Domenica 29-8-2021 – XXII Tempo Ordinario- Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
con questa domenica 29-8-21 riprendiamo la lettura del Vangelo di Marco dopo esserci soffermati sul capitolo 6 di Giovanni come approfondimento del significato eucaristico della figura di Gesù.
Don Giuseppe ci ricorda che le letture di questa domenica “possono sembrare meno adatte a ispirare la vita, perché incominciano con un’entusiastica lode della legge” (Deuteronomio 4, 1-2.6-8).
Il motivo, però, che rende preziose “le leggi” del Signore, ci ricorda sempre Don Giuseppe, è dovuto: “ al rapporto che esse creano tra il Signore e noi”. Si tratta, infatti, dell’inizio di un cammino che ci porta a entrare nel significato profondo della legge, a distinguere ciò che è tradizione degli uomini rispetto al volere di Dio. E’ dentro di noi che il Signore ci invita a guardare con attenzione per capire i nostri propositi: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro” (Mc 7,15).
Come dobbiamo indirizzare la nostra volontà, i nostri desideri? Don Giuseppe ci rimanda alle parole di Giacomo: “visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze”. E qui sento toccare uno dei temi fondamentali per la nostra fede. Giacomo ci ricorda: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?” (Gc 2,14). Questa affermazione è stata oggetto di intenso dibattito. Nel protestantesimo inziale, ad esempio, Giacomo ebbe difficoltà a trovare il giusto spazio, poi recuperato. La fede, infatti, è questo cammino che si incarna, che cerca la verità, che vive nella carità, nel riconoscere, dunque, il volto del Signore negli altri. Nel trovare, con saggezza, il senso profondo della “legge” di Dio.
Don Giuseppe conclude: “ Chiediamo al Signore la grazia di riconoscere la sua voce sia quando ci sembra chiara sia quando è difficile da capire.”
Tra le letture di questa domenica brilla il Salmo che, nei versetti che canteremo, risponde alle domande: “Signore, chi abiterà nella tua tenda? / Chi dimorerà nel tuo santo monte?”. Sono proprio le domande che ci ponevamo prima: cosa dobbiamo fare per rispettare la legge, quale è il senso profondo della legge del Signore? E la risposta è:
“Colui che cammina senza colpa, / pratica la giustizia /
e dice la verità che ha nel cuore, / non sparge calunnie con la sua lingua.” (Sal 15/14 2,3)
Don Giuseppe, cogliendo il senso profondo di quanto ci insegna la Parola del Signore, afferma concludendo: “Se, col suo aiuto, diamo la preferenza alla “parola di verità”, che è per noi il criterio dell’alleanza, l’incontro con il nostro Salvatore non sarà motivo di timore.”
Con questa consapevolezza che il nostro cammino di fede cerca il Signore attraverso la carità, vi invio i saluti più cari anche da parte di Don Giuseppe, Suor Maria Clara e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
XXII dom. t. o. –B
(29 – 8 – 2021)
Letture bibliche – Dt 4, 1-2.6-8; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7, 1-8.14-15.21-23
Per la sensibilità di oggi forse le letture bibliche proposte possono sembrare meno adatte a ispirare la vita, perché incominciano con un’entusiastica lode della “legge” e sembrano mantenere all’orizzonte l’attenzione fissa su questa realtà, considerata di primaria importanza. Ma vedremo che il ragionamento non nasce da una mentalità leguleia.
Mosè, nella lettura tratta dal libro del Deuteronomio, al momento dell’entrata del suo popolo nella terra promessa, propone una riflessione sulla bellezza irraggiungibile delle leggi che il Signore sta per dare al suo popolo e che lo contraddistingueranno da tutti gli altri popoli. Per questo motivo “le osserverete e le metterete in pratica”, ed esse saranno il fondamento della grandezza del popolo, che sarà riconosciuto come “il solo popolo saggio e intelligente”. Ma il motivo che le rende preziose non è legato a una ragione meccanica (la legge per la legge) bensì al rapporto che esse creano tra il Signore e noi: “il nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo”. Certo resta una domanda impellente: ma perché il Signore sceglie questo mezzo per farci coltivare la nostra vicinanza con lui? E’ appena l’inizio di un lungo cammino, che ci farà incontrare la Persona che è all’origine e alla conclusione di tutte le leggi che il Signore ci ha dato.
