Domenica 22-5-2022 – VI di Pasqua – Anno C – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
ho la mente e il cuore ancora pieni della gioia che abbiamo vissuto durante i nostri Esercizi Spirituali di Susa (13-14-15 maggio 2022). Eravamo circa 40 tra presenti fisicamente e collegati.
La mente piena di gioia per l’approfondimento della Parola di Dio (“Introduzione al Pentateuco”) che Don Priotto – al quale va un grandissimo e affettuoso grazie – ci ha guidato a compiere. Il cuore pieno di gioia per l’amicizia che ha legato tutti coloro che hanno potuto partecipare ed anche per la vicinanza di coloro che non hanno potuto esserci.
La preghiera ha legato mente e cuore unendoci al Signore.
Abbiamo anche ricordato con tanto affetto i sessanta anni di matrimonio di Rosanna ed Enrico Cinato e di Rita e Carlo Stroppiana. Abbiamo sentito la benedizione del Signore su di Loro e sulle Loro famiglie.
Don Giuseppe ci guida con attenzione all’ascolto delle letture di questa domenica 22-5-22 ricordandoci che: “Quando si sono sostenute grandi difficoltà per la diffusione del Vangelo, si pensa che il più sia fatto e invece ricomincia subito la difficoltà, la discussione, il disaccordo.”
Gli Atti degli Apostoli ci ricordano quello che viene definito “Concilio di Gerusalemme” (49-50 d.C.) nel quale, grazie all’impulso di Paolo e Barnaba, si riconobbe la libertà di aderire a Cristo senza doversi prima convertire al giudaismo. Problema sorto ad Antiochia dove per la prima volta i seguaci di Gesù furono chiamati ‘cristiani’. Dicono gli Atti “E’ parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi….” (At 15,28).
E’ lo Spirito Santo, il Paraclito, che Don Giuseppe ci ricorda avere “due compiti: o diffondere e chiarire il messaggio di Gesù o difendere la sua causa, continuamente contrastata.”
Abbiamo invocato e sentito vicino a noi il sostegno dello Spirito Santo durante i nostri Esercizi Spirituali. Non è facile il cammino di fede. Quante difficoltà di fronte al male presente nella vita, di fronte alla nostra debolezza.
Il brano del Vangelo, tratto da Giovanni, ci dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola ….” (Gv 14,23). Ecco la strada: amare Gesù e quindi osservare la sua parola. Il verbo ‘osservare’ (in greco “teréo”) ha due significati: guardare con attenzione ed anche praticare. Che sintesi! Per poter ascoltare la Parola di Gesù bisogna prima amarlo, cioè lasciarsi possedere da lui, e allora si può osservare la sua parola.
Prima vi è il desiderio di andare oltre i limiti che sentiamo in noi, oltre la disperazione, prima vi è il desiderio di cercare, di incontrare. Vi è quella apertura (in greco “kenosis” che vuol dire “svuotamento”) che consente di essere amati da Dio. Se dunque amiamo Gesù e osserviamo la sua Parola: “Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (Gv 14,23). Sono parole che ci scuotono dal profondo. Non andiamo noi verso Dio, ma Dio prende dimora presso di noi!
E’ il cammino che abbiamo gustato nei mistici che abbiamo incontrato, ma è anche il cammino che dobbiamo cercare di percorre perché la Parola di Dio non è banale, è una sfida costante nella quale dobbiamo sentirci impegnati, anche quando il cuore sanguina.
Ed ecco allora il Salmo di ringraziamento, ringraziamento che è di tutti, di tutto il creato. Per noi l’Eucaristia è questa benedizione estesa al mondo intero.
“Dio abbia pietà di noi e ci benedica, /
su di noi faccia splendere il suo volto; /
perché si conosca sulla terra la tua via, /
la tua salvezza tra tutte le genti. /
Gioiscano le nazioni e si rallegrino, /
perché tu giudichi i popoli con rettitudine, /
governi le nazioni sulla terra. /
Ti lodino i popoli, o Dio, /
ti lodino i popoli tutti. /
Ci benedica Dio e lo temano /
tutti i confini della terra. “ (Sal 67/66, 2-3; 5; 6.8)
Chiediamo a Dio di avere pietà di noi e di benedirci, di fare splendere su noi il suo volto, perché desideriamo amarlo e sentirlo dimorare in noi.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo che sabato 28 maggio alle ore 15,30 avremo l’incontro con il Prof. Bruno Barberis sul rito della S. Messa dopo il Concilio Vaticano II.
VI Dom Pasq C – 22. 5. 22
Letture: At 15, 1-2. 22-29; Ap 21, 10-14.22-23; Gv 14, 23-29
Quando si sono sostenute grandi difficoltà per la diffusione del Vangelo, si pensa che il più sia fatto e invece ricomincia subito la difficoltà, la discussione, il disaccordo. Proprio questo accadde a Paolo e Barnaba al ritorno dal loro grande viaggio (il primo a noi noto) in Asia Minore. Gli Atti degli Apostoli riferiscono che, mentre loro dicevano che non era richiesta la circoncisione per i non circoncisi che aderivano a Gesù con fede sincera, altri ad Antiochia dicevano che senza circoncisione “non potete essere salvati”. Si decise di dirimere la questione a Gerusalemme ed ecco i nostri apostoli Paolo e Barnaba presso gli apostoli della prima ora per venire a capo della questione. La conclusione è riassunta in quattro clausole che definiscono gli impegni dei credenti: una certa selezione nei cibi e la rinuncia alle “unioni illegittime”. Nella pratica dei secoli rimase solo quest’ultima clausola; della circoncisione non si fece cenno.
Nellapagine finali dell’Apocalisse assistiamo alla visione della “città santa, Gerusalemme”, che scende dal cielo. E’ la perfezione assoluta del bene, che ricorda – per contrapposizione – la città contraria al regno di Dio, Babilonia; ed è la conclusione del lungo insegnamento di tutto questo libro, ultimo della Bibbia, che prospetta, simbolicamente, la novità del dono che Dio fa alla chiesa. In essa la presenza di Dio e dell’Agnello sono la fonte di una immediata comunione con Dio, a differenza di tutto quanto può offrire la città terrestre, con le sue forze del male.
Il brano del vangelo di Giovanni tratto dai ‘discorsi d’addio’ di Gesù ha un doppio messaggio: la raccomandazione di osservare la parola di Gesù, se siamo determinati nell’amare Gesù, e l’assicurazione dell’opera che “il Paraclito, lo Spirito Santo”, svolgerà per “ricordarci-insegnare” ciò che Gesù stesso ci ha detto. Tutto è detto da Gesù “mentre sono ancora presso di voi”. Queste parole introducono un clima di smarrimento e tristezza ed è commovente come Gesù si preoccupi di fare coraggio ai suoi discepoli: “non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”, appoggiando questa parola con l’assicurazione “vado e tornerò a voi”.
Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre. Nel momento liturgico che stiamo vivendo queste parole di Gesù ci avvicinano al momento della Pentecoste. Infatti Gesù sta preparando quel tempo, successivo alla sua resurrezione e ascensione, in cui la sua assenza (“vado al Padre”) troverà un prezioso compenso nella discesa e nell’opera dello Spirito Santo. Un tono di novità porta il nome dello Spirito usato da Gesù: “il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre vi manderà nel mio nome”. ”Paraclito” è il nome di una qualifica svolta da un personaggio che, nel nostro testo, è lo Spirito Santo [una sola volta Giovanni dà questo titolo a Gesù, nella sua prima Lettera (1 Gv 2,1: “Se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”)]. Di per sé significa “chiamato presso” e indica un personaggio che ha un compito da svolgere, o di difesa di chi lo chiama o di chiarimento dei messaggi che questi porta. E’ importante che in bocca a Gesù indica sempre lo Spirito Santo, che ha due compiti: o diffondere e chiarire il messaggio di Gesù o difendere la sua causa, continuamente contrastata. Il messaggio di Gesù non è semplice da accettare, perché è molto impegnativo e perché la persona di chi ce lo manda, Gesù stesso, è sempre stata contrastata dalle forze del male. Non riusciremo mai a stimare quanto merita il grande regalo che ha accompagnato Gesù in mezzo a noi: lo Spirito della luce che ci dà capacità di accogliere il mistero, Spirito della forza che ci sostiene nella lotta che le forze del male scatenano in continuità contro Gesù e la sua causa. Arrestiamo a questo punto la nostra riflessione, mutandola in preghiera: al Padre, a Gesù e al loro Spirito di luce e di amore.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti