Domenica 23-7-23 – XVI Tempo Ordinario A -Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture, allegate, di questa domenica 23-7-2023 hanno come filo conduttore la sapienza e la giustizia di Dio, che attraverso lo Spirito vengono in aiuto della nostra debolezza, ed il pentimento anch’esso dono di Dio.
Don Giuseppe, paternamente, ci ricorda, parlando delle letture, che: “ogni anno, ogni volta questi testi ci parlano in modo diverso. E’ una consapevolezza che non fa dispiacere, perché ci dà un senso di giovinezza…”.
Per questo riprendiamo (con gioia e malinconia insieme) gli scritti di Don Giuseppe che ci portano la sua saggezza e il suo sorriso.
Riprendiamo dunque, nella prima lettura, un brano tratto dal “Libro della Sapienza”.
Ricordo che sono detti “Libri Sapienziali” cinque testi dell’Antico Testamento cioè: Giobbe, Proverbi, Ecclesiaste (Qoèlet), Ecclesiastico (Siràcide) e Sapienza. A questi si aggiungono, come libri poetici, i Salmi e il Cantico dei Cantici.
Possiamo ricordare che la letteratura “sapienziale”, fin dall’antichità, è presente con varie espressioni in tutto l’oriente mesopotamico e in Egitto.
La sapienza guida l’uomo a conformarsi all’ordine cosmico ed è mezzo per una vita felice e prospera.
Non sempre, però, la felicità è raggiungibile e nella vita vi è l’esperienza del dolore e della morte. Per questo troviamo presente in varie opere sapienziali di quel vasto territorio anche un tono pessimistico.
Israele ha conosciuto questo genere sapienziale e nella figura di Salomone ha visto una sapienza che supera quella dei popoli vicini.
L’ambiente dei sapienti antichi è diverso da quello da cui nacquero gli scritti sacerdotali e quelli profetici (vedi la distinzione tra sacerdoti, saggi e profeti in Ger 18,18).
I sapienti, nei tempi antichi, hanno meno interesse per il culto e non partecipano particolarmente alle disgrazie del popolo né alle sue attese messianiche.
A partire dall’esilio, però, queste correnti si avvicinano e ciò progressivamente arriva fino al Nuovo Testamento ove incontriamo la rivelazione della “Sapienza incarnata”. (“Ecco, ora qui c’è più di Salomone.” Mt 12,42).
Il “libro della Sapienza”, da cui è tratto il brano di oggi, ci è pervenuto in greco e le citazioni della Scrittura seguono la traduzione dei “settanta”. Si ritiene che il libro possa essere stato scritto intorno al 100 a.C. ed è considerato il più recente dei libri dell’ AT.
L’autore si rivolge agli ebrei suoi compatrioti che stanno subendo il fascino della cultura greca di Alessandria d’Egitto. Egli utilizza la dottrina platonica sulla distinzione tra anima e corpo (Sap 9,15) ove l’incorruttibilità è il premio della sapienza.
Circa il brano ripreso nelle letture di oggi, ci dice Don Giuseppe, che esso è un “canto” alla forza di Dio che non è violenza, ma principio di giustizia. Dio è “un padrone della forza” che “governa con molta indulgenza.”
Don Giuseppe sottolinea come questa caratteristica di Dio abbia una conseguenza consolante: “hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento” (dunque, prima che scelta nostra, il pentimento è anch’esso dono di Dio!).
Che bella sottolineatura, come la fede così anche il pentimento è dono Dio, ed è il segno della nostra fede.
Paolo, nel brano tratto dalla lettera ai Romani canta la bontà dello Spirito che viene in aiuto della nostra debolezza.
Matteo, con le parabole della zizzania, del grano di senape e del lievito, porta a conclusione il discorso delle parabole (iniziato e concluso con il tema della semina). Don Giuseppe ci spiega che ciò avviene: “insistendo sull’autonomia del Regno di Dio, che cammina nella storia nonostante le difficoltà e l’indifferenza con cui è accolto.”
Il Salmo, detto preghiera della prova, è una invocazione a Dio, una supplica, e comincia con questo versetto: “Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, …” (Sal 86/85,1).
E’ questa l’invocazione che sorge continua dai nostri cuori. Abbiamo bisogno di sapere che Dio tende l’orecchio verso di noi, che Dio è con noi nel suo mistero, nella sua misericordia.
RIT: Tu sei buono, Signore, e perdoni.
Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.
Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.
Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà. (Sal 86/85 5-6,9-10,15-16)
“Dona al tuo servo la tua forza, …”(Sal 86/85,14). Con il salmista dobbiamo avere il coraggio di chiedere a Dio la sua forza perché viviamo nello scontro tra il bene e il male, tra la luce e la tenebra e abbiamo bisogno della sua forza per vivere, per sentirlo accanto a noi “Dio fedele”.
