Domenica 31-3-2024 -Pasqua di Resurrezione B – Settimanale AMCOR
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa domenica 31-3-2024, Domenica di Pasqua, ci parlano in vario modo della Resurrezione del Signore fondamento del nostro cammino di fede nella speranza.
Vi invito a riflettere sulla pagina scritta da Don Giuseppe. Una sola pagina di particolare densità in cui sono ripresi i temi delle letture, è richiamata la fede come cammino e, in conclusione, si evidenzia l’incontro con la Sindone “che rende meno lontano (non meno misterioso) l’evento stesso della risurrezione di Gesù.”
La prima lettura è tratta dal libro degli Atti degli Apostoli. L’autore, nel comune consenso della tradizione della Chiesa, è identificato in San Luca. Si tratta verosimilmente di un cristiano della generazione apostolica, un giudeo molto ellenizzato o più probabilmente un greco che conosceva molto bene il mondo giudaico e la Bibbia greca. Secondo Paolo, che lo annovera tra i suoi compagni carissimi, è anche medico (Col 4,10-14).
Circa la datazione dell’opera possiamo dire che il libro termina la sua narrazione con la prigionia romana di Paolo databile presumibilmente nel 61-63 d.C. (essendo imperatore Nerone). Il maggior consenso è che gli “Atti” possano essere datati non oltre il 70 d.C. e composti presumibilmente ad Antiochia o a Roma.
La figura di Paolo assume nell’opera un posto di particolare rilievo insieme a quella di Pietro. Meno evidenziata è l’attività degli altri apostoli e non si parla della fondazione di alcune Chiese come Alessandria o la stessa Roma. Possiamo dire che Luca sottolinea, in generale, la forza di espansione spirituale del cristianesimo. Fondamentale è il richiamo all’azione dello Spirito tanto che da alcuni gli Atti sono stati definiti come “il Vangelo dello Spirito Santo”.
Il brano delle letture di oggi, tratto dagli “Atti”, è su questa linea e riguarda la conversione di Cornelio che non ha per Luca solo un valore individuale, ma assume anche una valenza universale (At 10,44-48).
Luca, infatti, vede questa conversione sia
(a) in continuità con le decisioni del Concilio di Gerusalemme, che aveva deliberato come anche i pagani potevano essere accolti nella Chiesa senza essere sottoposti alla legge mosaica, sia
(b) attraverso l’opera dello Spirito stesso che guida i passi di Pietro nell’accogliere l’ospitalità di Cornelio (At 10,19).
Il Salmo è un inno di ringraziamento espresso dalla comunità. La sua origine storica è fatta risalire probabilmente ad una grandiosa liturgia di ringraziamento celebrata per l’istituzione della festa delle capanne. Festa indetta da Neemia nel settimo mese dell’anno 444 a.C.. (Neemia 8,14). Si tratta, dunque, di una grande liturgia del popolo di Israele nel periodo successivo alla liberazione dalla cattività babilonese (538 a.C.).
L’uso liturgico da parte della Chiesa avviane nel medesimo contesto pasquale ed il clima del salmo è l’esultanza.
RIT: Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.
1-Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2-Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
16-La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
17-Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
22-La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
23-Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Sal 118 (117)
Questo dunque è il giorno pieno di luce del Signore. Rallegriamoci ed esultiamo. Essere tristi nel giorno del Signore è per il cristiano un grave segno di ingratitudine verso Gesù che ci invita a partecipare alla sua festa preparata dal suo amore, dal suo sacrificio, che ha vinto la morte.
Unito a Voi tutti nella preghiera, Vi auguro una felice, santa Pasqua.
Contardo Codegone
DOMENICA di PASQUA
31 – 3 – 24 – B
Letture bibliche: At 10, 34a.37-43; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9.
Qualcuno dice che Pasqua è la domenica delle domeniche e mi pare che il cammino quaresimale ce ne ha dato la conferma. Giunti alla conclusione, le letture bibliche ci introducono nell’evento da tre punti di vista: a) Nella prima lettura, San Luca, autore degli Atti degli Apostoli, racconta la vicenda di Pietro che nel periodo successivo alla Pentecoste viene chiamato dallo Spirito Santo nella città di Cesarea per illustrare a un ambiente totalmente pagano (ma particolarmente buono) la vicenda di Gesù di Nazaret, passato facendo del bene, crocifisso, “ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno”.
b) nella lettera paolina ai cristiani di Colossi l’esortazione fondamentale dell’apostolo a “cercare le cose di lassù” ha senso perché siamo “risorti con Cristo”, in attesa di portare la nostra “vita nascosta con Cristo in Dio” ad “apparire con lui nella gloria”.
c) il brano evangelico ci vorrebbe portare alla radice di tutto quanto abbiamo sentito prima, cioè all’evento della risurrezione di Gesù e invece ci lascia un po’ a bocca asciutta. La cosa più chiara che ci dice è che al mattino della nostra domenica di Pasqua la tomba che aveva ospitato il cadavere di Gesù quasi tre giorni prima fu trovata vuota da diversi visitatori: Maria Maddalena, Pietro e il Discepolo amato (probabilmente Giovanni). Sono interessanti le reazioni di ognuno: la Maddalena corre a dare un annuncio, sconclusionato magari, ma sempre annuncio. Sulla pista di questo annuncio si muovono Pietro e Giovanni, che non trovano esattamente il vuoto annunciato dalla Maddalena, perché scoprono residui della sepoltura di Gesù: un telo certamente grande e un “sudario” di cui non conosciamo bene l’uso, anche se è ragionevole identificarlo con la mentoniera che aveva sostenuto e chiuso il mento di Gesù (che era morto probabilmente a bocca spalancata). Dei due discepoli che entrano nel sepolcro si riferisce che almeno Giovanni “vide e credette”. Può darsi che fosse un inizio di fede, perché quella piena sarebbe giunta alla sera, alla venuta di Gesù. Probabilmente è imperfetta la traduzione: penso proprio che la frase finale sia da tradurre “non comprendevano ancora la Scrittura”: la fede è un cammino, e il suo vero datore si adatta al punto in cui siamo giunti finora; alla fine ci attende col dono della grande, ineffabile, ‘pace’.
Nei prossimi giorni vedremo il ritorno di molte altre esperienze pasquali. Ma pare che quella di oggi, proprio nella sua caratteristica di esperienza iniziale, abbia una importante funzione di avvertimento per la fede: essa cammina col passo di Dio, non con il nostro.
Un insegnamento ancora mi pare di potere trarre da questo episodio: la funzione dei panni funebri di Gesù non è stata certamente secondaria, bensì funzionale al cammino di fede di chi ne prende consapevolezza. Come credente e sacerdote di Torino mi pare che la cosa abbia un grande significato per la mia vita, e per la vita di quanti si affacciano al mistero: proprio nel momento in cui sono presenti senza suono di voce essi sono un invito a riflettere sul loro significato e la loro funzione. E’ il momento in cui la creatura irragionevole invita l’uomo spettatore ad aprirsi all’onnipotenza che ha vinto la morte.
Chi nella sua vita ha incontrato la Sindone che è conservata nella nostra chiesa cattedrale ha fatto la conoscenza con una realtà che ha tanta probabilità di identificarsi con i panni funebri della sepoltura di Gesù. Nella consapevolezza dell’enorme importanza di quanto affermiamo, mi pare che sia totalmente ragionevole affrontare l’azzardo di coltivare con la Sindone un rapporto di trepida ‘presenza di continuità’, che rende meno lontano (non meno misterioso) l’evento stesso della risurrezione di Gesù.
Vostro don Giuseppe Ghiberti
Trovate tutte le omelie di don Giuseppe al seguente link: http://www.amcor-amicichieseoriente.org/approfondimenti/il-settimanale-di-don-giuseppe/