Domenica 22-1-23 – III Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
sento le letture di questa domenica 22-1-2023 – III domenica del Tempo Ordinario A – caratterizzate dalla forza della Parola di Dio.
La prima lettura è tratta dal profeta Isaia (proto Isaia 765-700 a.C.).
Come ci dice Don Giuseppe: “Qui è tutto un messaggio di gioia, col pieno trionfo della luce.”. E’ la profezia che per realizzarsi attraverserà i secoli.
Ma prima il profeta aveva ricordato che il re dell’Assiria, come le acque di un fiume “irromperà in tutti i suoi canali / e strariperà da tutte le sue sponde.”(Is 8,7). E ancora: “Sappiatelo, popoli: sarete frantumati.” (Is 8,9)
Gli Assiri erano lo strumento in mano a Dio perché un popolo che camminava nelle tenebre potesse vedere la luce.
Le tribù di Zàbulon e Nèftali erano due delle nove tribù che alla morte di Salomone (vissuto circa dal 970 al 930 a.C.) si staccarono dal regno di Giuda dando vita al regno di Israele che, in quegli anni aveva come capitale Samaria. Questo regno era più popoloso rispetto a quello di Giuda, ma considerato non tanto sicuro nella dottrina e nella fedeltà a Dio.
La Galilea si trova nel territorio di Zàbulon e Nèftali. Questa terra, al tempo di Isaia, fu invasa e saccheggiata dagli Assiri e le popolazioni deportate.
Nel brano di Isaia letto oggi, la Parola che domina sulla storia può dunque dire che Dio: “In passato umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.” (Is 8,23b). Si prospetta un futuro di salvezza e la luce partirà dalla Galilea.
L’evangelista Matteo, che mette in risalto costantemente il compimento delle scritture dell’Antico Testamento nella vita di Gesù, riprenderà, nel Vangelo di oggi, proprio questa profezia ponendola come premessa, inizio della predicazione di Gesù. La potenza della Parola di Dio che attraversa i secoli, ci guida verso la luce.
Nel brano della prima lettera ai Corinzi Paolo, di fronte alle divisioni di quella comunità, afferma: “E’ forse diviso Cristo?”. Don Giuseppe sottolinea come: “gli evangelizzatori non siano importanti, ma sono da vedere nella categoria degli strumenti, non delle cause principali che finiscono per mettere in ombra la persona stessa e l’opera di Gesù.”
Gesù è la causa principale, Lui è il Logos che illumina la storia, Lui è la Parola di Dio che esprimendosi opera.
Il brano di Matteo è introdotto dalla profezia di Isaia che si compie in Gesù.
Gesù, infatti, dopo l’arresto di Giovanni, “si ritirò nella Galilea” (il verbo greco è “anachorèo”, da cui anche anacoreta, eremita, contemplativo), andando ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e Nèftali. “Da allora cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.” (Mt 4,17).
Il seguito è dominato, come ci dice Don Giuseppe, da una scena: “semplice e dotata di una sonorità inimmaginabile: a uomini che pensano e fanno tutt’altro Gesù dice semplicemente ‘venite dietro a me’ e loro lasciano reti e barche e – Giacomo e Giovanni – anche il loro padre.”
Anche qui vediamo all’opera la potenza della Parola di Dio che cambia, in un istante, la vita degli uomini assegnando loro un nuovo destino.
Il Salmo, attribuito a Davide, ci invita a vedere nel Signore la nostra luce e la nostra salvezza, il Salmo ci invita a non avere paura perché il Signore è la nostra difesa.
RIT: Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza: /
di chi avrò timore? /
Il Signore è difesa della mia vita: /
di chi avrò paura? /
Una cosa ho chiesto al Signore, /
questa sola io cerco: /
abitare nella casa del Signore /
tutti i giorni della mia vita, /
per contemplare la bellezza del Signore /
e ammirare il suo santuario. /
Sono certo di contemplare la bontà del Signore /
nella terra dei viventi. /
Spera nel Signore, sii forte, /
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. (Sal 27/26 1-4-13)
Il Salmo ci dice “sii forte”. Ripetiamo questa Parola del Signore, ripetiamola nei momenti in cui ci sentiamo soli, abbandonati, inquieti, incerti lungo il cammino irto e difficile della vita.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio sentiamoci uniti con lo sguardo rivolto alla Parola del Signore che è luce sul nostro cammino, perché sia luce sul cammino di tutti gli uomini.
