Sabato 1-1-2022 – Maria SS. Madre di Dio – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
in questo sabato 1-1-2021 dedicato a Maria Madre di Dio – primo giorno del nuovo anno – Don Giuseppe con sapienza e affetto ci guida all’incontro con le pagine della Parola di Dio che la liturgia ci offre.
La prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, ci avvia all’anno nuovo proprio riportando la benedizione solenne che i sacerdoti davano al popolo al termine delle grandi feste liturgiche ed in particolare per la festa dell’anno nuovo. E’ la benedizione che Dio aveva comunicato a Mosè perché Aronne e i suoi discendenti così benedicessero gli israeliti. Don Giuseppe ci ricorda che la benedizione dice: “Il Signore faccia brillare il suo volto su di te ….. e ti conceda pace.”
Nella lettera ai Galati, lettera scritta con particolare vigore anche polemico e insieme con forte cadenza ritmica, San Paolo ci invita alla fiducia perché viviamo nella “pienezza del tempo.” Don Giuseppe sottolinea che questa “pienezza del tempo” è iniziata quando ‘Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge… perché ricevessimo l’adozione a figli.’ (Gal 4,4-5)
Ci dice S. Paolo che Dio mandò suo figlio “per riscattare coloro che erano sotto la legge”. Siamo dunque figli e non più schiavi ed è da questa fede in Gesù, e non “per le opere della Legge” (Gal 2,16), che siamo salvati insieme a tutta l’umanità.
E’ l’unica volta, prosegue Don Giuseppe, che “San Paolo, nelle sue lettere, parla della mamma di Gesù, senza ricordarne il nome…”.
Don Giuseppe ci aiuta ad approfondire questo testo ricordando che per Paolo “nel piano di Dio questa ‘donna’ aveva una posizione superiore alle dimensioni della stima comune, era collocata in uno dei piani dell’assoluto.”
Siamo di fronte al mistero dell’incarnazione che si realizza in Maria.
Il brano del Vangelo di Luca è tratto da quel “vangelo dell’infanzia” che Luca ci presenta con ricchezza e dolcezza. Non mi soffermo oltre dico solo che di Maria non è ricordata nessuna parola, ma che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” Ci ricorda Don Giuseppe che è il cammino “dell’attesa orante della venuta dello Spirito”, attesa che ci coinvolge nel disegno della salvezza, ci invita all’ascolto e ci offre la pace.
Il Salmo è proprio un invito a tutti i popoli riscattati dalla fede a lodare Dio, è un canto che coinvolge tutta l’umanità in cammino.
“Dio abbia pietà di noi e ci benedica, /
su di noi faccia splendere il suo volto; /
perché si conosca sulla terra la tua via, /
la tua salvezza tra tutte le genti. /
Ti lodino i popoli, o Dio, /
ti lodino i popoli tutti. /
Gioiscano le nazioni e si rallegrino, /
perché tu giudichi i popoli con rettitudine, /
governi le nazioni sulla terra. /
Ci benedica Dio e lo temano /
tutti i confini della terra. (Sal 67/66 2-3; 5; 6-8)
Riscattati dal Figlio, siamo in cammino e chiediamo il dono della pace che è pienezza di bene.
Con Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio gli auguri più cari per un 2022 pieno dei doni del Signore.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
1.1.22 – Maria SS.ma Madre di Dio – Anno C
Dio mandò il suo figlio, nato da donna
Letture bibliche: Nm 6, 22-27; Gal 4, 4-7; Lc 2, 16-21
L’anno nuovo inizia in pieno clima natalizio ed è naturale che si dedichi una apposita riflessione alla mamma, la persona che più fu coinvolta nel mistero di quella nascita. Questo vale tanto più nella nascita del figlio di Maria, per quel rapporto così eccezionale che caratterizzò i protagonisti dell’evento: Gesù – lo leggeremo all’inizio del brano evangelico – è curato da Maria e Giuseppe (diremmo “alla pari”), ma è stato detto con chiarezza che la protagonista nel dare la vita era solo Maria. A Giuseppe il Signore chiede una collaborazione per nulla insignificante e in casa Maria per prima parlerà con Gesù dicendo “tuo padre” e Gesù stesso si comporterà in modo “sottomesso” ugualmente con ambedue (cfr. Lc 2, 48.51). Le opere di Dio sono sempre armoniose.
Dal libro dei Numeri (il quarto libro del Pentateuco, che è l’insieme dei primi cinque libri dell’Antico Testamento) ci viene offerta la cosiddetta benedizione di Aronne. L’aveva insegnata il Signore stesso per i figli del suo popolo ancora durante il periodo trascorso nel cammino verso la Terra promessa. Vale anche per noi, ora, mentre ci augura la benevolenza del Signore: “faccia brillare il suo volto su di te… e ti conceda pace”.
