La vicenda di Gesù nei “misteri del rosario” -II Misteri luminosi 27
27. La preghiera
Gesù ha pregato molto e ha lasciato un fortissimo insegnamento per i suoi discepoli: bisogna sempre pregare (Lc 18,1). Vedere pregare il Maestro deve essere stato uno spettacolo da rapire il cuore e i discepoli non hanno potuto fare a meno di chiedere al loro Maestro: «Insegnaci a pregare» e poi si sono giustificati dicendo: «Come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (Lc 11,1). Un vero maestro insegna per prima cosa ai suoi discepoli la preghiera, che insieme all’elemosina e al digiuno è la grande pratica di vita per ogni buon ebreo. È possibile farla male, per esempio per farsi vedere e darsi delle arie oppure costringere Dio a fare come vuole chi lo prega. Ma se la si fa con fiducia, convinti che nessuno come il Padre sa quale è il vero bene di cui abbiamo bisogno e in quale modo e tempo egli debba esaudirci, e accettando ciò che decide lui, è graditissima al Padre e ci mette in rapporto familiare con lui. Facciamo come i santi, i grandi amici di Dio: si sentono presi in braccio dal Padre quando pregano, trattano familiarmente con lui, anche scherzando e magari bisticciando, come fanno – per finta o sul serio – anche i figli più affezionati. Nel vangelo sentiamo di tanto Gesù che si rivolge al Padre in tono fiducioso. Certo la preghiera che riporta san Giovanni dopo l’ultima cena (Gv 17) la può fare solo lui, ma per noi è un modello di intenzioni da presentare al nostro stesso Padre.
Letture bibliche Contesto tipico nel discorso matteano della montagna: Mt 6,5-15; diverso il contesto di Lc 11,1-4.
Intenzione Per i consacrati, affinché si impegnino in una intensa vita di preghiera.
Proposito Signore, che non trovi troppe scuse o surrogati a un autentico impegno di preghiera.
Opere citate
Ghiberti, G. (2016). LA VICENDA DI GESU’ NEI “MISTERI” DEL ROSARIO. Cantalupa: Effatà editrice.
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