Contardo Codegone
P.S.
- Ricordo l’incontro di formazione sabato 28 gennaio 2023, ore 15,30, presso la Consolata tenuto da Mons. Savarino sui primi secoli cristiani. Segue, per chi lo desidera, la Santa Messa e la cena fraterna (per chi pensa di fermarsi a cena è bene darne conferma).
- Ricordo che riprenderemo le nostre Sante Messe del primo martedì del mese il 7 marzo 2023.
- Gli Esercizi Spirituali Amcor si terranno a Susa il 14-15 e 16 aprile 2023. Saranno diretti da Don Priotto sul tema del Pentateuco.
III dom. t. ord. A – 22 gennaio 2023
Letture: Is 8, 23b-9,3; 1 Co 1, 10-13.17; Mt 4, 12-23
La prima lettura, tratta dalla prime profezie di Isaia, inizia con un riferimento alla situazione delle regioni del Nord della terra d’Israele (i territori delle tribù di Zabulon e di Neftali), che hanno avuto gravi dissesti per opera degli Assiri nel secolo VIII a. C. Il profeta a nome del Signore predice che cesserà l’umiliazione delle invasioni e la tribolazione della guerra. Solo il futuro dirà come sono da accogliere queste predizioni. Qui è tutto un messaggio di gioia, col pieno trionfo della luce. L’interpretazione da dare non sarà – come sovente accade per la profezia – letterale, come mostra la citazione che ne fa l’evangelista Matteo (lo leggeremo fra poco nel brano evangelico di Matteo; la “grande luce” per la predicazione che Gesù sta iniziando “nella regione di Zabulon e di Neftali”).
Nella prima Lettera ai Corinzi Paolo prende posizione contro una brutta caratteristica di quei cristiani, molto portati alla litigiosità e in continua lotta per motivi di prestigio. Qui la sana dottrina si limita ad affermare che il punto di partenza per la loro appartenenza alla comunità cristiana non è l’essere di Paolo oppure di Apollo oppure di Cristo, con la pretesa di stabilire anche una … classifica di cristianità. Chi è stato crocifisso per noi è soltanto Cristo, che ha mandato lo stesso Paolo ad annunciare il vangelo. Una parola è indicativa delle preoccupazioni di Paolo: “E’ forse diviso Cristo?”. Egli non vuol dire che gli evangelizzatori non siano importanti, ma sono da vedere nella categoria degli strumenti, non delle cause principali, che finiscono per mettere in ombra la persona stessa e l’opera di Gesù. Lui è la causa principale unica della nostra salvezza; tutti gli altri sono strumenti.
Nella lettura evangelica ritroviamo il nostro maestro di quest’anno, Matteo, che narra gli inizi della vita pubblica di Gesù, dopo il suo battesimo e le tentazioni nel deserto. In un tempo che non deve essere stato lungo è avvenuto l’arresto di Giovanni e Gesù lascia il villaggio di Nazaret per stabilirsi nel paese più grande di Cafarnao, in pieno territorio delle tribù settentrionali di Zabulon e Neftali. E inizia a predicare. Egli riassume la sua predicazione nella frase: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Ma intanto Gesù – possiamo dire scherzando – non perde tempo e perfeziona la sua solita frase con inviti specifici: dalla spiaggia del lago vede due coppie di fratelli, pescatori, intenti alla faccende del loro mestiere. La scena è semplice e dotata di una sonorità inimmaginabile: a uomini che pensano e fanno tutt’altro Gesù dice semplicemente “venite dietro a me” e loro lasciano reti e barche e – Giacomo e Giovanni – anche il loro padre. Possiamo porci tutte le domande che ci vengono in testa, ma l’accoglienza di quella chiamata ha capovolto la vita di quei pescatori e ne ha fatto capofila di una schiera di esseri umani che continuano a passarsi parola e a intraprendere il ‘mestiere’ più rischioso, insicuro, povero di senso, eppure beatificante, consolante e anche entusiasmante. Questa chiamata si ripeterà infinite volte, con variante successo, ma sarà sempre una chiave di orientamento che si è presentata in modo misterioso sul cammino di ogni figlio e figlia di Dio. E al termine della vita sarà gioia ogni volta che ricorderemo un sì, ma anche tristezza ogni volta che l’invito è andato a vuoto.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/