Domenica 6-8-23 – XVIII Tempo Ordinario A – Trasfigurazione del Signore – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
e letture di questa domenica 6-8-2023 ci presentano l’attesa del Messia e la Trasfigurazione di Gesù.
Non abbiamo, questa volta, il commento di Don Giuseppe al quale ci sentiamo profondamente uniti nell’affetto e nella preghiera, diamo quindi solo alcuni cenni di riflessione.
Il libro di Daniele si presenta diviso in due parti.
La prima (cc 1-6) comprende i racconti, in terza persona, di Daniele e dei suoi tre compagni al servizio di Nabucodònosor (634 – 562 a.C.) con le vicende della fossa dei leoni e della fornace ardente. Questo riferimento storico non è realistico e serve da sfondo a vicende successive, legate alla vita di Daniele.
Si ritiene, infatti, che, per i riferimenti storici (cap. 11 – guerra tra Seleucidi e Lagidi e regno di Antioco IV Epifane), la data di stesura del libro di Daniele si possa collocare durante la persecuzione di Antioco IV e prima della sua morte avvenuta il 164 a.C.
I capitoli da 7 a 12 narrano visioni di cui Daniele è il destinatario (es. le quattro bestie, il capro e il montone, le settanta settimane, la visione del tempo della collera e della fine).
Il libro si conclude (cc 13-14) con le aggiunte vicende di Susanna e il giudizio di Daniele (ove si evidenzia il ruolo di Daniele fanciullo) e Daniele e i sacerdoti di Bel (apologhi diretti contro il culto degli idoli).
La prima visione narrata nel capitolo sette (‘Sogno di Daniele: le quattro bestie’), dal quale è tratta la lettura di oggi, comprende una introduzione e una visione narrate in terza persona che presentano un profondo carattere escatologico.
Questo capitolo è considerato uno dei più importanti della letteratura apocalittica (il trono del vegliardo simbolo di Dio, i seggi dei giudici, il ‘figlio dell’uomo’ che viene sulle nubi del cielo).
La finalità del libro è quella di sostenere la fede e la speranza dei giudei perseguitati da Antioco IV. Il persecutore è rappresentato in toni fortemente negativi, ma Dio lo spazzerà via dalla storia e si avrà così l’avvento del regno dei santi. Questo regno sarà affidato a un ‘figlio dell’uomo’ il cui potere non avrà fine.
Si tratta di visioni che svelano il segreto divino (‘sigilla questo libro fino al tempo della fine’ Dn 12,4) sviluppando il genere apocalittico già preparato da Ezechiele (circa 620-570 a.C.).
Nell’Apocalisse di San Giovanni i sigilli del libro saranno spezzati (Ap 5-6), le parole svelate, perché è arrivato il tempo della venuta del Signore.
Questo segreto di Dio, in Daniele, è comunicato tramite esseri misteriosi, gli angeli. Questa presenza degli angeli, messaggeri di Dio, la troviamo in Daniele ed anche in Ezechiele e soprattutto in Tobia il cui libro è stato scritto poco prima di quello di Daniele.
Il testo di Daniele è anche importante perché include l’annuncio del risveglio dei morti, resurrezione, per una vita felice o una condanna eterni (Dn 12,2).
La seconda lettera di Pietro, da cui è tratto il brano di oggi, ha lo scopo principale di sottolineare come la narrazione della venuta del Signore non si basi su ‘favole artificiosamente inventate’ (tesi cara agli gnostici).
La certezza della venuta di Gesù (dal greco “parousia”: presenza – avvento) si basa sulla testimonianza diretta, dice, infatti, Pietro “siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” e abbiamo udita la voce “discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.”
Il Vangelo di Matteo ci narra della Trasfigurazione di Gesù. Il contesto ebraico è quello della festa delle capanne o Sukkoth. Questa festa importante e gioiosa ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto.
Pietro propone a Gesù di “fare qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia.”
La narrazione della ‘Trasfigurazione’ mi sembra si presenti anche come una risposta all’ultima tentazione del Signore quando il diavolo aveva portato Gesù su un alto monte offrendogli il potere sui regni del mondo.
Ora, invece, è proprio su “un alto monte” che Gesù è riconosciuto da Dio: “Questi è il figlio mio l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.”
Per noi oggi l’Eucaristia è il monte della Trasfigurazione dove Gesù ci accoglie entrando nel nostro cuore.
Il Salmo è un inno al regno escatologico che esprime il destino dell’uomo e dell’universo. Gli idoli scompaiono e trionfa la gioia piena di Israele: “Il Signore regna: esulti la terra…”
RIT: Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi. (Salmo 97/96)
Anche noi unendoci al canto del Salmo proclamiamo la regalità di Dio “esulti la terra, / gioiscano le isole tutte”.
Il peso del presente, il male che vediamo, il dolore che sentiamo dentro e intorno a noi, non ci impediscano questo canto di gioia e di adorazione che ci apre all’attesa.
Insieme a Don Giuseppe. Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/