Domenica 31 maggio 2020 Pentecoste A
Cari soci e amici dell’Amcor,
agli inizi di giugno 2017 partivamo per il nostro pellegrinaggio in Grecia e la mattina del 4 giugno eravamo a Corinto. Ho trovato tra le mie foto questa che vi allego. Vi è come un silenzio di attesa, la desolazione di un ricordo perso nel tempo. Eppure tra quelle tracce, rese antiche e preziose dal passare dei secoli, risuona ancora la parola dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto e che proprio lì rileggemmo. E’ una parola che ci è rivolta al presente: “….. e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.” (1 Co 12,13)
![](http://www.amcor-amicichieseoriente.org/wp-content/uploads/2020/05/Corinto.jpg)
Lo Spirito Santo è presente adesso nella Chiesa e nel mondo. Pentecoste è questo “segno” della conclusione del percorso terreno di Gesù mentre la sua comunità, la Chiesa, continua il suo pellegrinaggio terreno avendo ricevuto in dono e sentendo vivo e presente lo Spirito “Paraclito” che la accompagna.
Invocheremo il dono del “Paraclito” con il “Veni Creator Spiritus” (che la Chiesa canta da oltre mille anni) al quale chiederemo: “visita le nostre menti/riempi della tua grazia/i cuori che hai creato.”
Questa è la nostra Fede che ci deve far guardare con speranza alla nostra vita. Un mistero ci circonda, ma è un mistero nel quale è operante la grazia del Signore.
L’augurio di una festa gioiosa vi giunga da Don Giuseppe e da tutto il Consiglio, insieme a un grande abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
31 – 5 – 2020 Pentecoste A
Sono con voi tutti i giorni
Letture: At 2,1-11; 1 Co 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23 – Sono trascorsi cinquanta giorni dalla Pasqua, da quando cioè Gesù era risorto dai morti e gli amici di Gesù – raccontano gli Atti degli Apostoli – si trovavano tutti insieme. Importanti erano gli apostoli, che erano tornati ad essere dodici, perché al posto di Giuda era stato eletto Mattia. All’improvviso avvenne la discesa dello Spirito Santo, impressionante nelle manifestazioni esterne (lingue di fuoco) e nell’ispirazione di una predicazione che si esprime nelle molte lingue dei presenti, in modo che tutti possono comprendere l’annuncio delle “grandi opere di Dio”. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, illustra l’opera dello Spirito nel cammino delle comunità credenti: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune… diverse attività… per il bene comune”. La lettura del vangelo riprende un brano di Giovanni, letto già nella domenica dell’ottava di Pasqua: Gesù “soffia” lo Spirito sugli apostoli, con un atto che porta a perfezione la creazione dell’uomo da parte di Dio nell’Eden.
Qualche insegnamento dalle Letture: Gesù aveva raccomandato agli undici e a quanti erano con loro di restare a Gerusalemme in attesa. L’originario numero di dodici era stato ristabilito con la scelta, guidata dall’alto, di Mattia. L’attesa si compie quando su tutti loro scende in modo eccezionalmente solenne lo Spirito, che dà a ognuno il dono di parlare con adattamento miracoloso al linguaggio del pubblico molto differenziato che li sente. E’ per ognuno un messaggio che riguarda le “grandi opere di Dio”. La diversità di lingue nella tradizione biblica era conseguenza di un atto di superba presunzione all’epoca della torre di Babele. Ora le lingue non sono più un ostacolo, per lo Spirito che diventa sostegno dell’annuncio dei discepoli di Gesù, i quali sono inviati a predicare in tutto il mondo. Gesù stesso nel mandare in tutto il mondo i discepoli (come ricorda la pericope evangelica) donava loro lo Spirito per dare efficacia all’esercizio della loro missione. E San Paolo ricordava ai suoi cristiani di Corinto che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”. Ed è così fin dall’origine della nostra vita cristiana, perché tutte le individualità ci sono state affidate da quel solo Spirito che tutto unifica e rende armoniosamente portatore di fecondità.
A ciascuno una manifestazione particolare dello Spirito:
Pentecoste è una festa che si celebra cinquanta giorni dopo la Pasqua. Era già festa ebraica tradizionale al tempo di Gesù e Gesù stesso ha voluto valorizzarla con un invio solenne dello Spirito Santo. L’esperienza delle prime cristianità mette in evidenza l’importanza che fin dagli inizi della storia cristiana i discepoli di Gesù hanno dato a questa presenza, avvertita sempre come un dono grande.
Oggi in particolare mi sembra di assistere a un concerto dell’unità in relazione allo Spirito. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano della discesa di tante lingue di fuoco, di tanti linguaggi, e tutto converge in un unico messaggio, tutti lo comprendono e fanno unità. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, parla dei molti carismi presenti in quella comunità, ma uno solo è lo Spirito; a ciascuno viene data una manifestazione particolare dello Spirito, per il bene comune. Tutti sono battezzati mediante un solo Spirito, in un solo corpo, dissetati da un solo Spirito. E Gesù, nel giorno della risurrezione, soffia sugli apostoli il dono dello Spirito, che riporta l’unità tra l’uomo e Dio, cancellando quell’ostacolo all’unità con Dio e tra gli uomini che è il peccato.
Conosciamo così poco la ricchezza ineffabile dello Spirito, forse ci lamentiamo anche che è tanto misterioso. Però Gesù ce ne ha rivelato l’esistenza, ce lo ha presentato come l’interprete della rivelazione di Dio, a cominciare da quanto Gesù stesso ci ha insegnato. Ci ha detto che nella famiglia divina lo Spirito è il depositario dei misteri della rivelazione, colui che ce ne trasmette la comprensione, che ci ottiene una speciale connaturalità con la vita stessa della santissima Trinità.
Le rappresentazioni sacre del Medioevo a volte raffiguravano lo Spirito in mezzo alle altre due Persone della SS. Trinità, con volto dolcemente femmineo e tratti giovanili, per esprimere il concetto dell’Amore eterno che è personificato nello Spirito. Nella difficoltà di trovare i concetti adeguati per avvicinare questo mistero, non lasciamoci però sfuggire la gioia di questa consapevolezza: quell’Amore si comunica oggi alla realtà della mia vita, della nostra comunità di credenti, all’intera famiglia umana, è operante, è il segreto della mia luce e forza nell’affrontare le incertezze e durezze di un quotidiano sovente ingrato e problematico. Lo Spirito è amore che unifica, dà senso a tutte le incertezze, sostegno a tutte le debolezze. Dobbiamo ricorrere continuamente a lui per trovare senso nel caos degli avvenimenti, sincerità nelle nostre interpretazioni di tutte le presenze che ci circondano, forza in ogni momento di debolezza, in ogni forma di paura.
Propongo in conclusione un pensiero del Card. Newman, santo ripieno della grazia dello Spirito:
Lo Spirito di Dio crea in noi la semplicità e il calore che il cuore dei bimbi possiede, e persino perfezioni come quelle delle schiere angeliche, in virtù di quell’unità di insieme che caratterizza i differenti livelli della sua opera; cosa sono, infatti, la pacifica fiducia, l’amore ardente, la costante purezza, se non lo spirito sia dei bimbi che degli adoranti Serafini?
Vostro don Giuseppe Ghiberti