Con Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, nel ricordo e nella preghiera che unisce, Vi invio un grande, forte abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
23 – 7 – 2023: XVI dom. A
Il seme è la Parola
Letture: Sap 12, 13.16-19; Rm 8, 26-27; Mt 13, 24-43 – Procede il nostro cammino al seguito di Gesù, nostro amico, maestro e sostegno. Il corso dell’anno liturgico ci fa vivere la sua vicenda in un ciclo che si ripete tutti gli anni – ed è però sempre nuovo. A seconda della familiarità che abbiamo con la Sacra Scrittura, quanto ci viene presentato non suona più nuovo: questi eventi – quanto è accaduto dall’annunciazione dell’Angelo a Maria fino alla Pentecoste – li conosciamo. Però credo di interpretare non solo la mia esperienza ma anche la vostra: ogni anno, ogni volta questi testi ci parlano in modo diverso. E’ una consapevolezza che non fa dispiacere, perché ci dà un senso di giovinezza (ricordate la parola di un salmo – 42,4 – che in latino diceva: “ad Deum qui laetificat juventutem meam” – Dio che rallegra la mia giovinezza). Ma capita già per tante altre cose: i ricordi di mia mamma risuonano nella mente e nel cuore con sempre nuovi echi e consapevolezze. Così le esperienze che la Mamma di Gesù mi ha ottenuto nel corso degli anni e che adesso vuole certamente arricchire. Attraverso i ricordi esercitiamo tanti sentimenti legati alla memoria – soprattutto la riconoscenza (non la debbono disturbare i ricordi delle nostre mancanze!).
Qualche insegnamento dalle letture: Il riscontro tra la lettura anticotestamentaria (Sap) e il brano evangelico (Mt) questa volta è un po’ meno facile. La finale del cap. 13 di Matteo porta la conclusione del discorso delle parabole (iniziato e concluso col tema della semina), insistendo sull’autonomia del Regno di Dio, che cammina nella storia nonostante le difficoltà e l’indifferenza con cui è accolto. Il brano del libro della Sapienza è un canto alla forza di Dio, che non è violenza ma principio di giustizia, anzi di indulgenza (chiamato con titolo raro “padrone della forza”, si dice anche che egli “governa con molta indulgenza”). Questo ha una conseguenza consolante: “hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento” (che dunque, prima che decisione nostra, è anch’esso dono di Dio!). Dalla Lettera ai Romani di Paolo leggiamo un brano assai breve, ma denso e consolante, impegnato a cantare la bontà dello Spirito: Egli viene in aiuto alla nostra debolezza, intercede per rendere fruttuosa la nostra preghiera; e questa intercessione è efficace, perché avviene “secondo i disegni di Dio”.
Lo Spirito stesso intercede: Chiediamo a Gesù, il nostro maestro tanto amabile, di trovare un bandolo di insegnamento per la vita, in mezzo alla dovizia di simboli con cui egli rende palpabile il suo progetto di salvezza. Con l’intercessione dello Spirito, Gli diciamo anche noi: “Spiegaci la parabola”, perché diventi vita. Gesù manda un insegnamento ai discepoli di tutti i secoli: il cammino del Regno di Dio nella nostra storia non è un evento trionfale. Se vogliamo misurare la presenza del Regno di Dio nel mondo a partire dai suoi successi, sbagliamo in due sensi: dimentichiamo che il Regno si realizza tra gli uomini ma fa parte del mistero di Dio (che è insondabile), e ci basiamo su criteri di successo esterno, mentre il Regno partecipa del mistero di Gesù, il Risorto Crocifisso. Certo ci possono essere epoche più ricche di segni positivi o di segni negativi, ma noi non siamo in grado di dare un giudizio adeguato: parte dalle apparenze e giunge a una realtà totalmente appartenente al mistero.
Ciò non toglie che in favore del Regno operino i “figli del Regno”, che si impegnano per una buona crescita del Regno, e che ad essi (e a tutti i valori del Regno) si oppongano tutti i “figli del Maligno”. Si tratta di una realtà che coopera alla crescita del Regno o lo combatte. E’ il mistero della compresenza della onnipotenza divina assieme alla libertà della creatura umana. Questa seconda componente non deve essere sottovalutata: sappiamo che il piano di Dio va in porto, ma è coinvolta anche la collaborazione della creatura umana, ed è diversa la condizione di chi vi collabora o vi si oppone.
Ci consola la parola di Paolo udita oggi: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza… intercede con gemiti inesprimibili… per i santi secondo i disegni di Dio”. La nostra debolezza investe la povertà dell’intelligenza e il disorientamento della volontà. Non sarà però la forza del male a prevalere, anche se le apparenze sono contrarie, se sentiamo molti dire (e talvolta ci siamo anche noi con loro) che le cose hanno preso a rotolare per una china che non si può pensare di arrestare. Non dimentichiamo: “lo Spirito stesso intercede”!
Ho letto una frase che sembra uno scherzo, ma che mi pare illuminante: tutti i fratelli e sorelle attorno a me, buoni e non buoni, hanno una somiglianza con Gesù, che li rende preziosi e li fa capaci di lasciare ricordi di bene, e tutti assomigliano allo stesso Cristo.
Cristo è unico perché molti gli assomigliano (Felix Machado)
Vostro don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/