Domenica 14-5-23 – VI di Pasqua A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 14-5-23 ci preparano alla Pentecoste e lo Spirito diventa centrale nella nostra riflessione. Vi allego il testo delle Letture.
Gesù non ci lascia soli. Abbiamo ricevuto, riceviamo e riceveremo lo Spirito della verità. Sono parole impegnative.
Gli Atti ci presentano il cammino diversificato delle prime comunità cristiane. Filippo predica in Samaria e molti si convertono. La Samaria da terra di eretici diventa terra di credenti la vera fede.
Gli Apostoli sentono il bisogno di effondere su questi nuovi convertiti lo Spirito. Essi avevano già ricevuto il battesimo. Don Giuseppe ci spiega che: “ Questa effusione interviene sul battesimo già ricevuto da quei credenti: la Chiesa vi ha visto un nuovo sacramento, la confermazione.”
E’ un cammino non facile quello della prima comunità. Don Giuseppe dice: “viene da domandarci che cosa ne capissero gli uditori di Gesù, a cominciare dagli Apostoli…. Il mistero della Rivelazione è grande, ma Gesù ha fiducia.”
Prosegue Don Giuseppe spiegandoci che il Paraclito: “sarà l’anima dell’evangelizzazione e il difensore per eccellenza della causa di Gesù nel continuo scontro che le forze del male muoveranno contro Gesù e i suoi interessi. Nei discorsi d’addio Gesù nomina cinque volte il Paraclito e noi lo incontriamo sempre al fianco di Gesù e nostro, per difendere gli interessi di Gesù e nostri, con la sua luce e la sua forza.”
Sentiamo in tutta la sua drammatica presenza, anche oggi, lo scontro con le forze del male. La guerra in Ucraina e in Africa, la disperazione dei migranti, l’incertezza su ciò che sia vero, le malattie, l’angoscia che tante volte tenta la nostra anima.
Il Salmo si presenta come un inno di ringraziamento collettivo in uno stile universalistico che richiama Isaia (“Consolate, consolate il mio popolo / dice il vostro Dio…” Is da 40 a 55).
Non siamo soli, dunque, lo Spirito di Verità è con noi. Dobbiamo camminare non temendo di pregarlo, di supplicarlo, soprattutto quando il male sembra sopraffarci.
RIT: Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. (Sal 66/65)
Dunque possiamo ripetere, insieme a tutta la Chiesa: “Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera…”
Insieme a Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio sentiamoci uniti nella preghiera di ringraziamento al Signore.
Contardo Codegone
P.S.
Sabato 20 maggio 2023 (ore 15,30 presso la Chiesa del Santo Sudario – Via Piave angolo Via San Domenico) avremo un secondo incontro con Mons. Savarino che riguarderà le prime comunità cristiane.
Proseguendo il nostro cammino di formazione verrà approfondita l’epoca che va dai primi Grandi Concili (Concili di Nicea 325, Costantinopoli 381, Calcedonia 451) fino all’epoca di Papa San Gregorio Magno (540-604).
A questo Papa è fatto risalire il canto gregoriano. Egli inoltre scrisse anche la vita di San Benedetto.
E’ un periodo storico ricchissimo e poco conosciuto. Sarà una occasione importante nel nostro cammino di approfondimento della fede e di conoscenza del crescere di quelle comunità cristiane.
Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a conoscere il cammino di quelle comunità per trarne occasione di riflessione su quanto accade oggi.
Seguirà, alle 17,30, la Santa Messa nella Chiesa del Santo Sudario.
Settimanale AMCOR
14 – 5 – 2023 Dom. VI di Pasqua A
Un altro Paraclito, lo Spirito della verità
Letture: At 8,5-8.14-17; 1 Pt 3,15-18; Gv 14,15-21 – Ci avviciniamo alla Pentecoste e lo Spirito sale sempre più alla consapevolezza della nostra riflessione: nella prima Chiesa interviene per confermare la predicazione del “diacono” Filippo (prime vicende di Atti, dopo la Pentecoste). Per la vita quotidiana del credente risuonano le ammonizioni a rispondere a chiunque ci chieda ragione della speranza che è in noi, a imitazione di Cristo, “messo a morte nel corpo ma reso vivo nello spirito” (Prima Lettera di Pietro). Il brano evangelico (prima parte dei Discorsi d’addio di Gesù) si muove nel contesto di domenica scorsa e parla del dono del Paraclito (“un altro”): “Voi lo conoscete, perché rimane presso di voi e sarà in voi”.
