Domenica 3-3-2024 -III di Quaresima B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
per le letture di questa domenica 3-3-2024, ci dice Don Giuseppe che ‘non è semplice individuare una pista omogenea nell’insegnamento delle nostre tre letture. Può essere significativo muovere dalle parole introduttive al decalogo secondo l’Esodo: il Dio liberatore del suo popolo enuncia la conseguenza e consegna fondamentale: “non avrai altri dei di fronte a me”.’
L’eco di questa voce risuona nelle parole di Paolo per i suoi cristiani di Corinto quando dice: “i Giudei chiedono segni, i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo Crocifisso. … Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini …”
Il Vangelo di Giovanni ci porta vicini a questa verità quando Gesù dice: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.”
Don Giuseppe ci dice ancora: ‘Già oggi però accogliamo la previsione dell’evangelista: “i suoi discepoli si ricordarono … e credettero”, e sarà autentica fede pasquale.’
Il libro dell’Esodo, da cui è tratto il brano della prima lettura, fa parte del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). Il libro dell’Esodo si articola intorno a due temi principali quali la liberazione dall’Egitto e l’alleanza del Sinai collegati dal tema della traversata del deserto. In questa costante e potente sua manifestazione Dio stringe alleanza con il suo popolo e gli detta le sue leggi fondamentali.
Il biblista tedesco Martin Noth (1902 – 1968), mette in evidenza come nella Bibbia la costante affermazione “Dio ci ha fatto uscire dall’Egitto” possa essere definita come “la confessione di fede originaria di Israele”. Il trattato talmudico sulla Pasqua (Pesahim 10,5) afferma che: “Ogni generazione deve considerare se stessa come uscita dall’Esodo.”
Per questo possiamo dire che l’ Esodo è un’opera insieme storica e teologica, è un appello alla memoria, ma anche e soprattutto alla fede. E’ un testo del passato, ma anche un messaggio sempre vivo dell’azione di Dio nelle vicende della storia. Il Card, Ravasi ricorda come è con l’evangelista Giovanni che “l’Esodo diventa l’ossatura simbolico-teologica di molte parti del Vangelo e della figura di Gesù. Il parallelo è messo a tema fin dal prologo: “La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.” (Gv 1,17). Pensiamo ai miracoli in Giovanni chiamati “segni” come le piaghe d’Egitto, pensiamo alla simbologia della manna e a tanti altri riferimenti.
Il Salmo ci ricorda che le meraviglie del creato, e più ancora la perfezione della legge del Signore, sono testimonianza vera e viva di lui.
Sal. 19 (18)
RIT: Signore, tu hai parole di vita eterna.
8-La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
9-I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
10-Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
11-Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Uniamoci al salmista nel chiedere che il Signore (Sal 19,14) salvi noi e l’umanità dall’orgoglio e ci renda pieni del timore di Dio che è la vera saggezza.
La pace del cuore e nella storia discende dalla saggezza.
Nel ricordo di Don Giuseppe, con Suor Maria Clara, Mariella, Patrizia e tutto il Consiglio, restando uniti nella preghiera per la pace, Vi invio un grande abbraccio.
Contardo Codegone
P.S. Vi ricordo la nostra assemblea Amcor di sabato 9 marzo 2024, ore 15,30, presso la sala adiacente la Chiesa del Santo Sudario. E’ importante che siate presenti fisicamente o per delega per approvare il rendiconto finanziario, per guardare insieme al futuro e per rinnovare il nostro Consiglio Direttivo. Seguirà alle 18,00 la Santa Messa dove ci troveremo insieme a pregare per noi, le nostre famiglie e la pace.
