Domenica 26-3-23 – V Quaresima A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 26-3-23, V di Quaresima A, le sento collegate dal tema dello spirito che è resurrezione e vita.
Il primo brano è tratto dal libro del profeta Ezechiele (nato circa nel 620 a.C. e morto circa nel 570 a.C.). Ezechiele ha svolto la sua attività, fino alla sua morte, tra gli esiliati di Babilonia (conquista di Gerusalemme 597 a.C. – ritorno degli esiliati in Israele 539 a.C.). Ricordo che Ezechiele e Geremia (650 – 587 a.C.) hanno predicato nella stessa epoca senza che nessuno dei due richiami il ministero dell’altro.
Il libro di Ezechiele, dopo una introduzione (1-3) nella quale narra di come abbia ricevuto la sua missione da Dio, si articola in quattro parti:
la prima (4-24) contiene i rimproveri agli israeliti prima dell’assedio di Gerusalemme,
la seconda (25-32) contiene le maledizioni alle nazioni complici della nazione infedele,
nella terza (33-39), durante e dopo l’assedio, il profeta consola il suo popolo (da questa sezione è tratta la citazione del brano di oggi),
nella quarta (40-48) il profeta Ezechiele parla della comunità futura ristabilita in Palestina. In una visione apocalittica di una valle piena di scheletri che si ridestano, Ezechiele vuole mostrare come anche i morti debbano partecipare a questo ritorno che è simbolo di resurrezione e di vita.
Ezechiele si caratterizza anche per le visioni narrate, queste visioni aprono un mondo fantastico. I quattro animali del carro di YHWH, il formicolio di bestie e di idoli nel tempio, la pianura di ossa che si animano, il tempio futuro con la sua architettura utopistica e fiumi di sogno. Vi sonio quadri allegorici come il faraone coccodrillo, l’albero gigante, la discesa agli inferi che creano una atmosfera quasi di orrore sacro di fronte al mistero del divino. Per questo Ezechiele è considerato all’origine delle correnti apocalittiche e prelude alle visioni di Daniele (tradizionalmente considerato nato all’incirca nel 620 e morto nel 530 a.C. in realtà attribuito a un Daniele, ma scritto in epoca successiva) e influenza anche l’Apocalisse di San Giovanni.
E’ importante sottolineare come la dottrina di Ezechiele sia incentrata sul rinnovamento interiore. È sarà Dio stesso che donerà un cuore nuovo e uno spirito nuovo (18,31), dono che viene dalla benevolenza propria di Dio. In questa dimensione Ezechiele anticipa la teologia della grazia che San Giovanni e San Paolo svilupperanno.
Don Giuseppe ci ricorda il messaggio di Dio tramite il profeta al suo popolo in esilio: “apro i vostri sepolcri …. e vi riconduco nella terra di Israele” (Ez 37,12) … “farò entrare in voi il mio spirito.” (Ez 37,14). E’ l’azione salvifica di Dio che precede l’agire dell’uomo.
Don Giuseppe poi, riprendendo il brano di Paolo tratto dalla lettera ai Romani, ci dice che “Dio ci incoraggia con l’assicurazione che lo Spirito di Dio abita in Voi” (Rm 8,11) e quindi riceveremo anche noi il dono della resurrezione dai morti.
Don Giuseppe infine ci guida alla lettura del Vangelo di Lazzaro: “Il lungo brano evangelico conclude l’insegnamento sulla nostra resurrezione narrando l’intervento di Dio che richiama in vita l’amico Lazzaro secondo il racconto commovente che ne fa l’evangelista Giovanni.”
Il Salmo penitenziale, forse meglio il Salmo della speranza che cantiamo questa domenica esprime la fiducia nel Dio salvatore al quale si rivolge il nostro grido.
Mi risuona nel cuore il testo latino di questo Salmo tante volte recitato con i miei genitori:
“De profundis clamavi ad te, Domine,
Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes
in vocem deprecationis meae.
…
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe. (Sal 130/129)
Signore, ascolta il nostro grido, ascolta la voce che viene dal profondo del nostro essere, ferma le guerre, donaci pace, proteggi chi soffre, donaci speranza, abbraccia chi è nel dolore e dona la tua gioia.
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grade abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
Importante – Sabato 25-3-23 Assemblea straordinaria e ordinaria dei soci Amcor, ore 15,30 Via San Domenico 28 (angolo via Piave). Segue S. Messa concelebrata nella Chiesa del S. Sudario da don Giuseppe e da Don Roberto Gottardo. Se non potete essere presenti di persona è molto importante rilasciare una delega da inviare alla e-mail dell’Amcor amcor.onlus@libero.it
Gli Esercizi Spirituali si terranno a Susa, Villa San Pietro, il 14-15 e 16 aprile. Gli Esercizi saranno tenuti da Don Priotto sul Pentateuco e, in particolare, sulla figura di Mosè.