Qualche insegnamento dalle letture: La vita della chiesa primitiva inizia un cammino diversificato a seconda dei luoghi dove si svolge e delle persone che la vivono e dirigono. Nel gruppo dei primi sette aiutanti ufficialmente ‘ordinati’ dagli apostoli, si distingueva Stefano, che subì molto presto il martirio, e poi Filippo, che oggi troviamo impegnato nella predicazione in Samaria. Sul gruppo che ha aderito alla predicazione giunge un dono ulteriore, l’effusione dello Spirito invocato dagli apostoli Pietro e Giovanni. Questa effusione interviene sul battesimo già ricevuto da quei credenti: la Chiesa vi ha visto un nuovo sacramento, la confermazione (prima lettura: Atti). La seconda lettura, dalla prima Lettera di Pietro, porta raccomandazioni molto penetranti: “è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti… messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito”. In continuazione con l’effusione dello Spirito, che sentivamo nella prima lettura, il brano evangelico ricupera un ricordo sullo Spirito Paraclito dai discorsi d’addio di Gesù.
Un altro Paraclito, lo Spirito della verità
Non sentiamo parlare lo Spirito, ma Gesù ci parla di lui. Fa parte, importantissima, della sua rivelazione. Tutte le volte che ci affacciamo su questo insegnamento, ci viene da domandarci che cosa ne capissero gli uditori di Gesù, a cominciare dagli Apostoli. Eppure Gesù ne parla con una familiarità che solo la sua ineffabile consapevolezza di sé, del mistero di Dio, gli poteva dare. Da duemila anni viene riproposto questo insegnamento dai discepoli di Gesù, tutte le volte che viene presentata la proposta di seguire Gesù. Il mistero della Rivelazione è grande, ma Gesù ha fiducia: nel Padre, nello Spirito, in se stesso – e anche in noi. Egli ha fiducia che noi rispondiamo di sì alla sua rivelazione e che ci affidiamo a quel grado di comprensione che lui ci concede. E noi, con la sua grazia, ci fidiamo: non c’è bisogno di un alto grado di comprensione per fidarci – basta sapere che questa fiducia Lui la merita tutta. Mi pare che sia proprio quello che Gesù cerca incessantemente di dirci. Lui è quello che dice di essere, e tutto quello che fa è componente della sua Verità. Lui l’affida a noi e ci chiede che a nostra volta noi ci fidiamo, ci affidiamo a lui; e non abbiamo paura di chi sta attorno a noi. La non-fede diffusa non è un argomento contro la nostra fede.
Dunque Gesù, a poche ore di distanza dalla sua crocifissione lascia ai suoi discepoli l’impegno di osservare i suoi comandamenti. Quali, adesso non viene detto, ma non ci illudiamo che siano facili. Per questo egli da parte del Padre ci ottiene un aiuto inatteso, dai nomi misteriosi: “Paraclito, Spirito di verità”. A dire il vero, anche Gesù è Paraclito, come dirà lo stesso San Giovanni nella sua prima Lettera (2,1: “se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo giusto”). Ma adesso, nel discorso di Gesù, Paraclito è un altro, lo Spirito di Verità (che noi chiamiamo con il nome più solito “Spirito Santo”) e noi veniamo introdotti al mistero di questa Persona, della sua presenza e funzione nella nostra vita.
Gesù, Figlio, ci ottiene dal Padre il dono di una presenza costante, duratura, di questa altra persona divina, che è la Verità, porta la Verità, in comunione intima con la persona di Gesù, che è lui pure la Verità. Egli partecipa talmente della verità stessa di Gesù da essere presente e operante dove c’è Gesù, con gli stessi obbiettivi di Gesù. Questa comunanza di obiettivi, nel tempo in cui Gesù non è più visibilmente presente, orienterà l’azione del Paraclito tra quelli che sono di Gesù. Egli sarà l’anima dell’evangelizzazione e il difensore per eccellenza della causa di Gesù nel continuo scontro che le forze del male muoveranno contro Gesù e i suoi interessi. Nei discorsi d’addio Gesù nomina cinque volte il Paraclito e noi lo incontriamo sempre al fianco di Gesù e nostro, per difendere gli interessi di Gesù e nostri, con la sua luce e la sua forza. Noi chiediamo a Gesù di acquistare sempre più familiarità, fiducia, attenzione ubbidiente verso questa Persona misteriosa e benedetta, dolcissima, divenuta “anima della nostra anima”. E intanto esercitiamoci nel colloquio fiducioso con lui, implorando il dono del dialogo: parlandoci, si incomincia a conoscerci meglio, a vincere i sentimenti di estraneità. Penso che questa preghiera gli sia molto gradita.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/