Domenica 5-9-2021 – XXIII Tempo Ordinario- Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
in un quadro articolato delle letture di questa domenica 5-9-2021 si presenta chiaro il nesso che le lega tra di loro..
Il profeta Isaia (si tratta del proto Isaia vissuto nel VIII secolo a.C.) afferma con forza: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.” (Is 35,5). Don Giuseppe ci ricorda che: “Quanto nell’Antico Testamento sentiamo promesso dai profeti (oggi attraverso la voce del profeta Isaia) trova realizzazione nella venuta di Gesù”, come espresso efficacemente nel Vangelo di Marco. La seconda lettura, dalla lettera di S. Giacomo, è proprio una attuazione per noi circa i doveri e i comportamenti conseguenti alla nostra fede. Se infatti Dio privilegia i poveri noi non possiamo fare preferenze sulla base della ricchezza e del potere.
Il Vangelo di Marco, nel mostrarci questa realizzazione in Gesù dell’annuncio di Dio Salvatore, segnala che il miracolo del sordomuto avviene, dopo l’uscita da Tiro e Sidone, “in pieno territorio della Decapoli” (Mc 7,32), cioè in territorio pagano. La sordità e il mutismo erano allora interpretati anche come castighi perché impedivano di ascoltare la Parola e di cantare le lodi del Signore. La guarigione dalle conseguenze di questi mali diventava quindi anche segno di salvezza, inizio di una nuova vita. Aver compiuto, da parte di Gesù, questo miracolo in terra pagana ricorda a tutti che la salvezza è un dono universale che non passa solo attraverso l’appartenenza al popolo di Israele.
Il Salmo, come un gioiello, si incastona tra queste letture. È il quintultimo del Salterio e celebra il Signore che è sostegno del povero, del giusto e afferma la regalità di Dio fedele.
Questo Salmo ha temi che sono ripresi nel Magnificat di Maria inno che, per eccellenza, afferma il ruolo del Signore Salvatore che soccorre chi lo invoca e capovolge i valori del mondo.
“Egli sostiene l’orfano e la vedova, / ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre, / il tuo Dio, o Sìon, di generazione in generazione.” (Sal. 146/145,10)
Ci sentiamo tutti bisognosi di salvezza, di recuperare vista, udito, lingua e Don Giuseppe conclude, prendendoci per mano, con questa preghiera al Signore: “Io sono un po’ ottuso, ma tu ripeti anche a me “effata, apriti”. Perdonami tanto del mio passato; riempimi della dolcezza di un presente pieno di te, preparami a un futuro che appaga ogni desiderio.”
Con questa invocazione sulle labbra, vi invio un cordiale saluto insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo che martedì 5 ottobre 2021 alle ore 18,00, primo martedì del mese, Don Giuseppe celebrerà la Santa Messa presso la Chiesa del Santo Sudario (incrocio di Via Piave con Via San Domenico). Sarà l’occasione, per chi potrà, di rivederci “in presenza” e pregare insieme, con fiducia, il Signore.
XXIII dom. t. o. – B
(5 – 9 – 2021)
Letture bibliche – Is 35, 4-7a; Gc 2,1-5; Mc 7, 31-37
Quanto nell’Antico Testamento sentiamo promesso dai profeti (oggi attraverso la voce del profeta Isaia) trova realizzazione nella venuta di Gesù, che dimostra di possedere una sovranità piena sulle vicende della nostra vita (nel racconto del vangelo di Marco). La seconda lettura (dalla lettera di Giacomo) volge invece lo sguardo su di noi e sui doveri che ci presenta la nostra “fede nel Signore nostro Gesù Cristo”, che pretende dal credente che sia “immune da favoritismi personali”. E’ una domenica, oggi, in cui non è difficile seguire il corso degli insegnamenti; la difficoltà incomincia subito dopo, quando si tratta di metterli in pratica.
“Fa udire i sordi e fa parlare i muti”
La prima lettura, dal profeta Isaia, ha il tono delle promesse messianiche: Dio “viene a salvarci”, con interventi di salvezza per tutti i bisognosi: ciechi, sordi, zoppi, muti, gli assetati, la stessa terra arida. Una parziale realizzazione è presentata nella narrazione evangelica, che vede il ritorno all’uso normale di orecchie e lingua di un sordomuto. E la gente diffonde con entusiasmo la notizia di quanto è accaduto, generalizzando: “Fa udire i sordi e fa parlare i muti”, anche se Gesù non favorisce un troppo facile entusiasmo.
Di fronte a questo atteggiamento generoso di Dio fa contrasto sovente il nostro, che San Giacomo esemplifica con il caso del comportamento che proprio noi teniamo spesso con il fratello, dando sfacciatamente la preferenza al ricco (“Tu siediti qui, comodamente”), e umiliando il povero (“Tu mettiti là, in piedi”). Sembra uno scherzo letterario e invece quanto spesso lo constatiamo. E noi, quando lo osserviamo in comportamenti altrui, ci sentiamo ribollire il sangue; ma appena la situazione cambia e noi diventiamo coprotagonisti, troviamo tante scuse per le nostre scelte preferenziali. Purtroppo poi i casi si moltiplicano quando si passa dal privato al pubblico, con preferenze notoriamente scandalose.
Ci vien da dire al nostro buon Gesù: perché tu, che hai trasformato tante realtà zoppicanti, non sei intervenuto più a fondo per trasformare il cuore dell’uomo, a cominciare dal mio? Non sono profeta, per sentenziare in cose che fan parte del segreto del re, ma penso che il comportamento di Gesù aiuti a entrare un po’ proprio nei segreti del re. Gesù ha una indubbia preferenza per il fratello “senza valore”. Se c’è un riformatore o un uomo di Dio che non ha mai cercato l’affermazione – anzi, l’ha rifiutata , senza essere presuntuoso o schizzinoso – è proprio lui. E d’altra parte non avrebbe potuto parlare con il Padre con tanta intensità, se non fosse stato in possesso della più pura libertà interiore.
Carissimi, credo che sia una grazia grande, da chiedere giorno per giorno, senza smettere col passare del tempo (il tempo che passa non ci porta maggior libertà interiore): Signore, per il bene che mi vuoi e che mi vuole la tua e mia santissima Madre, concedimi di individuare un po’ bene il corso della tua volontà, delle tue preferenze, e di attenermi ad esse, nella fiduciosa sicurezza che tu sei il bene, i tuoi gusti meritano di essere veramente i miei. Io sono un po’ ottuso, ma tu ripeti anche a me “effata, apriti”. Perdonami tanto del mio passato; riempimi della dolcezza di un presente pieno di te, preparami a un futuro che appaga ogni desiderio.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti