Domenica 12-11-23 – XXXII Tempo Ordinario A – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 12-11-23, XXXII del Tempo Ordinario A, sono legate dal tema del “movimento”.
Don Giuseppe ci dice: “per la Sapienza bisogna uscire, andarla a cercare; alla nostra morte il Signore ci rapirà per andargli incontro (1^ Tessalonicesi); le vergini sagge all’arrivo dello sposo si muovono anch’esse per andargli incontro (Matteo).
Il libro della Sapienza è stato scritto in greco nella città di Alessandria, non è dunque inserito nel canone ebraico. L’autore è certamente un ebreo e usa il testo della Scrittura nella versione dei ‘settanta’ con alcuni termini in uso nel periodo dell’imperatore Augusto. La stesura del libro della Sapienza è pertanto databile negli ultimi decenni del I^ secolo a.C.
Si tratta dunque del più recente dei libri dell’Antico Testamento.
Nella prima parte (capitoli da 1 a 6) l’autore invita i lettori a cercare la sapienza e a fuggire il male perché l’uomo è stato creato per l’immortalità, la morte è il frutto del male. Nel libro non si parla di resurrezione da morte, ma forse la si intravvede. Il brano delle letture di oggi è proprio tratto dalla parte finale di questo capitolo sesto dove la sapienza non è solo una dottrina ma è la stessa verità divina che “si lascia trovare da quelli che la cercano.” (Sap 6,13).
Nella seconda parte (capitoli 7,1 a 9,18) prende la parola Salomone, dietro il quale si cela l’autore, che spiega le scelte della sua giovinezza quando desiderò di ottenere da Dio la sapienza. Al centro di questa parte vi è l’elogio della sapienza la cui origine è in Dio. Da qui l’importanza della preghiera per ottenere la sapienza.
La terza parte (capitoli da 10,1 a 19,22) ricorda soprattutto come la sapienza salvò gli uomini dell’Esodo. L’autore riconosce nella manna un alimento d’immortalità. Ciò che Dio ha fatto all’origine, continuerà a farlo: “In tutti i modi, o Signore, hai reso glorioso il tuo popolo / e non hai dimenticato di assisterlo in ogni momento e in ogni luogo.” (Sap 19,22).
Don Giuseppe ci ricorda che: “Alla luce del Nuovo Testamento con il titolo della Sapienza ci viene incontro a volte lo Spirito Santo e a volte Gesù stesso. E’ dunque il grande dono della stessa Santissima Trinità, a cui ricorriamo perché illumini e sostenga il nostro cammino.”
Paolo nella 1^ lettera alla tanto amata comunità dei Tessalonicesi risponde alla domanda di che cosa sarà “di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.”. Siamo tra il 49-52 d.C. Gesù era morto e risorto da appena una ventina di anni. Questa chiesa era stata appena fondata. Molti attendevano il ritorno di Gesù in tempi ravvicinati. San Paolo tranquillizza i suoi interlocutori descrivendo ai cristiani, con il linguaggio proprio del tempo, l’intervento del Signore. Dice Don Giuseppe: ”Il procedimento è descritto in modo molto vivo: “verremo rapiti”. Chi è rapito magari si dibatte, cerca di resistere, ma superata questa soglia, avviene l’incontro, che è beatitudine pura, non turbata dalla paura di interruzione alcuna. “Così per sempre saremo con il Signore”.”
Il brano del Vangelo di Matteo narra l’episodio delle dieci ragazze che aspettavano lo sposo per la festa di nozze. Solo cinque, però, saranno presenti all’arrivo dello sposo perché le altre si sono allontanate alla ricerca dell’olio per le loro lampade. Don Giuseppe parla di un episodio “carino”, ma “anche un po’ strano, triste…”, e ci ricorda che: “alla fine della vita conta l’atteggiamento che ha ognuno di noi, nel suo proprio cuore. Poi è sicuro che il Signore e la Madonna, con i nostri amici Santi e intercessori vari, intervengano per ottenere in noi l’atto estremo di amore e richiesta di perdono, ma è altrettanto vero (è l’insegnamento della parabola) che il Signore non si prende in giro.”
Il Salmo è un grido assetato di Dio che è Dio stesso a suscitare nel profondo della nostra anima. Questa nostra anima che lo cerca con cuore sincero. E’ Dio che si dona alla nostra anima come fame e sete di lui, per poter saziare questa sete e questa fame nel dono dell’Eucaristia.
Dal Salmo 62 (63)
R. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. R.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. R.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali. R.
Termino con le parole di Don Giuseppe che mi sembrano profetiche: “Allora chiediamo alla Sapienza che ci porti dritti dritti a quel benedetto incontro riservato a coloro che hanno fatto dell’incontro con lo sposo l’obiettivo consapevole, determinato, preferenziale della loro vita.” Questa sete di Dio ci accompagni all’incontro con Lui.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, uniti nella preghiera per la pace, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo la Santa Messa di martedì 5 dicembre alle ore 18,00 presso la Chiesa del Santo Sudario, Via Piave angolo Via San Domenico. Sarà una bella occasione anche per scambiarci gli auguri di Natale.
Settimanale AMCOR
12 – 11 – 2023 : XXXII dom. A
Verremo rapiti per andare incontro al Signore
Letture: Sap 6, 12-16; 1Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13 – Oggi le letture bibliche parlano tutte di movimento: per la Sapienza bisogna uscire, andarla a cercare; alla nostra morte il Signore ci rapirà per andargli incontro (1 Tessalonicesi); le vergini sagge all’arrivo dello sposo si muovono anch’esse per andargli incontro (Matteo). A noi viene da sorridere: speriamo di non sbagliare direzione, che non è cosa impossibile. Allora chiediamo alla Sapienza che ci porti dritti dritti a quel benedetto incontro riservato a coloro che hanno fatto dell’incontro con lo sposo l’obiettivo consapevole, determinato, preferenziale della loro vita.
Qualche insegnamento dalle letture – Al termine dell’Antico testamento il libro della Sapienza “supera il problema del male, illustrando una creazione animata dalla Sapienza che viene da Dio e dal suo Spirito, e una storia dove la medesima Sapienza realizza la vittoria sui rappresentanti del male” (M. Priotto). Alla luce del Nuovo Testamento con il titolo della Sapienza ci viene incontro a volte lo spirito Santo e a volte Gesù stesso. E’ dunque il grande dono della stessa Santissima Trinità, a cui ricorriamo perché illumini e sostenga il nostro cammino. Ne abbiamo tanto bisogno per non sbagliare l’orientamento: “lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei”. Ma quand’è che siamo degni di lei? Se viviamo consapevolmente, fedelmente in funzione dell’incontro.
Che parola bella e quale prospettiva stupenda questa dell’incontro!! L’incontro è insieme il desiderio e la realizzazione del desiderio; e quanto più il desiderio è forte, tanto più l’incontro è totalizzante, appagante. Così ne parla San Paolo, descrivendo ai cristiani di Tessalonica ciò che accadrà quando “Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”. Il procedimento è descritto in modo molto vivo: “verremo rapiti”. Chi è rapito magari si dibatte, cerca di resistere, ma superata questa soglia, avviene l’incontro, che è beatitudine pura, non turbata dalla paura di interruzione alcuna. “Così per sempre saremo con il Signore”.
Ecco lo sposo! Andategli incontro – Il brano evangelico ci narra un episodio carino, anche se un po’ strano, triste: erano dieci le ragazze che aspettavano quella festa di nozze, ma ci arrivano solo cinque! Le altre si sentono dire una frase terribile: “Non vi conosco”. E tutto per via di quel benedetto olio, che era venuto a mancare nei serbatoi di quelle cinque. Certo che fanno una pena grande, ma non lasciamoci prendere dalla compassione: alla fine della vita conta l’atteggiamento che ha ognuno di noi, nel suo proprio cuore. Poi è sicuro che il Signore e la Madonna, con i nostri amici Santi e intercessori vari, intervengano per ottenere in noi l’atto estremo di amore e richiesta di perdono, ma è altrettanto vero (è l’insegnamento della parabola) che il Signore non si prende in giro. Ma se solo pensassimo, al momento delle nostre decisioni piccole e grandi, alla grande, indicibile gioia dell’incontro, senza timore di arresto o pericolo di perdita, quante cose del presente acquisterebbero un significato diverso da quello dell’apparenza. Nel momento dell’incontro all’improvviso non sono più solo, quel che c’è nel mio cuore si riversa tutto nel cuore della persona amica e provo la gioia che il suo cuore si apre tutto, senza riserve, per me. E allora, con Gesù, non ci sarà più il terribile limite di tutti gli incontri quaggiù: la consapevolezza dell’invalicabile, pur nel desiderio di essere tutto per sempre della persona amata. “Per sempre saremo con il Signore”, senza limiti e riserve, nella pienezza di un possesso gioioso, reciproco, perenne.
Sono solo parole, ma non esagerate; condizionate dal limite che portiamo in noi, ma arricchite dall’infinto di quel Dio amore che ci attira all’incontro.
O Signore, concedi a me, a tutti noi, di non perdere la prospettiva, di non mancare all’appuntamento, e allora il nostro cuore strariperà di gioia e troveremo in te tutta la felicità e la gioia di tutti e di tutto.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/