Domenica 25-12-2022 – Santo Natale 2022 – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
e letture per questo Santo Natale 2022 ci portano la Parola di Dio con vari brani scelti per la Messa della Notte di Natale, per la Messa dell’Aurora e per quella del Giorno di Natale.
Don Giuseppe ci guida, padre e maestro, presentandoci inizialmente solo i Vangeli di queste tre Messe (all.1), poi tutte le letture del solo giorno di Natale (all.2) e infine commentando tutte le letture della Notte, dell’Aurora e del Giorno (all.3).
Mi viene dal cuore l’invito a lasciarci prendere dall’intensità della Parola di Dio, trovando lo spazio per farci accogliere in questo mistero, per accogliere questo mistero.
Proprio Don Giuseppe parlandoci di questo Verbo che “si è fatto carne” conclude questi commenti dicendoci: “Adesso, carissimi, non domandatemi come tutto questo è possibile: non è per vergognosa pigrizia, ma devo rispondere con una sola frase: è il mistero più profondo e più beatificante, che dobbiamo contemplare guardando la croce e il sepolcro vuoto. E poi pregare tanto!!!”
Non mi sento di aggiungere altro: il silenzio è questa dimensione che raccoglie l’affanno quotidiano, che dilata il nostro ascoltare, che lascia aperto un percorso nella nostra vita, che porta il nostro sguardo verso la grotta.
Il Salmo della Messa dell’Aurora si conclude così:
“Una luce è spuntata per il giusto, /
una gioia per i retti di cuore. /
Gioite, giusti, nel Signore, /
della sua santità celebrate il ricordo.” (Sal 96, 11-12)
E’ questa luce che accende l’aurora, che ci accompagna nel mistero.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio insieme agli auguri più cari, per Voi e le Vostre famiglie, di sentirVi pieni della luce del Santo Natale.
Contardo Codegone
Carissime e carissimi,
il Natale è una Festa tanto straordinaria che se ne accorgono anche i … nostri lettori. La liturgia ci offre tre formulari per la celebrazione di tre Sante Messe, ognuna con le solite tre letture delle Messe festive. Ho provato a fare le mie solite povere riflessioni, sulla base di tre letture bibliche per ogni Messa: dunque, in tutto, nove letture. Per conseguenza si imponeva una lettura forse bella, ma troppo impegnativa. Abbiamo allora deciso di offrirVi solo la riflessione sui tre brani evangelici: ci introducono certo già nel cuore del grandissimo mistero, ma con il vantaggio di giungere subito all’evento. Il commento alle altre sei letture (3 + 3) ve lo diamo a parte, ma voi per la liturgia del grande giorno – se volete – potete anche solo arrestarvi subito ai vangeli. Spero che condividiate questa soluzione di ripiego. Sono lieto di poter inviare a tutti, con questo sistema, i più begli auguri natalizi.
Natale – (25-12-22)
Delle letture evangeliche le prime due sono assunte dai racconti lucani del Natale e l’ultima dalla prima pagina del vangelo di Giovanni.
