Domenica 17-4-2022 Santa Pasqua – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
Don Giuseppe, presentandoci la liturgia della Pasqua che si apre con la Veglia pasquale della Notte Santa, ci dice che la Chiesa ci offre un numero considerevole di letture: “che ci introducono nella meditazione su quel piano della salvezza che entra nella nostra storia con l’evento glorioso della vittoria di Gesù sulla morte” e così “la nostra storia diventa partecipe di quel trionfo.”
La nostra storia. Siamo immersi nel mistero del dolore, del male, della morte. Schiacciati dalla guerra. Sentiamo la tentazione della disperazione che è il peccato che ci fa dubitare di Dio. Siamo nel “buio”, in cammino come Maria di Magdala mentre si reca al sepolcro. “Buio” cioè “tenebre” (in greco “skotìa”), tutto ciò che è contrario alla luce, alla verità. Tutto ciò che non accoglie la “luce”, il Signore, è “tenebre” in Giovanni (v. Giov 1,5).
In questa domenica di Pasqua, 17-4-2022, domenica di luce e di resurrezione, è come se anche noi ci avviassimo verso il Sepolcro, affrettando il passo, ancora nelle tenebre.
Come il discepolo giovane ci fermiamo sulla soglia della tomba vuota, timorosi. Siamo fermi, attendiamo che lo Spirito ci faccia strada, ci illumini.
Anche noi, infine, entriamo, vediamo e camminiamo nella fede. Dobbiamo fare anche noi questo passo perché la Parola, la Scrittura diventi per noi comprensibile, comunicandoci “che cioè egli doveva risorgere dai morti” (Giov 20,9). Come ci dice Don Giuseppe, così “la nostra storia diventa partecipe di quel trionfo”.
Non è un passaggio facile, ma è il messaggio di gioia e di luce che ci arriva dalla S. Pasqua di resurrezione. Il nostro faticoso cammino di fede ha un senso, ha uno scopo. E’ gioia vera che prende, che scalda il nostro cuore come per i discepoli di Emmaus.
Il Salmo è lode al Signore che ci ha salvati, ci dà il desiderio, ci dà la forza, ci dona la capacità di accogliere la luce, la vita, uscendo dalle tenebre del dolore, del male, della morte.
“Rendete grazie al Signore perché è buono, /
perché il suo amore è per sempre. /
Dica Israele: ‘Il suo amore è per sempre’. /
La destra del Signore si è innalzata, /
la destra del Signore ha fatto prodezze. /
Non morirò, ma resterò in vita /
e annuncerò le opere del Signore. /
La pietra scartata dai costruttori /
è divenuta pietra d’angolo. /
Questo è stato fatto dal Signore: /
una meraviglia ai nostri occhi. “ (Sal 118/117, 1-2; 16-17; 22-23)
Dalle “tenebre” alla “luce”, ad accogliere la luce.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio ci sentiamo uniti nel pregare il Signore che ci doni la pace, che illumini i cuori.
Buona Pasqua a tutti.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo i nostri Esercizi Spirituali tenuti da Don Priotto sul tema “Introduzione al Pentateuco” il 13-14-15 maggio a Susa, Villa San Pietro.
Ricordiamo con riconoscenza e nella preghiera Padre Giorgio Vigna che, in questa Settimana Santa, é tornato alla casa del Padre.
Pasqua C – 14-16. 4. 22
La liturgia della Pasqua si apre con la VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA. La Chiesa ci offre un numero considerevole di letture bibliche e di particolari liturgici – come la benedizione del fuoco e l’annuncio pasquale dell’“Exsultet” – che ci introducono nella meditazione su quel piano della salvezza che entra nella nostra storia con l’evento glorioso della vittoria di Gesù sulla morte. Nel momento in cui questo evento maturava nella vicenda di Gesù, la nostra storia diventava partecipe di quel trionfo, l’esaltazione dell’agnello si comunicava a tutti coloro che sono chiamati a fare parte del gregge, senza alcun limite. Seguiamo una pista imperfetta, affidandoci a quel Signore in cui ogni parola è vita.
Luca 24, 1-12 – incominciammo con il brano evangelico della veglia di pasqua.
La sepoltura di Gesù è operata da un piccolo gruppo maschile (l’evangelista Luca nomina solo Giuseppe di Arimatea; è in San Giovanni che troviamo anche la presenza di Nicodemo), ma sono presenti, anche se forse non attive, le donne venute dalla Galilea. Chiuso il sepolcro, il gruppo si scioglie per ricomporsi il primo giorno della settimana. Qui ha inizio una serie di sorprese, narrate con piccole variazioni dai tre vangeli sinottici (Mc, Mt, Lc). Il sepolcro non è chiuso ma aperto (la pietra che lo chiudeva non lo blocca più) e, soprattutto, vuoto del cadavere; al suo posto però c’è la presenza di due personaggi maschili, vestiti in un modo non di questo mondo bensì con l’aspetto e l’autorità di messaggeri celesti. Hanno infatti un messaggio: voi cercate un morto nel luogo dei morti. Ma lui è il vivente, è risuscitato, secondo le predizioni che lui stesso aveva rilasciato quand’era ancora in Galilea, circa la passione che lo attendeva, ma insieme alla risurrezione. Luca ricorda il nome di queste donne protagoniste, ma insiste che ce n’erano pure altre. Gli apostoli non fanno una grande accoglienza a questa notizia portata dalle donne: saranno allucinazioni! Ma Pietro non fu contento finché non vide egli stesso i teli, senza cadavere, e tornò indietro “pieno di stupore”: dunque ciò che dicono le donne non è da buttar via. Bisognerà leggere questi ricordi insieme a quelli degli altri evangelisti, per avere una visione di sintesi convincente. Per adesso è interessante vedere come Luca s’inserisce sul grande complesso di una tradizione che sa di potersi affidare a versioni non identiche eppure profondamente concordanti.
