Domenica 8-10-23 – XXVII Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 8-10-23 – prima, Salmo e Vangelo – hanno come riferimento la vite e il suo frutto dell’uva. San Paolo ci lascia un messaggio di pace.
Il brano della prima lettura è tratto dal profeta Isaia. Come abbiamo già detto gli scritti attribuiti a Isaia sono riferibili a tre autori.
L’Isaia storico, nato nel 765 a.C.. Di lui si perdono le tracce dopo il 700 a.C. forse martirizzato all’epoca di Manasse re dal 687 al 643 a.C.. Questo re ripristinò anche culti idolatrici e perseguitò i suoi oppositori.
Il Secondo (o Deutero) Isaia che ha predicato a Babilonia tra il 550 e il 538 a.C. (data dell’editto liberatore di Ciro).
Il Terzo ( o Trito) Isaia che ha predicato intorno al periodo della ricostruzione del tempio (520 a.C.).
Il brano delle letture di oggi è tratto dall’Isaia storico. E’ lo stesso Isaia, all’inizio del capitolo primo, a precisare il periodo nel quale egli operò.
Si tratta dei regni di Ozia (re dal 783 al 740 a.C.), di Iotam (re dal 740 al 735 a.C.), Acaz (re dal 735 al 715 a.C.) e Ezechia (re dal 715 al 687 a.C.).
Come queste date ci indicano si tratta di un periodo di forti tensioni sociale indotte anche dalla spinta espansionistica degli Assiri che nel 721 conquistarono la Samaria. Gerusalemme, essendo re Ezechia, resistette all’assedio degli Assiri e ciò senza allearsi con gli egiziani come volle Isaia che aveva promesso il soccorso di Dio.
Il brano di oggi, tratto da Isaia, fa parte dei capitoli (cc.1-5) nei quali Isaia esprime tutta la sua preoccupazione per la corruzione morale del suo popolo che prelude ai drammi della guerra contro gli Assiri.
Il capitolo 5, ripreso nelle letture di oggi, riporta “il canto della vigna” che, nonostante sia accudita con la massima cura, non da frutti e dovrà essere punita: “la renderò un deserto…”. (Is 5,6).
Il tema della vigna era stato già presente nel profeta Osea (cc. 10,1) e sarà poi ripreso in vari passi di Geremia e di Ezechiele.
Il tema della vigna, in questa domenica, lo ritroviamo anche nel Salmo (Sal 80/79) e nel brano del Vangelo di Matteo (Mt 21,33-43) con la vicenda dei vignaioli omicidi.
Don Giuseppe ci ricorda che Gesù, nel brano di Matteo, “sta parlando di sé: ‘lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero’.”
Don Giuseppe aggiunge: “Ma ciò che fa maggiormente pena è che il tradimento avvenga proprio a opera di coloro ai quali era affidata la vigna…”. Poi Don Giuseppe si piega su se stesso e, sentendosi peccatore, prosegue: “E qui il richiamo alle mie responsabilità diventa inevitabile, perché non c’è piccolezza che Dio abbia lasciato senza compiti e responsabilità.”
Caro Don Giuseppe ora sei nella luce del compimento e della misericordia.
Il salmo esprime l’invocazione di un levita che spera nella restaurazione concreta del regno rappresentato dalla vigna (forse il Regno del Nord devastato dagli Assiri o di Giuda all’epoca del saccheggio di Gerusalemme nel 586 a.C.).
E’ una invocazione, fiduciosa, alla salvezza.
Rit. La vigna del Signore è la casa d’Israele.
9.Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
12.Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
13.Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
14.La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.
15.Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16.proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
19.Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
20.Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. (Salmo 80/79)
Uniamoci a questa supplica: “… fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.” (Sal 80/79, versetti 8 e 20).
Il volto del Signore che Don Giuseppe ci ha insegnato ad amare anche nella S. Sindone.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S.
– Vi ricordo l’incontro di sabato 28 ottobre (ore 16-18) dedicato alla presentazione della nuova Esortazione apostolica di Papa Francesco “Laudate Deum”. La illustrazione della Esortazione sarà tenuta dalla Dottoressa Lucia Amour De Santis in tre tempi intervallati da quattro cori della corale del Duomo di Chieri diretta dal Professor Enzo Cerrato. L’incontro si terrà presso la Chiesa del Santo Sudario Via Piave angolo Via San Domenico.
– Vi ricordo anche le Sante Messe dei martedì 7 novembre (per i nostri defunti e per Don Giuseppe) e del 5 dicembre (anche per scambiarci gli auguri di Natale). Le Messe saranno alle ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario (Via Piave ang. Via San Domenico).
Settimanale AMCOR
8 – 10 – 2023: XXVII dom. A
Il cantico d’amore per la vigna
Letture:Is 5, 1-7; Fil 4, 6-9; Mt 21, 33-43 – L’albero della vite e il suo frutto dell’uva sono realtà importanti nella cultura mediterranea e le due letture estreme di oggi (dal profeta Isaia e dal vangelo di Matteo) prendono l’avvio proprio da questa esperienza. Ma in tono mesto, ambedue. Invece la seconda lettura, dalla Lettera di Paolo ai cristiani di Filippi, presenta una serie di raccomandazioni serene e fiduciose, concluse con l’assicurazione “il Dio della pace sarà con voi”. Qualche insegnamento dalle letture: San Paolo si avvia al termine della sua lettera, raccomandando ai suoi cristiani di Filippi un comportamento sereno e impegnato nel bene, che sia fondato su una preghiera fiduciosa e riconoscente: “la pace di Dio… custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”. L’apostolo sa che non basta parlare di pace, se non c’è una collaborazione di impegno nella vita di ognuno. “Cuori e menti” sono coinvolti, perché è per ciò che si desidera e si ama che ci si impegna; e di questo impegno egli può dare un esempio dal suo stesso comportamento quotidiano: “le cose che avete… veduto in me mettetele in pratica”. Non c’è presunzione nelle sue parole, ma solo la spontanea dichiarazione di quanto per lui ha valore. Il cantico d’amore per la vigna – I simboli sono sempre rischiosi e bisogna sempre andare all’intenzione di chi li usa. La vigna è simbolo, per il profeta Isaia, del popolo d’Israele e, per Gesù, dell’umanità intera. In ambedue i casi le cose non vanno come dovrebbero andare: secondo Isaia “la casa d’Israele e gli abitanti di Giuda” non hanno risposto con rettitudine alle cure di cui sono state oggetto e ne è venuto invece spargimento di sangue e grida di oppressi. Il Signore ama il suo popolo, ma ne è profondamente deluso ed esso sarà punito col suo disinteressamento. In realtà il disinteressamento non verrà mai, ma la delusione del Signore si farà sentire. Per Gesù pure, in prima istanza, la vigna è il suo popolo, ma problematica non è la risposta di questo quanto il comportamento di coloro che il padrone della vigna ha mandato a lavorare in essa. Queste guide hanno maltrattato i servi che il padrone aveva mandato per ritirare il raccolto e hanno addirittura ucciso il figlio del padrone, inviato per ultimo. A questo punto si comprende che Gesù sta parlando di sé: “lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero”. E’ l’ultima predizione che Gesù fa della sua morte. Questa però non impedirà la realizzazione del piano di Dio, perché i frutti della morte di Gesù saranno concessi a chi li accetta, “un popolo che ne produca i frutti”. Ma ciò che fa maggiormente pena è che il tradimento avvenga proprio a opera di coloro ai quali era affidata la vigna, scelti certamente tra gente capace, che ha badato non agli interessi del padrone ma ai propri. Applicato alla vicenda di Gesù, quella del suo momento storico e quella della Chiesa dei secoli, nasce la constatazione triste della delusione che proprio i privilegiati sono stati i più contrari al realizzarsi del piano di Dio nella storia. E qui il richiamo alle mie responsabilità diventa inevitabile, perché non c’è piccolezza che Dio abbia lasciato senza compiti e responsabilità. O Gesù, che messaggio di nostalgia ci dai oggi. Il piano amoroso del Padre, che ci vuole tutti partecipi alla tua condizione di Figlio, è disatteso e contrastato in tutte le componenti del popolo per cui tu sei venuto e ti sei offerto. Di questo popolo faccio parte anch’io; anche per me risuona il tuo lamento: non potevo fare di più, non potevo amarti di più. E ciononostante continui a ripetermi: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io” (1 Tm 1, 15).
Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link:
http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/