Settimanale AMCOR
3. 3. 2024 –III Dom. Quar. B
Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini
Letture: Es 20, 1-17; 1 Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25 – La prima lettura, dal libro dell’Esodo, riporta il testo dei dieci Comandamenti: la parte dedicata ai primi tre è molto lunga e incomincia dal richiamo a quello che il Signore ha fatto per il suo popolo, per introdurre il grande comando: “non avrai altri dei di fronte a me”. San Paolo sta ancora introducendo il primo grande scritto indirizzato ai cristiani di Corinto e annuncia il tipo di messaggio che intende inviare ai suoi lettori: “noi annunciamo… Cristo crocifisso”. E’ una provocazione o un non senso, ma nei confronti dei valori di Dio tutto è capovolto e sembra non senso: vale per la forza e la sapienza umana, che in realtà sono debolezza e stoltezza di Dio. Nel vangelo di Giovanni è narrata la vicenda della prima Pasqua vissuta da Gesù a Gerusalemme con i primi discepoli. Lo spettacolo dei mercanteggiamenti praticati nel tempio al servizio dei sacrifici suscita la reazione assai vivace di Gesù, che viene invitato dai “Giudei” a giustificare quel comportamento; ne vedremo la risposta.
Qualche insegnamento dalle letture – Non è semplice individuare una pista omogenea nell’insegnamento delle nostre tre letture. Può essere significativo muovere dalle parole introduttive al decalogo secondo l’Esodo: il Dio liberatore del suo popolo enuncia la conseguenza e consegna fondamentale: “non avrai altri dei di fronte a me”. L’eco della voce di questo Sovrano e Amico unico del suo popolo risuona nel dialogo di Paolo con i suoi cristiani di Corinto, provenienti sia dall’ebraismo sia dal paganesimo: “noi annunciamo Cristo crocifisso”. Sembra un’affermazione veramente di cattivo gusto, eppure la finale è del tutto sicura: “Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. La narrazione evangelica ci porterà in modo inatteso vicino a questa verità.
Egli parlava del tempio del suo corpo – Egli conosceva quello che c’è nell’uomo – Nel racconto del vangelo di Giovanni, dopo l’incontro di Gesù col Battista al Giordano, la chiamata dei primi discepoli e il ‘segno’ del vino alle nozze di Cana, Gesù va a Gerusalemme per la “Pasqua dei giudei”. La grande spianata del tempio è già sempre movimentata, ma in occasione della grande festa i traffici per offrire possibilità dei sacrifici si moltiplicano. Gesù ne è molto sconcertato e reagisce con una vivace disapprovazione di quel mercimonio. Ma questo suscita la reazione delle autorità (l’evangelista dice solo “i giudei”) che chiedono a Gesù di giustificarsi: “quale segno ci mostri…?”. Lui sembra rispondere con una stramberia: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Tutti sanno che l’enorme complesso del tempio ha una storia di anni alle spalle, “ma egli parlava del tempio del suo corpo“. E qui ci sentiamo trasportati in tutt’altra sfera e solo la risurrezione di Gesù provocherà nei discepoli il ritorno alla memoria: “si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”. In realtà l’evangelista stesso ci aiuterà a entrare nell’adempimento del mistero. La parola “corpo” non tornerà più, nella narrazione evangelica finché non si parlerà del corpo di Gesù tirato giù dalla croce, nella distruzione della morte. Al terzo giorno Maria Maddalena non lo troverà più nel sepolcro, dove era stato deposto nella sepoltura, ma per incontrarlo, immediatamente, in colui che lei credeva essere il giardiniere e che stabilirà il più amabile segno di vita, chiamandola col suo nome. Già oggi però accogliamo la previsione dell’evangelista: “i suoi discepoli si ricordarono … e credettero”, e sarà autentica fede pasquale. Non però ancora nel nostro racconto, perché in quella pasqua Gesù si fermò ancora un po’ a Gerusalemme, molti credettero in Gesù, senza però che Gesù si fidasse della loro fede, perché “lui conosceva quello che c’è nell’uomo”.
Carissimi, non lasciamoci prendere da un senso di malinconia dubbiosa. Nella vita si incontrano tanti tipi di fede e non è impossibile che accada anche a noi di presumere di rispondere alla chiamata di Gesù con fede autentica e di illuderci. L’episodio che abbiamo letto ci avverte: crede veramente in Gesù solo chi accetta di partecipare a quella ‘distruzione’ che Lui ha accettato sulla croce, perché solo quella offre la risurrezione vera.
Spero di avere interpretato bene quanto Gesù ci insegna e sono il primo a esserne spaventato. È il momento in cui lo sguardo si porta ai piedi della croce e non so fare altro che stringermi forte forte a quella Mamma, che ha sofferto infinitamente più di me e vuole portarmi con sé all’incontro col Figlio suo risorto.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/