Festa della Sindone 4 maggio 2020
Cari soci e amici dell’Amcor,
lunedì prossimo 4 maggio 2020 sarà la festa (istituita nel 1506 da Papa Giulio II) della Sindone.
Inviamo due scritti per questa ricorrenza a noi cara.
Il primo scritto di Don Giuseppe “Sindone con Maria” e il secondo, preparato da me, “Sindone: ricordi e riflessioni”.
Desideriamo così sentirci tutti vicini nella preghiera, nel ricordo, nell’amicizia. Questo periodo difficile ci rende più in comunione, ci farà festeggiare con intensa gioia il momento nel quale potremo rivederci.
Un abbraccio forte, forte.
Contardo
Sindone con Maria
Abbiamo tutti bisogno della mamma. Senza di lei non saremmo nati; solo la sua presenza ci dà la possibilità di avviarci bene nella vita. Dal momento della sua mancanza, tutto è surrogato. Nel disegno di Dio la presenza femminile dà l’aiuto più efficace a chi non ha più la mamma. Gesù ha impostato il cammino della sua vita su questo bisogno, ha voluto la mamma, ha voluto essere accompagnato da lei. Per Maria la grande pena inizia quando non può più proteggerlo con la sua vicinanza: sa che il figlio è più grande di lei, ma avverte che ha ancora bisogno di lei, anche quando si allontana, e lei sente che è per sempre. Ma lo raggiunge anche là, dove interessa solo più ai suoi nemici, per quella tortura che lo porterà via da questo mondo. Sotto la croce lei trova il posto che nessuno le toglie, nessuno le invidia. E’ il momento del purissimo amore. Lei non ha bisogno di comprendere, non tenta nemmeno; sa che sta compiendosi l’amore più misterioso, più impegnativo e totale, più efficace. Ma quanto costa tenere unite queste convinzioni: la mamma vede e sente nella sua stessa carne solo strazio di sofferenza.
Il tempo che è inesorabile è anche misericordioso. Quella infinita sofferenza ha una fine. Per il suo figlio è la conclusione dei dolori, ma è anche l’interruzione della relazione ineffabile che li aveva uniti per tutti quegli anni. Dopo, anche i vangeli rinunciano a seguire i suoi movimenti, ma penso che non possa esserle sfuggito quanto cercavano di fare e ottenere quegli amici fino a quel momento impotenti. Il cadavere di Gesù è stato liberato dai chiodi, accompagnato nel suo distacco dalla croce, accolto tra braccia premurose per essere portato subito – c’è la fretta della Pasqua che ormai incombe – al sepolcro che attende, lì vicino. Maria è entrata nel sepolcro, ha partecipato alla preparazione del lenzuolo funebre sul piano sepolcrale? E’ rimasto tutto nel segreto di quella vicenda, che sembrava volgere velocemente alla conclusione. Poi si dovette chiudere la grotta che conteneva il tesoro più prezioso di tutta la creazione. Ancora una pausa davanti alla pietra e poi il cammino per la ripresa di una nuova vita – che per lei non era più vita.
Maria Maddalena diffonde la notizia che tutto è cambiato. Gesù ricrea il rapporto di vita che lo legava alle donne e poi ai discepoli. Tra i protagonisti degli incontri con lui il nome della Mamma non compare, anche se lei non si stacca dai vecchi discepoli di Gesù, e questi conservano un rapporto di attaccamento affettuoso a quella grande, unica, Mamma, che li assiste nella preparazione alla venuta del grande dono promesso e inviato da Gesù, lo Spirito. Sembra però che con le cose che avevano avuto rapporto anche fisico con Gesù lei non abbia più contatto. Sappiamo solo una cosa, di sicuro, che dai teli funebri usati per la sepoltura di Gesù lui, risorgendo, si è separato. Il suo corpo glorioso non ne aveva più bisogno e, quando riprende relazioni umane comuni, con i suoi, evidentemente è vestito alla maniera umana quotidiana, tanto che l’abbigliamento non costituisce oggetto di stupore o interesse.