Il discorso su comandamento e leggi continua nel racconto evangelico proposto da Marco: i “farisei e scribi” rinfacciano a Gesù di non badare alle inadempienze commesse dai suoi discepoli quando prendono cibi: lo fanno “con mani impure”, dunque contro la legge. Gesù non entra in merito all’accusa, ma rimprovera lo spirito che regge le preoccupazioni di chi dovrebbe essere fedele a quelle regole: “il suo cuore è lontano da me… Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. E così possono coesistere con i “propositi di male” le cose più cattive, “che rendono impuro l’uomo”,
Per la riflessione che coinvolga la nostra vita mi pare che si possa seguire questa pista. La storia del popolo ebraico incomincia con un incontro. Abramo è invitato da Dio a stabilire con lui un’amicizia che si caratterizza in forma dialogica: Dio offre all’amico un rapporto di amicizia privilegiata, che vale non solo per il presente ma anche per un futuro senza limitazioni; in compenso chiede fiducia così piena che comporta l’esecuzione di tutto quanto Dio, il grande Amico, propone e richiede. Abramo accetta il patto e Dio gli fa sperimentare la propria fedeltà. Passano i secoli e la discendenza di Abramo è diventata popolo, in Egitto, dove però soffre persecuzione dai faraoni. Dio lo libera dalla “schiavitù d’Egitto” e gli chiede di rinunciare a tutte le divinità degli altri popoli: dunque un solo Dio. Passano ancora i secoli e la fedeltà di Dio si dimostra senza interruzione, mentre quella della discendenza di Abramo, divenuta popolo di Mosè, d’Israele, guidata dai messaggeri di Dio, lascia molto a desiderare. Dio non cessa di parlare al suo popolo, rinnovando il patto di alleanza. Si alternano vicende liete e molte dolorose, caratterizzate anche da momenti di particolare infedeltà del popolo. Dio scende personalmente in dialogo col suo popolo inviando il Figlio suo Gesù, parola Eterna della Famiglia divina. Questo annuncio gli costa la vita, ma la sua risurrezione conferma la sua missione e tutto ciò che egli ha detto e fatto. Conferma pure la richiesta rivolta a tutta l’umanità di diventare suoi discepoli, per preparare quell’incontro finale con Dio Padre Figlio e Spirito Santo, che supererà il tempo per stabilizzarsi nell’eternità.
La nostra vita è il tempo in cui ognuno di noi ha l’occasione di praticare questa fedeltà. Di questo impegno concreto si occupa la seconda lettura, dalla Lettera di San Giacomo [della cui vita sappiamo soltanto che fu probabilmente il primo successore di san Pietro alla guida della comunità cristiana di Gerusalemme].
Accogliete con docilità la Parola… che può portarvi alla salvezza.
Abbiamo visto che il Dio dell’alleanza ha fatto sentire più volte nel tempo la sua parola; questo comportamento non si è esaurito. I modi li decide lui e per noi sono tutti Parola. C’è la Parola della Scrittura (la Bibbia): è un dono presente oggi come – e forse più ancora oggi – in passato; ci sono poi voci di magistero qualificato (il Papa, i Vescovi) e soprattutto ci sono le voci degli eventi che incontriamo sul nostro cammino. Chiediamo al Signore la grazia di riconoscere la sua voce sia quando non ci sembra chiara sia quando è difficile da accettare.
Ma non dobbiamo mai dare alla Parola la colpa delle nostre mancanze!! Possiamo sbagliare nell’interpretare, ma questo non è colpa e il Signore ci ridà la luce al tempo giusto.
Criterio importante è la risposta alla domanda: che cosa risponde ai gusti di Dio, che cosa è secondo gli esempi di Gesù?
San Giacomo dà ancora questi criteri: “visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze”, dunque il criterio del soccorso a chi ha bisogno di assistenza. E poi “non lasciarsi contaminare da questo mondo”, perché tra Dio e il mondo non c’è la minima omogeneità ma solo inimicizia radicale. Se, col suo aiuto, diamo la preferenza alla “parola di verità”, che è per noi il criterio dell’alleanza, l’incontro con il nostro Salvatore non sarà motivo di timore.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti