Domenica 28-11-2021 – I Domenica d’Avvento Anno C- Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
ci dice Don Giuseppe che: “L’avvento che celebriamo ogni anno nella liturgia rappresenta un anticipo e un passo preparatorio al grande ‘incontro’ che vedrà la morte ‘inghiottita dalla vittoria’, per usare un’affermazione di San Paolo (1 Cor 15,54).
L’Avvento, infatti, è attesa della ‘seconda venuta’ di Gesù alla fine del mondo, come compimento della ‘prima venuta’ realizzatasi con l’incarnazione.
L’Avvento si colloca dunque tra questi due incontri con il Cristo: uno sperimentato nella storia e l’altro atteso alla fine della storia.
Per questo diciamo di vivere i penultimi tempi che precedono questo appuntamento finale. Il linguaggio per esprimere questa attesa e per presentarne gli esiti è quello apocalittico (rivelazione /manifestazione delle cose nascoste) ed escatologico (che attiene alla fine della storia, le cose ultime).
Si tratta di porre la fine della storia come interpretazione della storia attuale.
Siamo in una narrazione che non è la descrizione materiale di come si determinerà la fine dei tempi, ma è una riflessione sui limiti propri del mondo che arriverà ad una sua fine, così come la stessa Gerusalemme, pensata eterna, giungerà alla sua fine.
Questa rappresentazione, questo linguaggio apocalittico, sono espressione di un genere letterario e di una visione della storia che, contrariamente a quanto può apparire, vogliono comunicare speranza e mirano a rafforzare l’impegno dei cristiani che affrontano i problemi della vita.
In questa direzione si colloca il brano di Geremia che è espressione di una teologia del “germoglio” che ha assunto una valenza messianica e salvifica.
Il testo citato della lettera ai Tessalonicesi esprime con forza l’invito a vivere la comunione in una comunità che soffre la divisione interna. Comunione e comportamenti irreprensibili nella santità necessari davanti a Dio “alla venuta del Signore nostro Gesù” (1 Ts 3,13).
Gesù, in San Luca, nella prospettiva della venuta “del Figlio dell’Uomo” (Lc 21,27), pur in presenza di “segni nel sole” e “sulla terra angoscia di popoli”, invita a vegliare e a levare il capo “perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28).
Debbo dire che talora questo linguaggio apocalittico esprime con terribile efficacia esperienze drammatiche del nostro presente. La fine dei tempi è un divenire nel quale si consuma l’aspra lotta tra le forze del bene e quelle del male. La speranza è, però, l’impronta del messaggio del Signore nella nostra storia, una speranza che ci vuole, però, in attesa vigile.
Vale la pena di ricordare che abbiamo terminato l’anno liturgico precedente con un invito alla vigilanza e apriamo, dunque, questo nuovo anno proprio con lo stesso forte invito a vigilare di fronte al procedere della storia.
Il Salmo che canteremo è alfabetico, cioè ogni versetto è preceduto da una lettera dell’alfabeto ebraico. E’ un Salmo nel quale si trovano varie forme di preghiera e di riflessione. Noi lo facciamo nostro come preghiera di invocazione e riconoscimento della bontà e rettitudine del Signore. Lo facciamo nostro anche come segno di speranza, di fiducia nel nostro Dio al quale affidiamo le nostre vite.
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, /
insegnami i tuoi i tuoi sentieri. /
Guidami nella tua verità e istruiscimi, /
perché sei tu il Dio della mia salvezza. /
Buono e retto è il Signore, /
indica ai peccatori la via giusta; /
guida i poveri secondo giustizia, /
insegna ai poveri la sua via. (Sal 25/24 4bc-5ab; 8-9)
Come ci sentiamo poveri e bisognosi della guida e degli insegnamenti del Signore !
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio Vi invio un grande, affettuoso abbraccio.
Contardo Codegone
ANNO C – I Domenica di Avvento
(28. 11. 21)
Letture: Ger 33,14-16; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21, 25-28. 34-36
Avvento – Terminato un ciclo liturgico, ne inizia subito uno nuovo: come gli anni atmosferici ripetono le stagioni, così gli anni liturgici si succedono ininterrottamente. Ma non diciamo: sono cose vecchie, risapute, perché contengono una ricchezza che si rinnova e impreziosisce col corso della nostra vita.