Atti 10, 34a.37-43; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9 (Messa del giorno)
Atti 10, 34a.37-43 – L’episodio narrato in questo brano si riferisce a un momento successivo ai fatti pasquali. San Pietro, dopo la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, ha intrapreso giri di visite ai primi gruppi di cristiani. Da Gerusalemme è andato a Giaffa e di lì il Signore lo fa salire fino a Cesarea Marittima, per rispondere all’invito di un funzionario pagano di quella città. E’ il momento nel quale sta per avere origine una prassi del cui peso egli stesso probabilmente non avverte la gravità: Pietro è ebreo e sta per fare un annuncio di salvezza davanti a un pubblico di soli incirconcisi (pagani, che non vivono secondo la legge di Mosè). Ma è il Signore che ha disposto in questo modo le cose e San Luca riprenderà lo schema di simili annunci ancora più volte: ora egli parte dai ricordi che gli apostoli conservano della predicazione di Gesù durante la sua vita pubblica, per passare subito al momento culminante della sua passione e risurrezione, da cui è nato l’incarico dell’annuncio: “Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”. E ad annunciarlo sono proprio loro, “testimoni prescelti da Dio”. Essi hanno avuto l’esperienza della convivialità proprio con il risorto (“abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti”) e ora possono comunicare a tutti che egli è vivo ed è il giudice dei vivi e dei morti. Dall’adesione di fede a questo annuncio dipende “il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”. E questo significa anche che chi rifiuta questa adesione non partecipa alla liberazione dal grande male.
Col 3, 1-4 – San Paolo scrive alla comunità di Colossi ricordando le ricchezze dei doni che essi hanno ricevuto aderendo a Cristo. In loro i frutti della risurrezione di Gesù sono operanti e fanno della loro vita, “nascosta con Cristo in Dio”, una partecipazione perfetta alla condizione celeste di Cristo. Dunque in quella nuova forma di vita (che ci attende tutti!!) non agiscono più i caratteri presenti del tempo.
Gv 20, 1-9 – L’evangelista Giovanni è l’ultimo narratore testimone di quanto accadde dopo la sepoltura di Gesù. Ci ha già detto che la sepoltura era avvenuta in un orto vicino al luogo della crocifissione e che quel luogo venne usato la prima volta, allora, come tomba. Ma del periodo trascorso tra la frettolosa sepoltura e la venuta di Maria Maddalena non ci viene detto nulla (e così accade in tutte le narrazioni evangeliche: alla sepoltura segue silenzio totale). La prima visitatrice è la Maddalena, che giunge appena si giudica che il sabato sia terminato. Trova il silenzio, ma anche il vuoto totale, e la pietra che chiudeva l’entrata nella grotta sepolcrale non è più al suo posto. Di lì è un susseguirsi di corse affannose: della Maddalena al luogo dove sa di trovare Pietro e il discepolo amato; di questi due al luogo del sepolcro, ma infruttuosa è la ricerca di un cadavere, che c’era ma ora è scomparso e ha lasciato solo un paio di indumenti funebri, senza ordine particolare. La descrizione fa pensare alla presenza di un lenzuolo o telo grande e di un telo più piccolo lasciato piegato (forse la mentoniera, usata per il cadavere che ora è assente). Interessa la reazione dei due (di Maria si dirà solo dopo che questi saranno partiti), che è di fede ancora non completa (l’attuale versione CEI contiene una piccola imperfezione). Questa sboccerà solo alla sera, nell’incontro diretto con Gesù, quando il suo corpo sarà il segno del compimento di tutte le predizioni che lui stesso aveva già dato. A questo punto si arresta il racconto, che sarà completato da tutti i particolari successivi. Abbiamo assistito, finora, alla grande pena dell’assenza totale di Gesù e alla presenza di segni, che già parlavano di vita.
Mamma carissima di Gesù morto e risorto, quante cose ci accade di dire del tuo figlio Gesù, della sua vicenda di morte e risurrezione. Noi parliamo e parliamo, per dire che non sappiamo. E poi arriva la tua voce che ci consola e rassicura: è tutto mistero d’amore! E continui a raccomandarci: non perderti di coraggio. Lo so che spesso ti prende il capogiro, ma questo si vince senza scappare: quel che non capisci oggi lo capirai domani, quel che è avvolto nella nebbia ti attende nella pienezza della luce. E’ la consolazione di chi sospira sorridendo: fa che anche i momenti di paura generino solo la gioia di avvertire il calore della tua mano materna.
Carissimi,
Il tempo pasquale è appena iniziato e noi siamo invitati a sfruttare quanto più ci è possibile la ricchezza unica della parola del Signore in questo tempo. Speriamo di riprendere i nostri ritmi normali, ma cerchiamo anche di riservarci quei pochi minuti, ogni giorno, per leggere ambedue o una sola delle due letture del giorno. Il Signore ci scuserà le dimenticanze e ci aiuterà a rinsaldare la fedeltà.
Con il più affettuoso augurio Vi saluta il Vostro Don Giuseppe Ghiberti