Settimanale AMCOR
26 – 3 – 2023 Dom. V di Quaresima A
Letture: Ez 37, 12-14; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45. Procede il grande insegnamento della Quaresima, che ci ha presentato Gesù prima modello di comportamento nella tentazione (I dom. di quaresima), poi trasfigurato sul monte (II dom.), donatore dell’acqua di vita nel dialogo con la Samaritana (III dom.), premio della fede e donatore della vista al cieco nato (IV dom.) e oggi ci presenta Gesù che, a favore di Lazaro, dimostra la verità di uno dei famosi “Io sono – la risurrezione e la vita”.
Qualche insegnamento dalle letture: Il profeta Ezechiele trasmette il messaggio di Dio al suo popolo che sta soffrendo in esilio: “aprirò le vostre tombe”. Pegno sarà il grande dono dello Spirito: “Farò entrare in voi il mio spirito”; e conclude la proclamazione solenne “l’ho detto e lo farò”. Solo in Gesù questa parola avrà la sua piena realizzazione e, grazie a lui, nella vicenda di ognuno di noi. San Paolo ci accompagna anche in questa domenica con il suo grande annuncio ai cristiani di Roma e ci incoraggia con l’assicurazione che “lo Spirito di Dio abita in voi”, lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti; questo dono della risurrezione dai morti allo stesso modo verrà concesso anche ai nostri “corpi mortali”. Il lungo brano evangelico conclude l’insegnamento sulla nostra risurrezione, narrando l’intervento di Gesù che richiama in vita l’amico Lazzaro secondo il racconto commovente che ne fa l’evangelista Giovanni. La risurrezione di Lazzaro: Gesù si è allontanato da Gerusalemme per sfuggire a un tentativo di cattura da parte dei suoi nemici e viene raggiunto dalla notizia della malattia dell’amico Lazzaro. Questi ha due sorelle, Marta e Maria, che si rivolgono a Gesù perché guarisca Lazzaro. Deve esserci una dolce familiarità tra loro, perché si accontentano di avvertire Gesù che “colui che tu ami” è ammalato. Ma Gesù tergiversa, con misteriose affermazioni sulla natura di quella malattia, per la gloria di Dio e di lui stesso, il figlio di Dio. I discepoli sono disorientati (sembra un po’ il gusto di Gesù, anche oggi, vero?) e Tommaso, sempre di lingua pronta, esce in una esclamazione che è molto più realistica di quanto lui pensi: “Andiamo anche noi a morire con lui”. Accadrà proprio in un futuro che solo il Signore conosce e che è stato condiviso da tanti discepoli. Arrivano a Betania (vicina a Gerusalemme) con il ritardo che Gesù aveva voluto, e alle porte del villaggio avvengono due incontri, con ognuna delle due sorelle. Non sono incattivite, ma molto tristi, perché Gesù arriva solo adesso, quando non c’è più niente da fare. Ma non è vero, e Gesù conduce con tanta delicatezza prima Marta (che è la teologa della circostanza) e poi Maria ad aprirsi alla fiducia nell’impossibile: “Io sono la risurrezione e la vita”, ricevendo in risposta la professione di fede di Marta: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Ma tutte le sicurezze della fede delle sorelle e tutta la consapevolezza di Gesù stesso non impediscono i sospiri di Maria e Marta e il pianto di Gesù: “Guarda come lo amava!”. Ed è sempre così, anche quando il nostro dolce Signore ci fa partecipi della sua sofferenza: lui soffre con noi. A più riprese, in poche righe, l’evangelista narrante ricorda Gesù commosso profondamente, in lacrime. Poi Gesù comanda di togliere la pietra che chiudeva l’entrata del sepolcro, rivolge la preghiera di ringraziamento al Padre, che con il miracolo gli concede di dare questo segno supremo della sua missione. Lazzaro esce dal sepolcro, avvolto ancora in quegli indumenti sepolcrali che anticipano parzialmente la descrizione degli indumenti funebri che saranno usati per Gesù. La nostra pericope si chiude col ricordo delle molte adesioni di fede che seguirono a quel grande miracolo. Lazzaro incontrerà nuovamente la morte e andrà incontro al Signore come ognuno di noi, per vincere poi definitivamente quella nemica-sorella che lo porterà tra le braccia del suo grande Amico. Purtroppo il racconto evangelico continua con una notizia terribile (che non viene letta oggi): alcuni dei testimoni vanno a riferire ai capipopolo quanto Gesù aveva fatto e questi decidono di combattere l’entusiasmo popolare eliminando Gesù. Così nel giorno stesso in cui Gesù dà la vita a un defunto l’autorità del suo popolo decide di eliminare la sua vita. Nel racconto della passione non suonerà più un nuovo pronunciamento di condanna. Ma noi chiediamo al nostro dolce Signore la grazia di non dimenticare mai che lui è la vita e che sempre lui ci attende per ridarcela.
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/