Domenica 8-1-23 – Battesimo di Gesù – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 8-1-2023 – Battesimo di Gesù – hanno come segno la presenza della figura di Gesù figlio di Dio, mediatore di salvezza tra Dio e l’uomo.
La prima lettura è tratta dal libro del profeta Isaia, precisamente dal primo dei quattro “canti del servo”. Servo che espia con la sua morte i peccati del popolo ed è glorificato da Dio.
Abbiamo già ricordato, per le letture di venerdì scorso 6 gennaio, la figura storica del Deutero-Isaia (Secondo Isaia) che riporta i “canti del servo”.
Questi passi sono tra i più studiati dell’Antico Testamento, ma non vi è un accordo pieno tra gli studiosi né sulla loro origine né sul loro significato.
Ci dice Don Giuseppe che: “Oggi sentiamo il primo dei cosiddetti carmi del servo del Signore. Tutto quanto leggiamo – alla luce di ciò che fu vissuto da Gesù nella sua esperienza tra noi – ha un significato anticipatore… Alla venuta di Gesù è stato spontaneo vedere in lui il ‘servo’ per eccellenza, soprattutto quando si parlerà delle sue sofferenze…”
Il brano degli Atti degli Apostoli riporta le parole di Pietro che – dopo la discesa dello Spirito Santo – afferma solennemente che Gesù Cristo è Signore di tutti. “Per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti”(At 10,36), tutti sono dunque chiamati alla salvezza e ciò in radicale contrasto con “il potere del diavolo” (At 10,38).
Potere del male di cui si percepisce la forza distruttrice nella nostra vita e nelle vicende storiche.
Il Vangelo di Matteo ci propone il brano relativo al battesimo di Gesù nel Giordano. Su Gesù avviene la manifestazione dello Spirito e si fa udire la voce del Padre. Ci dice Don Giuseppe che: “E’ forse la manifestazione più sensibile della Santissima Trinità narrata dai vangeli.”
Don Giuseppe, riflettendo su questi brani e, in particolare, sul brano relativo al battesimo di Gesù, si domanda di quale prova “c’è ancora bisogno per riconoscere a Gesù l’importanza più totale per la persona e l’insegnamento”.
Dice ancora Don Giuseppe: “Invece Gesù si allontana dalla scena e nessuno gli corre dietro (solo il demonio lo perseguita nel deserto!).”
Don Giuseppe ci invita quindi a riflettere sul fatto che, seppure la rivelazione di Gesù è stata pubblica, il suo recepimento, la sua comprensione non sono semplici anche in noi stessi.
Il Salmo è detto inno al Signore della bufera perché evoca la potenza e la gloria di Dio che vince i nemici e porta la pace.
RIT: Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.
Date al Signore, figli di Dio, /
date al Signore gloria e potenza. /
Date al Signore la gloria del suo nome, /
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. /
La voce del Signore è sopra le acque, /
il Signore sulle grandi acque. /
La voce del Signore è forza, /
la voce del Signore è potenza.
Tuona il Dio della gloria, /
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». /
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo, /
il Signore siede re per sempre. (Sal 29/28, 1-2; 3ac-4; 3b e 9b-10)
Quanto bisogno abbiamo di pace! Anche in questi giorni santi, nei quali i fratelli ortodossi celebrano il Natale, le armi non cessano di far sentire la loro terribile voce.
Uniamoci nella preghiera chiedendo la pace, chiedendo la capacità di riconoscere Gesù nel suo manifestarsi anche nella nostra storia.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi rinnovo gli auguri più cari e Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Ricordo gli incontri di formazione di sabato 28 gennaio e sabato 25 febbraio (Consolata, ore 15,30, segue Messa e cena fraterna, oratore Mons. Savarino). Tema i primi secoli del cristianesimo.