Vangelo della Messa della Notte
Luca 2, 1-14 ci racconta perché Gesù è nato a Betlemme, pur abitando la sua famiglia a Nazaret, un buon centinaio di km più a Nord. Le radici della famiglia di Giuseppe, che dava il titolo legale alla sua famigliola, erano a Betlemme, vicinissima a Gerusalemme. Proprio in prossimità della nascita del bambino, bisognava ubbidire a un’imposizione dell’autorità romana e andare a fare il censimento al luogo di origine della famiglia. Non sappiamo bene il motivo per cui Giuseppe abbia portato con sé Maria, che si trovava in una condizione di evidente disagio per l’avanzata gravidanza. Essa infatti giunse a termine proprio mentre i due sposi erano a Betlemme, lontanissimi dalla loro casa. La rappresentazione che noi abbiamo del presepio può essere un po’ fantasiosa, ma certamente quella povera mammina e quel disperato papà devono proprio aver tribolato. E il racconto evangelico è chiaro nell’informarci che la soluzione trovata per dare alla luce Gesù bambino era tutt’altro che ideale. Però ci pensò il buon Dio ad aiutarli e così il Re dell’universo venne al mondo senza… dare disturbo. Anche perché lo straordinario di tribolazione fu accompagnata dall’immensa gioia della nascita di quel bimbetto che per Maria e Giuseppe significava immensamente di più di quanto di eccezionalmente bello significa la nascita di un figlio per genitori che lo hanno desiderato. Ma non era finito: non dovevano essere solo i genitori a godere per quella nascita, perché ci pensò il Dio del cielo, nella sua bontà, a supplire l’assenza di… pubblicità. E fu dal cielo che venne un messaggero straordinario ad annunciare (come era già stato un messaggero angelico ad annunciare alla mamma quella futura nascita) a un pubblico inatteso – poveri pastori, che vegliavano all’addiaccio – che “oggi vi è nato un salvatore” e questo sarebbe stato causa di “grande gioia”. E per la prima volta fu cantato il “gloria in excelsis” in una musica che da allora non si è mai più udita.
Vangelo della Messa dell’Aurora
Luca 2, 15-20 continua la lettura precedente. Prima avevamo visto gli angeli protagonisti dell’annuncio di quella misteriosa e gioiosa nascita; ora i pastori, che erano stati spettatori, diventano essi stessi attori. Finora erano stati passivi, ma subito pensano che qualche compito spetta anche a loro: anzitutto vedere essi stessi di persona e poi diffondere la notizia. Comincia così a diffondersi una qualche notizia, che stupisce chi ode, ma continua soprattutto a occupare l’attenzione dei poveri, i pastori. Più occupata di tutti era però quella mamma, che vedeva maturare la prima parte degli annunci che lei aveva ricevuto tanti mesi prima. L’evangelista ce la presenta come modello modestissimo e attentissimo di raccoglimento, che le permetteva di approfondire e continuare il vecchio “sì” pronunciato in risposta a Gabriele. Quante volte ancora l’avrebbe pronunciato, fino ai piedi della croce.
Vangelo della Messa del Giorno
Giovanni 1, 1-18 è completamente diverso da tutti i passi biblici che abbiamo accostato finora: sembra uscire da quanto di concreto avevamo già visto, anche se un po’ di fantasia forse la potevamo immaginare. Qui non c’è fantasia, ma contemplazione. Protagonista è il Verbo, o la Parola, ma sembra che manchino le categorie che ci permettono di avvicinarlo: era “presso Dio”, “era Dio”. E’ dunque un protagonista umano e divino, e l’averlo inserito a questo punto delle liturgie natalizie significa che la Chiesa vuol dire, esplicitamente, che quel bimbo nato a Betlemme era sì uomo vero, ma la sua qualifica completa era quella della divinità: era Dio. Di lui l’evangelista dice che questo Verbo (Parola) dobbiamo riconoscerlo come il creatore di tutto ciò che esiste. Era uomo, visse nella storia degli uomini, dovette affrontare la vicenda del rifiuto da parte di uomini; non tutti, però, perché a chi lo accolse (credendo nel suo nome) egli “ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Questo Verbo “si è fatto carne”, cioè è diventato vero uomo, così autentico da essere il perfetto tra essi, al punto da potere dare a quanti lo accettano “grazia su grazia”. Questo “Figlio unigenito, che è nel seno del Padre” è il suo rivelatore per eccellenza.
Adesso, carissimi, non domandatemi come tutto questo è possibile: non è per vergognosa pigrizia, ma devo rispondervi con una sola frase: è il mistero più profondo e più beatificante, che dobbiamo contemplare guardando la croce e il sepolcro vuoto. E poi pregare, tanto!!!
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/