Domenica 15-10-23 – XXVIII Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 15-10-2023 – XXVIII del Tempo Ordinario A – hanno come filo conduttore il simbolo del banchetto preparato da Dio per tutti gli uomini.
La prima lettura è tratta dal profeta Isaia. Si tratta dell’ Isaia storico (765 – 700 a.C.) al quale sono attribuiti i capitoli da 1 a 39. I capitoli da 40 a 55 sono attribuiti al Secondo-Isaia e quelli dal 56 a al 66 sono attribuiti al Terzo-Isaia.
Il brano delle letture di oggi è tratto dal capitolo 25 di Isaia. I capitoli da 24 a 27 sono, talora, raccolti sotto una sezione definita “Apocalisse”. Questi capitoli, al di là di vicende più prossime, guardano al giudizio finale di Dio del quale danno una rappresentazione poeticamente ispirata che include salmi di supplica e di ringraziamento. Nel giudizio finale di Dio troviamo, in qualche modo, espressa una anticipazione della letteratura apocalittica.
Nel capitolo 24, versetto 5, si dice “…hanno infranto l’alleanza eterna”. Non si tratta dell’alleanza con Abramo o di quella mosaica, ma dell’alleanza universale di Dio con tutta l’umanità che la Genesi vede nell’alleanza con Noè (Gen 9,9-17). Rotta questa alleanza si ha la distruzione della “città del nulla” (24,10), città pagana, non meglio identificata (Babilonia, Tiro, Samaria …), che si oppone a Gerusalemme.
Il capitolo 25 riporta un cantico che fa riferimento ai fatti precedentemente narrati (distruzione della città, conversione di popoli, punizione degli orgogliosi) e che vede in Dio “il sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia…”(Is 25,4).
Il brano di oggi (Is 25,6) presenta nuovamente la concezione universalistica che vede Gerusalemme come meta di tutti i popoli, come succulento banchetto.
L’idea di questo banchetto finale al quale sono chiamati tutti i popoli, banchetto messianico, diventa ricorrente nel giudaismo e verrà ripresa anche nel Nuovo Testamento (per esempio Matteo nelle letture di oggi).
Nella nostra speranza vi sono anche le parole ispirate di Isaia che ripetiamo oggi: “Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto… Questi è il Signore in cui abbiamo sperato…” (Is 25,8-9).
Sono parole consolanti in questo momento drammatico di guerra in Ucraina, in Israele, in Armenia e in tante altre parti del mondo. Don Giuseppe ci dice, concludendo il commento che ci ha lasciato: “Egli fa quello che dice!”.
Circa la seconda lettura Don Giuseppe ci dice che “Leggiamo intanto per l’ultima volta la Lettera di San Paolo ai cristiani di Filippi, con le confidenze e le raccomandazioni finali.” Egli aggiunge: “Nella vita tribolata di Paolo questo clima deve essere stato di grande aiuto e lui dà espressione, con semplicità autentica, ai suoi sentimenti. Anche i santi amano essere amati, e non meno il nostro dolcissimo Signore.”
Caro Don Giuseppe, noi continuiamo a volerti bene, ad amarti, anche ora che sei tra i santi. Sentiamo anche il tuo affetto e la tua presenza accanto a noi.
Il brano di Matteo ci parla del banchetto di nozze offerto da un re per la festa di nozze di suo figlio. Quali sono le condizioni per partecipare? L’invito è offerto senza che sia richiesto un particolare merito. Mancano due tipi di persone, ci dice Don Giuseppe: “quelli che ebbero un invito privilegiato, all’inizio, e non l’hanno voluto onorare, e poi quel tipo trasandato che ha pensato di potersi intrufolare senza un minimo di rispetto verso l’onore e il beneficio ricevuto.” Don Giuseppe ci ricorda l’abitino bianco che ci hanno messo addosso nel momento del battesimo così, come allora, dobbiamo mantenerlo pulito, non indecoroso.
Il Salmo, che ci suona così famigliare, presenta il povero che si rivolge con fiducia e riconoscenza a Dio.
E’ tutta l’umanità dolente e angosciata, che cammina in una valle oscura, a guardare al suo pastore per chiedere “felicità e grazia.”
RIT: Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. (Sal 23/22)
Preghiamo il Signore di aiutarci ad abitare nella sua casa, preghiamo per quanti oggi sono nella disperazione e senza casa: perché in guerra, terremotati, sommersi dalle acque, migranti, poveri.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il consiglio, uniti nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo:
- sabato 28 ottobre presentazione della nuova Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Laudate Deum”. Presenterà la Dottoressa Lucia Amour De Santis intervallata da canti del coro del Duomo di Chieri diretti dal Professor Cerrato. Incontro alle ore 16,00 presso la Chiesa del Santo Sudario, Via Piave angolo Via San Domenico.
- martedì 7 novembre Santa Messa con il ricordo dei nostri defunti e, in particolare di Don Giuseppe. Ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario.
- martedì 5 dicembre Santa Messa con scambio di auguri per il prossimo Natale. Ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario.
Vi anticipo, inoltre, la data – 17/18/19 maggio 2024 – dei nostri prossimi Esercizi Spirituali (Villa San Pietro – Susa). Relatore Don Priotto come lo scorso anno.
Settimanale AMCOR
15 – 10 – 2023: XXVIII dom. A
Eliminerà la morte per sempre
Letture: Is 25, 6 – 10a; Fil 4, 12-14.19-20; Mt 22,1-14 – E’ la domenica del simbolo del banchetto, preparato da Dio per tutti i popoli: ne parla in modo molto entusiasta la profezia di Isaia, e poi la parabola di Gesù nel brano di Matteo. Questa parabola però è appesantita dalla cattiva accoglienza che incontra l’invito al banchetto di nozze del figlio del re. Il tema è dominato dalla finale, che solo Matteo riporta: il castigo dell’invitato giunto al banchetto senza abito nuziale. Leggiamo intanto per l’ultima volta la Lettera di San Paolo ai cristiani di Filippi, con le confidenze e le raccomandazioni finali.
Qualche insegnamento dalle letture – Nell’accommiatarsi dalla sua amata cristianità dei filippesi Paolo fa ai suoi una doppia confidenza: da una parte dichiara la sua capacità di provvedere a sè stesso anche nella sua condizione di prigioniero (“tutto posso in colui che mi dà forza”) e d’altra parte esprime la riconoscenza gioiosa per i suoi cristiani, che non lo abbandonano proprio nell’attuale situazione di indigenza. Noi, alla luce della tematica del banchetto sviluppata nelle due altre letture, siamo portati a pensare che tra Paolo e la comunità dei convertiti di Filippi si sia creato un rapporto talmente amichevole da far pensare che regni tra loro l’impegno di vivere con l’abito nuziale, proprio prendendo parte alle tribolazioni dell’apostolo. Nella vita tribolata di Paolo questo clima deve essere stato di grande aiuto e lui dà espressione, con semplicità autentica, ai suoi sentimenti. Anche i santi amano essere amati, e non meno il nostro dolcissimo Signore.
Eliminerà la morte per sempre – La descrizione più commovente del grande banchetto finale (che è un simbolo della salvezza messianica programmata per tutti i popoli) si trova questa volta nel testo dell’Antico Testamento, che parte dal cibo del banchetto per giungere ai doni per eccellenza: la vittoria definitiva sulla morte, su ogni forma di sofferenza. E in quel giorno si dirà: “Questo è il Signore in cui abbiamo sperato”; lui eliminerà la morte per sempre! E’ un’affermazione da capogiro e ha senso solo se è il Signore a pronunciarla. Questa è parola di Dio e poggia su un fondamento di assoluta certezza.
Ma per giungere a quel traguardo si debbono ottemperare delle condizioni? La parabola di Gesù contiene la risposta, partendo proprio dal racconto del banchetto di nozze offerto dal grande Re. Il racconto ha parecchie componenti: il re ha un figlio, come Dio Padre ha un Figlio, il nostro Salvatore. Per questo Figlio il Padre imbandisce il banchetto di nozze e fa chiamare parecchie categorie di invitati, senza costringere nessuno (così come egli invita ognuno di noi al banchetto delle nozze eterne). Alla fine di diverse tornate di inviti la sala è piena di chi ha voluto accettare l’invito, senza titolo particolare di merito (così come non ho io titoli di merito, ma solo la chiamata del suo amore gratuito). E il banchetto si tiene. Ma ci sono due tipi di persone mancanti: quelli che ebbero un invito privilegiato, all’inizio, e non l’hanno voluto onorare, e poi quel tipo trasandato che ha pensato di potersi intrufolare senza un minimo di rispetto verso l’onore e il beneficio ricevuto. Nelle parabole non bisogna rincorrere allo spasimo tutti i particolari[1], che anzi a volte vogliono sottrarsi a una logica normale; ma in questo caso è quasi tutto molto istruttivo: ci ricordiamo l’abitino bianco che ci hanno messo addosso nell’atto del Battesimo? Conservato intatto o lavato ripetutamente, al grande banchetto finale della nostra vita e di tutta la storia il Signore non lo vuole vedere indecoroso.
Ma, dette queste cose, ritorniamo alla verità consolante dell’affermazione del profeta: il Signore “asciugherà le lacrime su ogni volto” e poi “eliminerà la morte per sempre”. Egli fa quanto dice!
Don Giuseppe Ghiberti
[1] Ad esempio potremmo trovare buone scuse per il poveretto che non ha avuto tempo e possibilità di agghindarsi. Nella logica della parabola si suppone che comunque ci si debba sempre far trovare preparati. E anche questo è un insegnamento utile e impegnativo: sempre, comunque…, perché il Signore dà possibilità a ogni suo figlio!
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/