Domenica 12-12-2021 – III Domenica d’Avvento Anno C- Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
questa domenica 12-12-2021, terza di Avvento, è detta “Laetare”, rallegratevi, ed interrompe il tempo di austerità dell’Avvento. Dice Don Giuseppe: “è un momento di sospensione di quel gran peso di severità.”
Il profeta Sofonia (VII secolo a.C.) inizia il brano proposto nelle Letture dicendo: “Rallegrati, figlia di Sion, … “ (Sof 3,14). E’ lo stesso verbo (greco: ‘chàire’) utilizzato dall’angelo Gabriele nell’annuncio a Maria: “Rallegrati, piena di grazia: …” (Lc 1,28). Sofonia visse durante il lungo regno di Giosia (nato nel 648 e regnante dal 640 al 609 a.C.). Re Giosia fu un re pio e saggio che ispirò la cosiddetta “riforma deuteronomistica”. Il suo regno è stato vissuto come un periodo di grazia, da qui l’invito alla gioia. La sua morte, morte prematura di un uomo giusto presso il presidio egiziano di Megiddo, è stata vissuta con particolare sofferenza e difficoltà ad essere compresa.
Un invito alla gioia è contenuto anche nella lettera di San Paolo ai Filippesi: “siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.” (Fil 4,4). Don Giuseppe ci ricorda che: “i nostri sentimenti devono essere guidati da quella fiducia in quel Signore che è Dio della pace – una pace che ‘supera ogni intelligenza’ “ Questa fiducia si fonda sulla certezza che: “Il Signore è vicino!” (Fil 4,5). Questo avvicinarsi del giorno del Signore non incute timore, non è terribile, è attesa di misericordia e di pace.
Nel Vangelo di Luca, ci guida Don Giuseppe, “assistiamo all’incontro di due personaggi giganteschi…. E ambedue pagarono con la vita ciò in cui credevano e cercavano di dare”: Giovanni Battista, il precursore, e Gesù. In Luca tre categorie di persone (le folle, i pubblicani e i soldati) pongono a Giovanni la stessa domanda: “Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10.12.14). Possiamo ritenere questa domanda ripetuta tre volte come un percorso catecumenale che vale anche per noi. Le risposte di Giovanni sono: condividere i beni, applicare la giustizia nei nostri comportamenti, non arricchirsi a danno dei poveri. Queste risposte sono dirette anche a noi oggi.
Il Salmo è intonato a questo contesto di invito alla gioia e alla conversione. Esso non è incluso nel Salterio, ma è tratto dal libro del Profeta Isaia. Esso è canto ed esultanza per ciò che Dio ha fatto e continuerà a fare per noi.
“Ecco, Dio è la mia salvezza; /
io avrò fiducia, non avrò timore, /
perché mia forza e mio canto è il Signore; /
egli è stato la mia salvezza. /
Attingerete acqua con gioia /
alle sorgenti della salvezza. /
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, /
proclamate fra i popoli le sue opere, /
fate ricordare che il suo nome è sublime. /
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, /
le conosca tutta la terra. /
Canta ed esulta tu che abiti in Sion, /
perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele.” (Is 12,2-3;4bcd;5-6)
Con questo canto sulle labbra e con questa attesa perseverante nel cuore Vi invio un grande abbraccio anche a nome di Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
P.S. Martedì prossimo 14-12-21 ci troveremo in Corso Picco 104 (presso Suor Maria Clara) per la S. Messa celebrata da Don Giuseppe, nel rispetto delle norme vigenti (mascherina, distanziamento, igiene delle mani, super greenpass/vaccino anti covid).
ANNO C – III Domenica di Avvento
(12. 12. 21)
Letture: Sof 3, 14-17; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18
Fino a non molto tempo fa quaresima e avvento erano tempo di austerità molto impegnata (digiuni e penitenze), ma ambedue le volte si prevedeva un momento di sospensione di quel grande peso di severità. Per l’avvento questo giorno è la terza domenica di avvento, chiamata anche, una volta – dalla prima parola della traduzione latina della nostra lettura – domenica “Laetare” (mentre la quarta domenica di quaresima prendeva nome “Gaudete”). Il profeta Sofonia, avviandosi alla fine del suo breve libro, prorompe– nel brano di oggi – in un lungo invito alla fiducia in quel Signore, re d’Israele, che “ha revocato la sua condanna”. Non è il peso delle difficoltà che Israele deve affrontare che possa togliere la serenità alla “figlia di Sion”, il popolo ebraico, perché la prospettiva di “quel giorno” garantisce la presenza del “Signore tuo Dio in mezzo a te… salvatore potente.”
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Filippi, ci fa sentire un altro invito a “essere sempre lieti nel Signore”, perché “il Signore è vicino”. Dunque i nostri sentimenti devono essere guidati dalla fiducia in quel Signore che è Dio della pace – una pace che “supera ogni intelligenza” -. Essa “custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”. Questa “vicinanza” ci mette nella condizione di amabilità di chi ha la consapevolezza della vicinanza del Signore.
San Luca, al termine del suo “vangelo dell’infanzia”, ritorna a Giovanni il Battista per giungere al battesimo di Gesù. Dopo, il Battista e Gesù si separeranno e Gesù diventerà protagonista unico. Il tono della predicazione di Giovanni è molto severo, ma comprensivo delle diverse situazioni di quanti ricorrono a lui (le folle, i pubblicani, i soldati) per la sua predicazione e per il battesimo. Tra la gente corre voce che possa essere lui il Cristo. Ma circa il mistero della sua persona Giovanni è reciso: “Viene colui che è più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco… ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. E siccome il contesto di questi incontri è il luogo del battesimo presso il Giordano e la prospettiva è quella dell’attesa diffusa della venuta del Messia, Giovanni sottolinea la differenza tra il suo battesimo e quello di chi viene dopo di lui, chiarendo che non è lui il Messia.
Viene colui che è più forte di me
Forse in nessun altro luogo assistiamo all’incontro di due personaggi giganteschi come in questa circostanza. Il contesto dell’ingresso di Gesù nella storia è veramente grandioso, non tanto per il peso che questi personaggi potessero rivestire sulla platea mondiale, magari con sfoggi di potenza o anche solo di forza di pensiero, quanto per la grandezza morale di uomini testimoni e maestri del vero e del bene. E ambedue pagarono con la vita ciò in cui credevano e cercavano di dare.
Particolare impressione suscita la scena in cui si qualificano le caratteristiche di ognuno dei due grandi. Nessuno dei due si trova a disagio con la parte che sa di dover svolgere e nessuno la vanta con preoccupazione di prevalenza. Giovanni si allontanerà nel contesto di una testimonianza che interrompe la sua attività di predicatore e battezzatore, per insegnare (al reuccio Erode Antipa) a rispettare la differenza tra potere e dovere. Gesù sosterrà il peso di una “regalità”, che poteva avere come esito solo l’eliminazione più scontata e radicale.
Accettando la diversità, i due sono sé stessi, realizzano un piano che rende prezioso – in modo diverso – il loro intervento nella storia. In Giovanni ammiriamo la spontaneità della sua testimonianza in favore di chi è “più forte di me” (Mt 3,11), “al quale non son degno di sciogliere il laccio dei sandali” (Mc 1,7), “io vi battezzo con acqua… egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Lc 3,16).
Vostro Don Giuseppe Ghiberti