Ma sarà stato tutto così anonimo anche per la sua mamma? Possiamo solo fare supposizioni, seguendo qualche esile traccia presso autori antichi, che parlano di “sindone” affidata a un personaggio non appartenente direttamente alla cerchia dei Dodici. E ancora una volta le notizie si arrestano, anche se non è improbabile che le poche cose diventate ormai i ricordi di Gesù abbiano attirato l’attenzione di amici o parenti. Maria, la mamma, non ne ha seguito la vicenda? Può sembrare improbabile, ma dobbiamo arrestare le supposizioni a questo punto, sperando che la ricerca storica possa trovare qualche utile pista.
Maria, la dolcissima mamma, rimase ancora tra i discepoli di Gesù qualche tempo, finché il Figlio suo la chiamò a sé. Nella nuova condizione, che non è più vincolata alle condizioni di alcun sistema del tempo, la sua appartenenza all’eternità, ora, la fa contemporanea e partecipe delle vicende di tutte le generazioni di discepoli del suo Gesù, figli suoi, insieme con Lui. E per ognuno di essi ella è madre affettuosa e provvidente. Da questa condizione Maria partecipa alla realizzazione dei piani di Dio e sicuramente ha parte nei frutti di bene che la presenza della Sindone fa maturare nella nostra storia. Se la Sindone parla dell’amore infinito che ha ispirato tutta la vita di Gesù, culminando nel dono straziante e misericordioso realizzato nella sua passione, questa efficacia è certamente impetrata dall’intercessione mediatrice della sua Mamma. Trovo molto dolce parlare con la Mamma di Gesù guardando la Sindone.
Sono convinto che, mentre contemplo la Sindone, la sua e mia Mamma è accanto a me per purificare e rendere meno indegna la mia preghiera e contemplazione dolorosa. E il suo esempio mi aiuta ad accettare l’invito che giunge da quell’immagine a non lasciarmi scoraggiare dalla mia debolezza, ma a lanciarmi tra le braccia di quel Signore che non cessa di spendere il suo potere di intercessione per un fratello che ha un solo titolo al suo amore: l’abbandono nella sua misericordia fraterna e nell’affetto indulgente della sua Madre tenerissima.
Don Giuseppe Ghiberti
Sindone: ricordi e riflessioni
Festa della Sindone – Lunedì 4 maggio 2020
Ricordo quando da bimbo entravo nella stanza dei miei genitori e il primo volto che incontravo era quello della Sindone appeso di fronte all’ingresso. E’ rimasto un volto familiare, anche da ragazzo e poi da uomo, quando entravo nella loro stanza. Il tema della Sindone era uno dei temi ricorrenti nei nostri conversari familiari. Nel 1973 ci fu la prima ostensione televisiva nello stesso mese di novembre nel quale Anna Maria ed io ci siamo sposati. In quella occasione avemmo il privilegio di poter sostare un momento in assorta preghiera davanti a quel telo. Poi le varie vicende della vita, la famiglia che cresce, le successive ostensioni, l’Amcor.
Ora quel volto è presente anche nella edicola funeraria della mia famiglia perché così vollero i miei genitori che ora lì riposano. E in quel luogo, silenziosa attesa di resurrezione, mi ritrovo periodicamente in preghiera.
Così la Sindone accompagna la mia vita con il suo valore di segno.
Essa è come uno spazio di silenzio ove il cuore e l’anima tacciono vinti dalla morte.
Ma il segno della Sindone non è la morte. La morte è l’involucro che ci narra un cammino che non si è fermato sulla croce. La morte, come il telo, giacerà piegata in un angolo.
In queste giornate, segnate da inesausta pestilenza, ci sentiamo nel dominio del male e della morte. La Sindone, che ha subito con noi questo dominio, “Passio Christi, passio hominis”, ci invita silenziosamente ad andare avanti. Non è facile, ma è la forza dell’uomo della Sindone che condivide con noi il senso di abbandono e che nel contempo si affida totalmente alla volontà del Padre.
Scoprire e accettare questa volontà è il mistero che la Sindone ci insegna a vivere. Questo è il mistero della Resurrezione.
Contardo Codegone