Pure oggi l’umanità intera non vorrebbe un regalo più grande, anche se – nella sua radicale incoerenza – sembra organizzarsi in modo sempre più raffinato perché ‘pace’ non ci sia. Per questo l’invocazione si concretizza: “e ti conceda pace”. Il Signore si impegna di corrispondere alla fiducia del popolo: “e io li benedirò”. A tanti secoli di distanza vogliamo tenerci aggrappati a questa promessa, in una fiducia che vinca ogni tentazione disperata e ci dia fiducia per l’anno che sta iniziando oggi.
San Paolo scriveva ai suoi cristiani Galati (di una regione non lontana dall’attuale Ankara), incoraggiandoli a un atteggiamento di fiducia, perché noi viviamo nella “pienezza del tempo”. Essa è iniziata quando “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge… perché ricevessimo l’adozione a figli”. E’ l’unica volta che San Paolo, nelle sue lettere, parla della mamma di Gesù, senza ricordarne il nome e sembra dire un’ovvietà (chi nasce deve avere una mamma!). Ma Paolo non è il tipo delle ovvietà. Lui conosceva a sufficienza l’ambiente in cui era fiorito quel Salvatore tanto amato e, se non si permise mai di tornare sulla vita privata di Gesù, credo che si debba spiegare col fatto che del mistero di Gesù egli riteneva fondamentale il suo intervento di messaggero del Padre, di fratello che volle immolarsi, pur nella sua innocenza, per la salvezza dell’umanità intera e che ci ha preceduti in questo modo nel cammino della sofferenza e dell’esaltazione. Qui egli vuole sottolineare quell’adesione al piano eterno di salvezza nel quale la famiglia e la legge sono componenti essenziali di un programma, che deve essere perfezionato, ma porta a salvezza. E in questo piano la legge ha avuto un senso e la madre un altro senso. Poi il discorso continua sulla legge, per staccarsi da quella componente, la “donna”, che in questo testo si qualifica per la sua eccezionalità. Non è soltanto la donna ovvia che dà vita al figlio, ma molto più la donna eccezionale che ci dà un figlio dalla cui missione in qualche modo è evidente che essa è inseparabile. Esplicitamente non sentiamo di più – ma neanche di meno! Mi viene da pensare che per Paolo quella donna, nella sua estrema modestia, fosse ben più che le sia pur preziose donne di cui egli aveva apprezzato i meriti e aveva goduto l’aiuto: nel piano di Dio questa “donna” aveva una posizione superiore alle dimensioni della stima comune, era collocata in uno dei piani dell’assoluto.
Il brano evangelico è tratto da quel “vangelo dell’infanzia” che Luca ci offre con una ricchezza unica. I pastori che nella notte di Natale sono stati avvertiti dagli angeli stessi del grande evento si recano alla dimora dove si trovano i nostri “tre” della famigliola arricchita del bimbo. Trovano tutto splendidamente povero (un neonato in una mangiatoia!!) e tornando ai loro pascoli, narrano a tutti la meraviglia di cui sono stati testimoni. Il racconto si prolunga lungo l’arco di otto giorni, quando cambia la scena e il bambino diventa ebreo perfetto tramite la circoncisione (il primo versamento di sangue!). Viene sottolineato il nome Gesù, a conferma di quello che era stato un comando dell’angelo dell’annunciazione; non si dice invece più nulla della situazione della famigliola. Tanti particolari sono sottaciuti, per lasciare spazio al racconto della presentazione di Gesù bambino al tempio. Ma si indovina sempre, nello sfondo, una presenza benedetta, dei genitori, in particolari della mamma. Non è fantasticheria pensare alla trepidazione della Mamma nel corso della circoncisione, quando quel “figlio di Dio” benedetto verserà il suo primo sangue.
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore
In questa circostanza non viene ricordata nessuna parola di Maria. E’ donna che ascolta e agisce! Con mente e cuore contempla e ama; con le sue mani operose provvede al bimbo, allo sposo e alla casa. Non si ricordano mai troppe parole delle mamme: esse amano e fanno. Si preoccupano quando le cose sembrano sfuggire loro di mano, hanno l’intuito di mente e cuore per individuare la strada possibile e utile per una uscita fruttuosa o almeno dignitosa. Maria aveva tutte queste qualità, come attestano le testimonianze non esuberanti dei racconti evangelici. Il trovarla presente nel cenacolo insieme agli apostoli, nella trepidazione dell’attesa orante della venuta dello Spirito (cf Atti 1,14), proprio lei che aveva con lo Spirito una “dimestichezza” tanto profonda è testimonianza assai indicativa: nessuna presenza potrebbe essere più efficace che quella della donna a cui era stato affidato in grande abbondanza la ricchezza della più fedele intercessione per la Chiesa delle origini e dei secoli.
Vostro don Giuseppe Ghiberti