Battesimo di Gesù – A – 8. 1. 2023
Letture bibliche: Is 42, 1-4.6-7; At 10, 34-38; Mt 3, 13-17
Una delle pagine più note del profeta Isaia (qui siamo nella seconda parte, il Deuteroisaia) ci presenta un personaggio misterioso, chiamato semplicemente da Dio “il mio servo” (qui, all’inizio), depositario di una missione unica. Molte persone hanno avuto compiti speciali; la più misteriosa probabilmente è questo “servo”, che è stato identificato con più figure: all’inizio probabilmente con l’intero popolo d’Israele. Alla venuta di Gesù è stato spontaneo vedere in lui il “servo” per eccellenza, soprattutto quando si parlerà delle sue sofferenze. Oggi sentiamo il primo dei cosiddetti carmi del servo del Signore. Tutto quanto leggiamo, alla luce di ciò che fu vissuto da Gesù nella sua esperienza tra noi, ha un significato anticipatore: il mio servo, il mio eletto, il mio spirito su di lui (“ti ho preso per mano”), sarà misericordioso (“non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà… proclamerà il diritto…non si abbatterà”), con la missione di stabilire pace, nella giustizia. La prima impressione, nel leggere, è che si tratti di un sogno; se poi guardiamo l’uomo che si immerge per il battesimo nel Giordano e, nel giro di pochissimi anni, sarà inchiodato su una croce, vien da pensare a un assurdo. Ma la sua vicenda non si arresterà lì, perché egli uscirà dal sepolcro…
Gli Atti degli Apostoli riportano cinque discorsi tenuti da Pietro dopo la discesa dello Spirito Santo; oggi sentiamo un brano dell’ultimo di essi, tenuto nella casa di un funzionario pagano. Domina il grande principio: “Dio non fa preferenza di persone”, dunque non distingue tra ebrei e pagani. Infatti al termine del discorso Pietro battezzerà quel funzionario e tutta la sua famiglia, nonostante si tratti solo di pagani. Gesù “è il Signore di tutti”, in radicale contrasto con il “potere del diavolo”.
Dal vangelo di Matteo viene proposto il racconto del battesimo di Gesù, con il particolare commovente del dialogo tra il Battista stesso e Gesù. Questi dice al Battista, che protesta di essere lui ad aver bisogno del battesimo, che “conviene che adempiamo ogni giustizia”: ed è Gesù che riceve il battesimo. Ma proprio qui incontriamo la grande rivelazione: su Gesù, mentre esce dall’acqua del fiume Giordano, avviene la manifestazione dello Spirito Santo e si fa udire la rivelazione del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato”. E’ forse la manifestazione più sensibile della Santissima Trinità narrata dai vangeli. Il Gesù che esce dall’acqua del Giordano (mentre – dice Giovani – è lui, il battezzatore, ad avere bisogno di purificazione, non Gesù) ha dato la manifestazione più evidente della natura del suo comportamento. Intanto giunge improvvisa la voce dal cielo che porta la conferma divina: “Questi è il figlio mio, l’amato”. E’ il Padre di quel Figlio divino che parla, e qui si arresta l’episodio, per dare spazio allo scontro tra Gesù e il tentatore, nel deserto.
Questi è il Figlio mio, l’amato
In una riflessione un po’ superficiale verrebbe l’impulso di dire: dopo un fatto rivelatorio del genere di quale prova c’è ancora bisogno per riconoscere a Gesù l’importanza più totale per la persona e l’insegnamento? Invece Gesù si allontana dalla scena e nessuno gli corre dietro (solo il demonio lo perseguita nel deserto!). Una prima risposta ci viene spontanea: la rivelazione è stata pubblica, ma non sappiamo quanti l’hanno recepita. Ed è proprio questo il punto: rivelazione e comunicazione totale non necessariamente coincidono. E poi dobbiamo avere ben chiara la distinzione tra comunicazione e avvertenza di accezione. Anche oggi Dio continua a comunicare, ma non sappiamo le modalità e l’intensità di recezione. Noi ci troviamo nella condizione di chi ha ricevuto molto ed è certo oggetto di esame di coscienza la verifica di quanto e come abbiamo assimilato.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/