Pasqua di Risurrezione
Cari soci e amici dell’Amcor,
ci stiamo preparando alla Santa Pasqua, momento centrale della nostra Fede, passando attraverso la Settimana Santa.
Per aprire il nostro cuore e la nostra mente all’incontro con il Risorto troverete, di seguito, la “Lectio” che Don Giuseppe Ghiberti ci ha preparato riflettendo e pregando sulle Letture di domenica.
Vi ricordo che sabato prossimo 11/4, Sabato Santo, alle ore 17, ci sarà la venerazione della Santa Sindone guidata dal nostro Arcivescovo e teletrasmessa (vedi sul tema la e-mail Amcor di lunedì scorso 6 aprile).
Con Don Giuseppe, Suor Maria Clara, Mariella e tutto il Consiglio Vi invio gli auguri più cari per una Santa Pasqua serena e con lo sguardo rivolto al Signore Risorto, fondamento della nostra Fede.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
12 – 4 – 2020 PASQUA DI RISURREZIONE
Oggi è il grande giorno, “che ha fatto il Signore”, della fede gioiosa, della vittoria sul male; soprattutto il giorno del “sì”, il grande sì che la santa Trinità ha detto all’umanità intera, il piccolo sì di risposta di tutta la famiglia umana, di ciascuno di noi, di me in particolare, il sì della grande meraviglia, del totale abbandono, il sì della riconoscenza, del pentimento, del proposito.
Letture: Il cammino quaresimale ci ha ripresentato esperienze di misericordioso intervento di Dio per il suo popolo e momenti significativi del cammino di Gesù in preparazione alla sua e nostra Pasqua. Le letture di oggi si collocano al termine di un ciclo iniziato il giovedì santo e offrono una possibilità di scelta. Noi ci fermiamo al racconto di At 10, 34.37-43, alle ammonizioni di Col 3, 1-4 e al racconto di Gv 20, 1-9.
Qualche insegnamento dalle letture: la successione dei fatti non coincide con quella delle letture. *All’inizio ci sono le esperienze vissute da Maria Maddalena e da due apostoli alla tomba di Gesù trovata vuota del suo cadavere e narrate nel brano evangelico di Giovanni (20, 1-9).
*Segue la predica fatta da Pietro a Cesarea Marittima, capitale amministrativa del possedimento romano in Giudea, alla famiglia del centurione Cornelio (buono, ma ancora pagano), per presentare l’essenziale della vicenda di Gesù, fino alla sua risurrezione e all’invio di testimoni prescelti ad annunciare che chi crede in lui “riceve il perdono dei peccati” (finale del cap. 10 di Atti).
*Dalla lettera paolina inviata ai cristiani di Colossi riceviamo la famosa ammonizione: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio”: la condizione di gloria in cui si trova Cristo risorto è dono gratuito concesso al battezzato credente, ma richiede un impegno di vita corrispondente: “allora anche voi apparirete con lui nella gloria”.
La tomba vuota e i teli mortuari: A Gerusalemme c’era un sepolcro nuovo che aspettava ancora il suo ospite. Vi portarono il cadavere di Gesù di Nazaret, un crocifisso giustiziato da autorità ingiuste. Chi si potrà ancora interessare dei resti di un personaggio fallito e odiato? L’amore ha il coraggio di passare sopra a tutti gli insuccessi della persona amata. Si muove Maria di Magdala, una donna che è stata presente nel seguito di Gesù specialmente negli ultimi tempi e ha maturato verso di lui, nel silenzio, un rapporto di adesione totale, che non saprebbe nemmeno rendere con spiegazioni di ragionevolezza. Chi sa come ha passato la notte dal venerdì al sabato e quella dal sabato al “giorno uno” (della settimana). E’ ancora buio quando arriva al sepolcro; e fa subito la grande scoperta dello spostamento della pietra che chiudeva il sepolcro. Il racconto non nota nemmeno che non c’è più il cadavere (non ce n’è bisogno, tanto è evidente); e lei sente, senza ragionare, il bisogno di correre a comunicare la sorpresa e il suo totale smarrimento: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”. Non domandiamoci dove è andata, perché solo da quei due, che cosa si riprometta; si intuisce solo una ragionevolezza d’amore. Adesso è la volta di Pietro e del Discepolo Amato (la tradizione, con buone ragioni, pensa che sia Giovanni e noi lo possiamo chiamare così). Corrono al sepolcro con velocità diversa, vedono le stesse cose e recepiscono la loro constatazione ognuno a modo suo. Giovanni, che giunge prima, vede dall’entrata quelle che erano state le coperture mortuarie di Gesù: dunque Gesù è scomparso senza di esse, e si può pensare che non ne avesse più bisogno. Entra anche Pietro e fa anche lui la stessa constatazione: vede dei teli lasciati in disordine e un sudario in disparte, ancora piegato. Intanto in Giovanni si fa strada la grande reazione, l’unica adeguata: la fede. Non c’era ancora la comprensione totale delle Scritture, che giungerà quando Gesù si mostrerà di persona, ma intanto il sì da lui viene pronunciato. E’, a modo suo, il corrispondente dell’amore di Maria (ce ne parleranno ancora gli episodi successivi), anche se di ognuno il vangelo lascia intuire un cammino personale, esclusivo. Ma non è forse esclusivo il cammino di ognuno dei discepoli, della prima ora e di quella che stiamo vivendo adesso? La liturgia arresta qui la lettura del racconto, anche se dobbiamo avere il coraggio di leggere il primo versetto successivo: “I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa”, e non si dice che abbiano comunicato a nessuno la loro esperienza. Prima che termini la giornata sarà Gesù in persona a manifestarsi personalmente a tutti i discepoli e a pronunciare il messaggio pasquale più gioioso e più completo, “e i discepoli gioirono nel vedere il Signore” (20, 20).
Dietro la guida dell’evangelista Giovanni abbiamo percorso un cammino tanto impegnativo e consolante: siamo partiti dal buio completo e siamo giunti a un momento che, pur essendo ancora interlocutorio, contiene già la presenza di una fede autentica, anche se attende ancora di maturare con la presenza del Risorto stesso. Abbiamo però raccolto l’annuncio di Pietro, offerto in un tempo probabilmente vicino ai fatti, quando egli è condotto a dare testimonianza in ambiente pagano. Decenni dopo veniva invece l’esortazione di Paolo, che partiva dalla convinzione che non solo Cristo è risorto, ma addirittura noi siamo risorti con Cristo, anche se attendiamo ancora di “apparire con lui nella gloria”, alla definitiva manifestazione di Cristo.
Quanto è consolante questo evento così unico: Colui che giaceva nella morte, condividendo la sorte che attende noi tutti, ha vinto la morte, riprendendo in forma autenticamente umana la sua completa capacità di relazione con le sorelle e i fratelli che avvicina, offrendo sempre nuovi, continui incontri, a sostegno di un cammino che con lui non rischia mai di smarrirsi.
Molti altri particolari e aiuti troveremo nelle finali di tutti gli altri vangeli e nei discorsi della prima parte degli Atti degli Apostoli. La liturgia dei prossimi giorni ce li offrirà e noi stessi chiediamo al Signore la grazia della fedeltà alla lettura attenta, amorosa, di questi annunci di vita.
Vostro Don Giuseppe