“Avvento” dice ‘venuta’ e può riferirsi a una persona (per es. una persona cara) o un evento. L’Avvento di cui parliamo noi (spesso con la maiuscola, per segnalare subito la sua eccezionale importanza) si riferisce alla venuta della persona di Gesù. Questa venuta è stata preceduta da un’attesa e una preparazione. Nella convinzione della fede cristiana l’Avvento è anche per noi il tempo dell’attesa e della preparazione della venuta di Gesù, il Messia promesso, il Redentore della storia, del mondo, di ognuno di noi. La descrizione più varia e diffusa di questa attesa la troviamo nell’Antico Testamento, in cui Dio stesso ci parla per descriverci, con racconti a volte diffusi e a volte estremamente riassuntivi le vicende dei principali protagonisti di questo cammino.
L’avvento di Gesù si è concluso con la sua venuta tra di noi, partecipe della nostra storia. Ma era il primo avvento, perché Gesù con la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo, continua il suo cammino, che si concluderà definitivamente nell’incontro glorioso con Gesù Redentore, quale giudice della storia. In questo cammino si realizza l’ultima parte dell’avvento e al suo interno ogni uomo, figlio di Dio, dà la sua risposta alla chiamata che Dio gli ha rivolto, inviandolo nella nostra storia.
L’avvento che celebriamo ogni anno nella liturgia rappresenta un anticipo e un passo preparatorio al grande “incontro” che vedrà la morte “inghiottita nella vittoria”, per usare un’affermazione di San Paolo (1 Cor 15,54).
Quest’anno seguiamo nella liturgia festiva il ciclo C, accompagnati dall’evangelista Luca.
Le Letture della Messa.
Il profeta Geremia offre un “oracolo del Signore” che assicura il popolo ebraico (nella due parti del regno del Nord – casa d’Israele – e regno del Sud – casa di Giuda) del compimento della promessa di bene. Allora Dio farà germogliare per la casa di Davide “un germoglio giusto”, operatore e garante di salvezza. E’ una promessa che chiamiamo “messianica”, perché andrà a compimento con la venuta di quel che sarà il Messia.
La composizione del Nuovo Testamento ha inizio con la prima lettera scritta da San Paolo ai cristiani di Tessalonica (Tessalonicesi) e prega perché il Signore renda quei cristiani (di fresca data) “irreprensibili nella santità… alla venuta del Signore nostro Gesù”: è la prospettiva della venuta o avvento finale di Gesù, al termine della storia attuale.
Il vangelo che leggiamo quest’anno è quello scritto da San Luca e oggi leggiamo un brano del discorso che Gesù dedicò alla fine della storia attuale, quando “vedranno il Figlio dell’Uomo venire… con grande potenza e gloria… Vegliate in ogni momento”, per essere pronti alla venuta del Figlio dell’uomo. E’ la stessa prospettiva della lettura precedente, passata dal primo al secondo avvento.
… Perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
Forse coll’inizio dell’Avvento attendevamo un discorso sugli eventi che hanno preceduto e preparato la venuta di Gesù, nostro dolce Messia, ma non dobbiamo lasciarci deludere, perché sappiamo che la vicenda di Gesù non è conclusa con la sua Pasqua di risurrezione, bensì con quella fine dei tempi, che segnerà la conclusione gloriosa e solenne della storia della salvezza. La prima venuta non ha annullato le difficoltà di un esercizio della nostra libertà, che continua a essere chiamata in causa ogni giorno. Per questo la descrizione del momento attuale della storia si serve del vocabolario della guerra e della provocazione che proviene dall’invito continuo al tradimento. Sentivamo che Gesù parlava della necessità di una “forza” necessaria per compiere, nel quotidiano, le scelte giuste. Ci viene incontro allora l’invito a essere discepoli coraggiosi e coerenti, per seguire il percorso che ci ha tracciato il nostro Maestro. E’ un cammino che non si compie da soli, perché molti amici sono disponibili a starci al fianco: hanno percorso tutti la nostra strada, vissuto un impegno di fedeltà e solidarietà e ora sono impegnati a sostenerci nella lotta. Sappiamo che al primo posto c’è colei che tanti anni fa sosteneva il cammino di quel bimbo che sosteneva l’universo, ma voleva contemporaneamente affrontare la stessa vicenda dei suoi fratelli: lei per tutti è madre trepida.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti