Domenica 24-12-23 – IV di Avvento B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
con questa domenica 24-12-2023 si chiude il periodo liturgico dell’Avvento che ci prepara alla memora del giorno natale del Signore.
Resta l’attesa per il ritorno del Signore alla fine della storia, attesa che è il filo conduttore della nostra vita.
La prima lettura di oggi è tratta dal 2^ libro di Samuele che fa parte dei cosiddetti libri storici i quali seguono immediatamente il Pentateuco.
Alla fine del Pentateuco Mosè muore senza poter entrare nella terra promessa. Giosuè è designato come successore di Mosè con l’incarico di proseguirne l’opera. Al libro di Giosuè seguono i Giudici (ricordo tra gli altri Gedeone e Sansone) e il piccolo libro di Rut la Moabita (non israelita dunque). Dal matrimonio di Rut con Booz nascerà Obed che sarà il nonno di Davide. San Matteo ha incluso il nome di Rut nella genealogia di Gesù.
Seguono i due libri di Samuele che riguardano il periodo che va dalle origini della monarchia israelita con Saul fino alla fine del regno di Davide. Samuele ha un ruolo centrale nella storia della istituzione della monarchia.
Nel primo libro sono narrate le vicende del concepimento miracoloso di Samuele, della sua nascita e della sua dedicazione al Signore da parte della madre Anna.
Fu Samuele a scegliere Saul e poi Davide come re di Israele. Nei libri di Samuele sono narrati gli scontri con i Filistei che misero in grave rischio la sussistenza stessa di Israele (la battaglia di Afek è di circa il 1050 a.C.).
In questo contesto si rese necessaria l’istituzione della monarchia con Saul (intorno al 1030 a.C.). Saul si presenta come il continuatore dei Giudici, ma con una maggiore autorità per essere stato riconosciuto da tutte le tribù. Saul muore nella battaglia di Gèlboe contro i Filistei (circa 1010 a.C.). Gli succede Davide.
Il secondo libro di Samuele narra i risultati religiosi e politici del regno davidico. I Filistei furono respinti e Gerusalemme divenne la capitale politica e religiosa del regno. Davide morì verso il 970 a.C. quando l’unità nazionale non era ancora veramente completata. I Libri di Samuele contengono il messaggio religioso che esprime la difficoltà di un regno di Dio sulla terra. Questo ideale è stato raggiunto, pur con non poche traversie, solo nel regno di Davide. La monarchia che seguirà sarà piena di infedeltà.
Nel Nuovo Testamento Gesù è chiamato Figlio di Davide quale riconoscimento dei suoi titoli messianici.
Il brano delle letture di oggi, tratto dal secondo libro di Samuele, riporta la profezia di Natam in dialogo con il re Davide. La profezia di Natam si articola su un contrasto. Non è Davide che costruirà un tempio al Signore, ma è Dio che farà una casa, cioè una dinastia, per Davide. Questa dinastia dovrà permanere sul trono di Israele. Questa profezia va al di là anche di Salomone, successore di Davide. La profezia, inoltre, annuncia un discendente particolare sul quale Dio renderà saldo il regno di Israele (“io susciterò un discendente dopo di te …. io sarò per lui Padre e lui sarà per me figlio.” Sam 7,14). E’ una prima affermazione sul Messia Figlio di Davide.
Paolo nella lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Romani, ci dice Don Giuseppe, “annuncia Gesù Cristo”, cuore di un evangelo indicibile, con lo scopo che “tutte le genti giungano all’obbedienza della fede”. E di questo percorso di fede è ancora sempre lui, Gesù Cristo, non solo traguardo ma mediatore che soccorre in un cammino che è tanto bello ma anche tribolato.
Il brano di oggi di Paolo è tratto dall’inno (“dossologia”) che conclude la Lettera ai Romani e ne sintetizza i temi essenziali. Richiama il ruolo di Dio nel “confermare” la parola del Vangelo e nella “rivelazione del mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni”. Mistero nascosto (forse meglio tradotto con ‘taciuto’) in Dio e oggi rivelato. Il mistero è in se inaccessibile, se è stato svelato adesso e perché è stato svelato dalla Parola stessa di Dio. La missione universale, che continua nella storia, prosegue questo annuncio nello spazio e nel tempo fino alla pienezza dell’ultimo giorno.
Il brano del Vangelo di Luca ci annuncia che “Figlio” è la qualifica principale di Colui che ci viene incontro alla conclusione dell’avvento e al passo di un “quotidiano” che fa della nostra vita un avvento continuo. Don Giuseppe prosegue dicendoci che il nostro Natale è nato in quell’incontro tra la volontà di Dio e l’ubbidienza di Maria: “Ecco la serva del Signore avvenga per me secondo la tua parola.”
Il nostro Natale è nato in quell’incontro “ha toccato un vertice che ha mantenuto il livello d’impegno per tutta la vita, fin quando il Figlio tanto amato dalla croce non le affiderà tanti fratelli, una moltitudine nella quale la mia persona è amata di amore singolare e infinito, fin quando giungerà alla perfezione, per perdersi in quell’Infinito.”
Il Salmo che leggeremo si fonda sul binomia “amore e fedeltà”: “E’ un amore edificato per sempre”. Questa fedeltà si fonda sulla elezione e unzione regale di Davide perchè in eterno durerà la sua discendenza.
Il Salmista, però, ricorda anche le disgrazie di cui attualmente è vittima il popolo di Dio (il riferimento probabilmente è al diciottenne re Joiakim deportato da Nabucodonosor), ma anche il nostro presente è nella sofferenza.
Sentiamo, infatti, nostra la voce del salmista che anche oggi risuona: “Fino a quando, Signore, ti terrai nascosto: per sempre?” (Sal 89/88, 47)
Chiediamo al Signore di consentirci sempre di poter concludere le nostre invocazioni come si conclude il Salmo: “Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen.”
RIT: Canterò per sempre l’amore del Signore.
2-Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
3-perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
4-«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
5-Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».
27-«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
29-Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». Sal 89(88)
In questo momento nel quale viviamo le angosce della guerra e dei nostri problemi quotidiani, la preghiera che mi viene dal cuore è: Tu sei mio padre, / mio Dio e roccia della mia salvezza.”
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio Vi invio un grande abbraccio con l’augurio di trascorrere un Santo Natale con la gioia nel cuore.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo sabato 9 marzo la nostra Assemblea nella quale dovremo anche rieleggere il Consiglio.
Settimanale AMCOR
24 – 12 – 2023: [IV dom.Avvento – B].
Io gioisco pienamente nel Signore
Letture: 2 Sam 7, 1-5.8b-12.14a-16; Rm 16, 25-27; Lc 1, 26-38 – All’avvicinarsi del grande giorno le letture bibliche ci presentano i momenti fondanti, diversi ma concordi, della rivelazione che ci accosta al Mistero. Il Gesù che comparirà tra noi a Natale fa capolino da tutte le letture di oggi. La promessa che Dio ha fatto al re Davide (nel secondo libro di Samuele) si realizzerà in quel “discendente” che sarà il Messia; S. Paolo conclude la Lettera ai Romani riassumendo il suo scritto in riferimento a Gesù Cristo, “mistero avvolto nei secoli eterni ma ora manifestato”; il racconto evangelico di Luca ci presenta il momento in cui una vergine di Nazaret disse a Dio quel sì che la consacrò madre del “Figlio dell’Altissimo”.
Qualche insegnamento dalle letture – Risalire all’origine delle parole che risuonano nelle letture di oggi è uno sforzo incantevole. Tutto è sorpresa, indicibile. Un re parla con il suo Dio (2 Sam) attraverso la mediazione di un profeta. Pensano di fare un regalo a Dio, impegnandosi a fornirgli una casa, cioè un tempio; e Dio dice che non ne ha bisogno e che egli stesso fornirà una casa al re, dandogli un discendente che sarà a titolo unico non solo figlio del re ma figlio di Dio stesso. La comprensione di Davide fu certamente ridotta a una prospettiva di successi terreni. Non poteva capire di più: occorrerà la realizzazione dell’evento di questa nascita per incominciare un accostamento un po’ più consapevole, il nostro, mentre guardiamo a Gesù. Passano i secoli e un apostolo, scrivendo ai Romani, “annuncia Gesù Cristo”, cuore di un evangelo indicibile, con lo scopo che “tutte le genti giungano all’obbedienza della fede”. E di questo percorso di fede è ancora sempre lui, Gesù Cristo, non solo traguardo ma mediatore che soccorre in un cammino che è tanto bello ma anche tribolato.
Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio – “Figlio” è la qualifica principale di Colui che ci viene incontro alla conclusione dell’avvento e al passo di un “quotidiano” che fa della nostra vita un avvento continuo. Una creatura è stata invitata a offrire il suo cuore, la sua vita, alla realizzazione di un piano studiato dall’eternità, a vantaggio di beneficiari che non vantano nessun titolo, solo una povertà totale a colloquio con un amore ancora più totale, veramente da capogiro. Ma il Signore è così buono che vuole che i suoi doni abbiano pure un po’ il colore della nostra gente. Per questo ha preso il meglio, di cui ha voluto avere bisogno. Che cosa c’è di più prezioso al mondo che il cuore e la vita di una mamma? Lui voleva mandarci il Salvatore e le ha procurato la più perfetta delle mamme. Ce ne accorgiamo già dalle mosse che ha fatto per mandarle un invito così delicato da attendere la risposta dell’accettazione più consapevole. E’ accaduto nell’Annunciazione a Maria, che ci viene raccontata tante volte nell’anno, perché è inesauribile nella sua ricchissima bellezza. Lo scopo è anche quello di farci diventare un po’ invidiosi e tanto desiderosi di imitare un po’ questa Mamma da guardare un po’ da vicino il suo modo di comportarsi. Partiamo dalla conclusione, che leggevamo nelle parole “avvenga per me secondo la tua parola”. Possiamo scandagliare un po’ questa profondità di espressione. “Avvenga” è una forma verbale che ha del passivo: “sia fatto”. Ma ecco subito la domanda: fatto da chi? La nostra traduzione potrebbe essere completata con questa variante: sia fatto, ma da chi? per chi? Queste forme hanno sempre un primo attore, che è Dio stesso (le chiamano “passivo teologico”): sia fatto da Dio! Ma la mia persona c’entra o no? c’entra sì: sia fatto da Dio e da me, e per me! Vediamo come una frasina diventa dispensatrice di tanta verità: Maria risponde implorando Dio e impegnando sé stessa. Sa che Dio è tutto e lei è nulla; ciononostante si mette completamente a disposizione di Dio, con atteggiamento di collaborazione completa e con l’abbandono fiducioso di chi sa che dipende tutto da lui: ma Lui non deluderà. Il nostro Natale è nato in quell’incontro, ha toccato un vertice che ha mantenuto il livello d’impegno per tutta la vita, fin quando il Figlio tanto amato dalla croce non le affiderà tanti fratelli, una moltitudine nella quale la mia persona è amata di amore singolare e infinito, fin quando giungerà alla perfezione, per perdersi in quell’Infinito.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/