Domenica 19-3-23 – IV Quaresima A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 19-3-23 sono collegate dall’immagine della luce e della tenebra. La festa di San Giuseppe è rimandata al lunedì successivo 20 marzo.
Questa domenica, caratterizzata dai paramenti rosa, è detta “laetare”. Trae infatti questa denominazione dall’ ‘Antifona di ingresso’ tratta dal profeta Isaia che invita alla gioia:
“Rallegrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l’amate radunatevi.
Sfavillate di gioia con essa,
voi che eravate nel lutto. Così gioirete
e vi sazierete al seno delle sue consolazioni.” (Is 66.10-11)
La prima lettura è tratta dal primo libro si Samuele che narra della unzione di Davide a re.
I due libri di Samuele fanno parte dei cosiddetti ‘libri storici’ e seguono quelli di Giosuè, dei Giudici e di Rut.
Il libro di Giosuè narra della conquista della Terra promessa e termina con il commiato e la morte di Giosuè che ne è il personaggio principale.
I padri hanno riconosciuto in lui una prefigurazione di Gesù, non solo per il nome, ma anche perché il passaggio del Giordano verso la Terra promessa è assimilabile al battesimo di Gesù che introduce a Dio e all’espansione della Chiesa.
Il libro dei Giudici (sei maggiori e sei minori) narra le vicende di questi eroi liberatori, scelti direttamente da Dio per una missione di salvezza.
Il quadro cronologico – ancora dibattuto tra gli storici – porta a un periodo di circa 480 anni che la storia deuteronomista pone tra l’uscita dall’Egitto e la costruzione del tempio (1Re 6,1). In questo contesto le storie dei giudici comprendono il periodo compreso tra la morte di Giosuè e l’inizio del ministero di Samuele.
Il libro di Rut narra la storia di questa donna moabita, non ebrea dunque, che sarà madre di Obed, nonno di Davide. Questo racconto esprime fede nella provvidenza e spirito universalista. Matteo ha incluso il nome di Rut nella genealogia di Cristo (Mt 1,5).
I libri di Samuele accostano e fondono tradizioni diverse sugli inizi del periodo monarchico. Samuele ha, infatti, un ruolo essenziale nella storia dell’istituzione della monarchia. I libri di Samuele riguardano il periodo che va dalle origini della monarchia israelita fino alla fine del regno di Davide. Un periodo che possiamo collocare dal 1050 a.C., espansione dei Filistei, fino alla morte di Davide posta dalla tradizione intorno al 970 a.C. quando Davide era re di Israele e di Giuda.
Questi libri di Samuele evidenziano, sotto il profilo religioso, le difficoltà di un regno di Dio sulla terra. I Padri videro un parallelo tra la vita di Davide e quella di Gesù, in quanto Gesù, eletto per la salvezza di tutti, re del popolo spirituale di Dio è tuttavia perseguitato dai suoi.
Don Giuseppe ci dice che: “Il messaggio della prima lettura si apre su una prospettiva di profondità infinita, perché da questo re nascerà il Messia, figlio di Davide…”
Circa la seconda lettura, tratta dalla lettera agli Efesini, Don Giuseppe ci ripete l’invito del Signore: ‘ “Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”: fin quando si rimane nella zona delle tenebre non si raccolgono frutti.’
Il Vangelo di Giovanni ci narra il ritorno alla vista del cieco nato. Don Giuseppe ci ricorda, come è avvenuto per il cieco nato, che “Gesù, passa anche nella mia vita e ritorna, oggi, domani, fino alla fine, quando suona l’ora dell’incontro.”
Il nostro peccato, ci ricorda Don Giuseppe: “è, in radice, pretesa di vedere: vedo io, decido io, ho diritto e voglio scegliere io… non ho bisogno di redenzione, basto a me stesso.” La fiducia nel Signore, la consapevolezza che è da lui che viene la salvezza, ci devono guidare.
Il Salmo esprime proprio questa consapevolezza che il Signore è il mio pastore, è lui che mi guida, che mi nutre, che mi offre la sua casa. L’angoscia cede il passo alla consolazione.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. (Sal.23/22)
Stringendoci a Don Giuseppe ci abbandoniamo alla fiducia nel Signore che guida i nostri passi insicuri.
Con Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, ci sentiamo uniti nella preghiera per la pace, per i migranti, per quanti sono nella disperazione, per noi e le nostre famiglie.
Contardo Codegone
P.S.
- Vi ricordo le nostra assemblee soci Amcor per il pomeriggio di sabato 25 marzo 2023 presso la Chiesa del Santo Sudario, ore 15,30 (Via Piave angolo Via San Domenico), con entrata da via San Domenico 28.
Dovremo aggiornare il nostro Statuto, approvare il Rendiconto finanziario 2022, e dare indicazioni sul futuro della nostra associazione.
Con grande gioia Vi ricordo che è prevista la presenza di Don Giuseppe e Don Roberto Gottardo che concelebreranno.
- Gli Esercizi Spirituali per soci e amici Amcor si terranno a Susa il 14-15-16 Aprile. Relatore Don Priotto, Tema Introduzione al Pentateuco e, in particolare, alla figura di Mosè. 3. Ci stringiamo intorno a Don Giuseppe per il suo onomastico e preghiamo con lui il Signore che guida le nostre vite.
IV Domenica di Quaresima A – 19.3.2023
Letture: 1 Sam 16, 1b.4.6-7.10-13; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41.
E’ la domenica del miracolo del cieco nato. Gesù ha sconfitto satana, il tentatore (I dom. di quaresima), ha ricevuto la conferma della sua missione dal Padre sul Tabor (II dom.), ha confidato alla samaritana un nucleo del suo segreto (III dom.) e oggi confida al cieco nato uno dei suoi nomi divini (“Figlio dell’uomo”), ottenendo la piena adesione della sua fede.
Qualche insegnamento dalle Letture: Il giovanissimo Davide viene unto re: le scelte di Dio non sono le nostre. Il messaggio della prima lettura si apre su una prospettiva di profondità infinita, perché da questo re nascerà il Messia, figlio di Davide: proprio dal “seme di Davide” proverrà Gesù, come ricorda il nostro evangelista (Gv 7,42), in un contesto di polemica simile a quella che incontriamo nel vangelo, quando si discute se Gesù sia il Cristo. Nella seconda lettura raccogliamo la raccomandazione “Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”: fin quando si rimane nella zona delle tenebre non si raccolgono frutti. Il miracolo che ci narra Giovanni nel brano evangelico descrive il cammino verso la luce percorso da un poveretto nato cieco, che acquista con la vista del corpo una lucidità interiore che egli difende al di sopra di ogni rischio e paura, a differenza degli avversari di Gesù, che sono ciechi proprio perché presumono di vedere e si precludono così la libertà di accogliere il messaggio degli insegnamenti e dei “segni” operati da Gesù.
Il ritorno alla vista del cieco nato: Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù lascia la Galilea e non vi torna più; dalla pasqua si è passati alla festa delle capanne e presto giungerà l’ultima pasqua, quella dell'”ora” di Gesù. Egli si muove nella città, ma il centro d’interesse è il tempio. “Passando”, Gesù vide il cieco, che non aveva mai goduto della vista. Non riusciamo a frenare la domanda: e se non fosse passato di lì? E poi la preghiera: Gesù, passa anche nella mia vita e ritorna, oggi, domani, fino alla fine, quando suona l’ora dell’incontro. E subito inizia un dialogo fitto, prima con i discepoli, poi con il cieco a cui Gesù ha ridato la vista e poi con la gente, soprattutto con quanti non ammettono che un prodigio come quello sia segno di uno straordinario “divino” in Gesù. Anche perché c’è una controindicazione: il miracolo è stato compiuto di sabato, e per di più con un’azione terapeutica, facendo del fango e spalmandolo sugli occhi del cieco. Ma questi non si lascia turbare: quello che Gesù ha fatto è segno di qualcosa di indicibilmente superiore e bisogna concludere che chi fa tali cose è da Dio. La reazione è molteplice: anzitutto quella vigliacca dei genitori, che non si lasciano commuovere dalla fortuna del figlio (forse sono anche scontenti che ora non potrà più chiedere l’elemosina!), poi quella testarda dei farisei, che continuano a sbandierare l’obiezione del sabato e non si lasciano commuovere da quella che è la vera risposta, intuita e contrapposta dall’ex-cieco: “Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla”. E per questa verità riceve il titolo di peccatore: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. Qui le posizioni si immobilizzano: il cieco accetta la rivelazione finale di Gesù su se stesso, Figlio dell’uomo (“Credo, Signore”), mentre per gli avversari suona la parola finale di Gesù: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”. Anche il mio peccato, e il peccato del mondo, ieri oggi e sempre, è, in radice, pretesa di vedere: vedo io, decido io, ho diritto e voglio scegliere io… non ho bisogno di redenzione, basto a me stesso. O Signore, devi proprio… rompermi la testa, se vuoi salvarmi!
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/