Domenica 14-11-2021 – XXXIII Tempo Ordinario- Settimanale AMCOR
Don Giuseppe ci guida con pazienza e affetto nella comprensione delle letture di questa domenica 14.11.21, letture che sono caratterizzate da un linguaggio apocalittico non semplice, da importanti contenuti che ci parlano della resurrezione dei morti e del compimento della promessa.
Così può essere utile ricordare alcuni termini che ci accompagnano nella lettura:
- “Apocalisse” ( dal greco ‘apò kalypto’ cioè ‘sotto/indietro nascondo’) che significa ‘rivelazione/manifestazione delle cose nascoste’.
- “Escatologia” (dal greco ‘èskata logos’) che significa ‘discorso sulle cose ultime’.
- “Parusia” (dal greco ‘parà eimì’) che significa ‘sono vicino/arrivo’, cioè l’avvento, ‘la venuta di Cristo’.
- “Daniele” che significa dall’ebraico ‘Dio è giudice’. Rappresenta un autore che si nasconde dietro uno pseudonimo, come già nel libretto di Giona.
- “Michele” che significa dall’ebraico ‘chi è come Dio?’. Definito nel testo di Daniele ‘il gran principe’. E’ l’arcangelo che custodisce il popolo di Israele e per questo è dotato di una spada. Vigila sui figli del popolo di Dio per i quali intercede.
- ‘Figlio dell’uomo’, espressione un po’ misteriosa che, “nella tradizione cristiana proclama Gesù nel suo ruolo di mediatore unico e definitivo, sottolineando la sua duplice relazione con il mondo storico umano e con Dio (“Nuovo Dizionario di Teologia Biblica”, Ed. Paoline 1991, pag. 617).
Don Giuseppe ci ricorda che: “Dalla parola di Gesù (secondo il racconto che ne fa l’evangelista Marco) giunge la descrizione del giorno del giudizio. Una descrizione a forti tinte racconta la venuta del Figlio dell’uomo per la raccolta di tutta l’umanità.” Don Giuseppe ci dice ancora: “Quanto poco comprendiamo di questa grande parola del nostro dolce Signore, eppure quanto consolante è l’intento del Rivelatore.”
Il messaggio che le letture di oggi ci lasciano è proprio questo e cioè che la storia, nella quale si combatte la battaglia tra il bene e il male, ha un senso, che ciò che avviene non è nelle mani degli uomini e non è regolato dal caso. Il nostro futuro dipende da Dio, noi abbiamo le nostre responsabilità, ma Dio è giustizia nel segno della misericordia e del perdono.
Nella complessità e ricchezza delle letture di questa domenica si innesta il Salmo che celebra Dio che non abbandona e che invochiamo come rifugio.
Ritornello: Proteggimi o Dio: in te mi rifugio.
“Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: /
nelle tue mani è la mia vita. /
Io pongo sempre davanti a me il Signore, /
sta alla mia destra, non potrò vacillare. /
Per questo gioisce il mio cuore /
ed esulta la mia anima; /
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita agli inferi, /
ne lascerai che il tuo fedele veda la fossa. /
Mi indicherai il sentiero della vita, /
gioia piena alla tua presenza, /
dolcezza senza fine alla tua destra. (Sal 16/15, 5-8;9-10;11)
E’ bello concludere con questa richiesta di protezione a Dio, nostro rifugio, che indica il sentiero della vita. La nostra fede ha bisogno di essere guidata su questo arduo sentiero, il nostro cuore ha bisogno di questa gioia piena che è attesa e speranza.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio, nel ricordo e nella preghiera, vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Martedì scorso, 9 novembre, eravamo presenti in più di 40 per la S. Messa celebrata da Don Giuseppe insieme a Don Reboulaz, nella quale abbiamo ricordato i nostri cari soci e amici defunti nei primi 20 anni di vita della nostra Amcor. Ci lega l’amicizia, l’amore per la S Sindone, ma soprattutto la preghiera insieme al Signore e nel Signore.
XXXIII dom. t.o. – B
(14 – 11 – 21)
Letture bibliche – Dan 12, 1-3; Eb 10, 11-14.18; Mc 13, 24-32
E’ l’ultima domenica numerata normalmente (trentatreesima dell’anno liturgico B): domenica prossima la Chiesa festeggia Cristo Re e poi sarà Avvento del Signore, nuovo anno liturgico (anno C). La fine suscita il problema del ‘dopo’ e il Signore a più riprese ci ha dato inizi di risposta con due componenti: alla fine c’è l’incontro con Lui e il rendiconto sulle decisioni prese lungo il nostro cammino; dai risultati di questo rendiconto deriva la sentenza per l’eternità. Oggi udiamo un messaggio di voce lontana, un profeta dell’Antico Testamento, Daniele, confrontato con quanto Gesù stesso lasciò intravvedere su “quei giorni”. Ma il giudice della storia è proprio Gesù, “assiso per sempre alla destra di Dio”.
Le Letture bibliche della liturgia– Il profeta Daniele descrive “quel tempo”, in cui interverrà Michele, “il gran principe”. E’ predetta la risurrezione di “molti” (che in questo caso equivale a tutti), ma con un esito opposto: gli uni ricevono “la risurrezione eterna” e gli altri la destinazione all’”infamia eterna”. E’ una delle non frequenti comparse di Michele (l’arcangelo), nel racconto di tutta la Bibbia, e in questo caso è presentato come colui “che vigila sui principi del tuo popolo”, dunque un protettore o intercessore, che anche noi possiamo riscoprire. Ma determinante sarà la destinazione che seguirà al giudizio: “gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna eterna”, quando più nulla passerà (lettera agli Ebrei).
Dalla parola di Gesù (secondo il racconto che ne fa l’evangelista Marco) giunge la descrizione del giorno del giudizio. Una descrizione a forti tinte racconta la venuta del Figlio dell’uomo per la raccolta di tutta l’umanità. Non è dato conoscere il tempo di questo evento finale terribile, anche se qualche segno lo farebbe ritenere prossimo, forse perché ogni generazione deve misurarsi col giudizio divino su di essa; il giudizio finale sfugge ai nostri calcoli cronologici.
La Lettura intermedia, dalla Lettera agli Ebrei, ci presenta Gesù, che ha offerto “un solo sacrificio per i peccati” e ha preso il posto del giudice supremo “alla destra di Dio”. E’ celebrato il grande giudizio della storia: i nemici di Cristo “vengono posti a sgabello dei suoi piedi”, mentre vengono resi “perfetti per sempre quelli che vengono santificati”.
I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno
Quanto poco comprendiamo di questa grande parola del nostro dolce Signore, eppure quanto consolante è l’intento del Rivelatore! E’ vero che – come avverte Gesù stesso – del giorno e dell’ora “nessuno lo sa”. Ma Gesù merita davvero tutta la nostra fiducia, che non può essere riposta meglio presso nessun altro.
Da queste parole di Gesù almeno una cosa risulta piena di sicurezza: se l’ordine attuale del mondo passa, però le parole di Gesù, che sono state pronunciate in questo mondo, rimangono. La bontà di Dio ha dunque voluto preservare qualcosa, che è frutto tipico dell’attuale mondanità, per l’eternità. Non sappiamo di più, ma neanche di meno: dell’attuale ordine della creazione resta la parola, una parola umana e divina, che valorizza tutto quanto di passeggero compone l’ordine attuale, proiettandolo nell’eternità di Dio, nel regno del suo amore, che è da sempre e per sempre.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti