Domenica 17-12-23 – III di Avvento B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
Il senso profondo delle letture di questa domenica 17-12-23, 3^ di Avvento, lo ricorda Don Giuseppe, è quello proposto dalla prima lettera ai Tessalonicesi: “siate sempre lieti”.
Con questo invito sulle labbra mi viene spontaneo inviarVi anche gli auguri per un Santo Natale nella gioia e nel ringraziamento.
Il brano della prima lettura è tratto dal libro del profeta Isaia. Si tratta del Terzo-Isaia (capitoli da 56 a 66) vissuto nel periodo della ricostruzione del tempio (520 a.C.) dopo il rientro dall’esilio babilonese. Egli, dunque, si rivolge ai Giudei residenti in Gerusalemme. Il centro del suo interesse non è più il nuovo esodo (il rientro da Babilonia), ma il ristabilimento delle istituzioni religiose minacciate.
Alla gioia del Secondo Isaia che parlava avendo di fronte a se l’imminente salvezza, il Terzo Isaia ha di fronte tutti i problemi incontrati via via che il popolo rientrava, in vari gruppi, da Babilonia e ricostruiva il tempio. I capitoli non hanno una struttura ben definita, ma rappresentano una raccolta di vari testi.
In particolare il brano delle letture di oggi (Is 61) si collega in modo più diretto al testo del Secondo Isaia dove è esaltata la gloria futura di Gerusalemme.
In questo brano, infatti, un profeta anonimo presenta la sua vocazione (“Lo spirito del Signore è sopra di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione…” Is 61,1). Siamo in una dimensione messianica nella quale il profeta che in questo momento riceve lo Spirito di Dio porta al popolo un “lieto annuncio” di libertà e di grazia.
Questo testo sarà ripreso da Gesù quando si alzerà a leggere nella Sinagoga di Nazaret dal rotolo del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, … / Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato.” (Lc 4,16-21).
Paolo ci invita a “essere lieti” e per essere tali ci invita a essere “irreprensibili” in attesa della venuta del Signore. Siamo ora, come per Paolo, nel periodo dell’avvento cioè della memoria della venuta di Gesù e, nel contempo, dell’attesa del suo ritorno a completamento del mistero della salvezza.
Particolarmente ricco il commento di Don Giuseppe al brano del Vangelo di Giovanni. Vi invito ad una sua attenta lettura.
Richiamo solo il riferimento fatto alla traduzione dal greco della risposta di Giovanni il Battista alle domande dei sacerdoti e dei leviti (“Tu chi sei?” Gv 1,19).
La traduzione in uso dice: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore, …).
Nel testo greco non c’è il verbo “sono”, ma la risposta di Giovanni il Battista è: “Io – voce di uno che grida nel deserto –“. Il verbo “sono” è usato solo da Gesù (come aveva già fatto Dio con Mosè).
Don Giuseppe sottolinea che Giovanni ha voluto dire: “io faccio il servizio di una voce, alla voce, che è un altro.” Non sono io la “voce”.
E’ questo dono, conclude Don Giuseppe, che chiedo al Signore, per me e per voi, che “non mi illuda mai di possedere io la verità”, ma che io possa essere un piccolo servizio alla verità.
Il Salmo è rappresentato dal “Magnificat” che Luca mette in bocca a Maria ispirandosi al cantico di Anna quando portò il figlio Samuele al tempio perché fosse a servizio del Signore: “Il mio cuore esulta nel Signore, / la mia forza s’innalza grazie al mio Dio….” (1Sam 2,1-10)
Sal.Lc 1,46-50.53-55
RIT: La mia anima esulta nel mio Dio.
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.
Anche noi, cantando con cuore grato il “Magnificat” in preparazione al Santo Natale, invochiamo la misericordia del Signore per noi, per le nostre famiglie, per chi è nella disperazione e per la pace.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio con l’invito a essere sempre lieti.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo la nostra Assemblea ordinaria di sabato 9 marzo 2024 nel quale dovremo anche eleggere il nostro nuovo Consiglio.
Settimanale AMCOR
17 – 12 – 2023: [III dom Avvento – B].
Io gioisco pienamente nel Signore
Letture: Is 61, 1-2.10-11; 1Ts 5,16-24; Gv 1, 6-8.19-28 – La prima lettura, tratta dal nostro profeta dell’avvento, Isaia (oggi leggiamo da uno dei capitoli finali), sarà ripresa da Gesù quando sarà invitato a parlare nella sinagoga di Nazaret (per es. Lc 4,16-21). San Paolo, nella sua prima lettera (ai cristiani di Tessalonica, attorno all’anno 50) raccomanda ai suoi fratelli di essere sempre lieti, di “non spegnere lo Spirito”, in preparazione alla “venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. Il vangelo (secondo Giovanni) riprende la testimonianza fondamentale di Giovanni, il battezzatore, su Gesù.
Qualche insegnamento dalle letture – Il sentimento fondamentale della preghiera di oggi è suggerito dalla lettera ai Tessalonicesi: “Siate sempre lieti”; e questo è unito all’augurio: “tutta la vostra persona si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. E’ dunque insegnamento e augurio per quanti sono in preparazione al grande “incontro”. Il motivo fondamentale è dato dal senso profondo di quanto proclama inconsapevolmente il profeta Isaia: sull’inviato Salvatore è presente lo Spirito del Signore, che ne rende fecondo ogni intervento: “il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Gesù ci illuminerà sul senso profondo di queste parole, le quali trovano il loro compimento nella sua stessa venuta. Anche a noi si comunica il sentimento del profeta: “io gioisco pienamente nel Signore… Il Signore Dio farà fiorire la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Intanto raccogliamo la raccomandazione di Paolo: “tutta la vostra persona… si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”.
Io – voce di uno che grida nel deserto. Gli inviati dalle autorità di Gerusalemme vogliono sentire da Giovanni quel che lui pretende di essere e ottengono una risposta misteriosa ma tanto bella. Parlavano probabilmente aramaico, ma il nostro evangelista scrive in greco ed affida a questa lingua le sfumature del suo pensiero. Poi noi dobbiamo tradurre nelle nostre lingue, perdendo sempre qualcosa della densità dell’espressione usata da Giovanni. Nel nostro caso noi siamo portati a dire: “io sono voce…”, ma Giovanni in greco diceva solo: “io – voce di uno…”. Per lui la cosa serve a suggerire la diversità tra il modo di parlare di Gesù e quello degli altri: solo Gesù usa “io sono…” (come aveva fatto Dio con Mosè: “Io-sono mi ha mandato a voi”, Es 3,14), aggiungendo spesso le varie qualifiche (sono la via, la verità e la vita; il pane di vita…). Nell’incontro ufficiale con l’autorità Giovanni ci tiene a dire: io faccio il servizio di una voce, alla voce, che è un altro. Ed è il dono che io chiedo al Signore per me e per tutti voi, amici cari: che non mi illuda mai di possedere io la verità, ma che tutta la mia vita possa essere un piccolo servizio a quella Verità assoluta che è il nostro Redentore. C’è poi un altro piccolo particolare: la voce grida nel deserto. Nella nostra lingua ha senso un po’ diverso se diciamo “che grida nel deserto” oppure “che grida: nel deserto preparate…”. In ogni caso è evidente la consapevolezza che chi accetta di farsi trasmettitore della Verità che è Gesù non deve condizionarsi all’accoglienza che riceve la sua testimonianza: quanti genitori – mamme e papà – devono affrontare il deserto del loro ambiente, che sottrae i loro figli all’influsso della testimonianza buona che essi cercano di trasmettere. Eppure chiedono a Gesù di concedere loro il coraggio, la perseveranza e – se vuole! – il successo della loro voce di testimonianza.
E intanto continuiamo a pregare: Signore della gioia, hai voluto rivelarti a me più che a tanti fratelli e sorelle. Fa che mi renda conto della responsabilità di questo privilegio. Te lo chiedo per intercessione di quella campionessa di fedeltà umile che è la nostra Mamma.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/