Sabato 15-8-2020 – Assunzione Beata Vergine Maria
Cari soci e amici dell’Amcor,
Don Giuseppe nel suo scritto, che ci prepara alle letture della grande festa dell’Assunzione della Beata Vergine, ricorda il testo della Costituzione Apostolica con la quale Pio XII, nel 1950, decretò il dogma: “… Vinse la morte, come già il suo Figlio, …”
E’ bello pensare Maria, madre di Dio e madre nostra, anche in questa dimensione di vincitrice della morte, Lei che, come l’antica Arca dell’Alleanza conteneva la Toràh data da Dio a Mosé, ha portato in sé il Signore.
La nostra carissima socia e amica Amalia è tornata questa settimana tra le braccia del Padre, ma la morte non ha vinto. Ricordiamo con affetto e riconoscenza Amalia nella preghiera.
San Paolo nella seconda lettura di oggi ci conferma: “…. Se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la resurrezione dei morti.” (1 Co 15,21). Questa è la nostra fede.
In questa dimensione di fede e uniti nella preghiera, auguro a tutti una significativa festa dell’ Assunta.
Contardo Codegone
AMCOR
15 – 8 – 2020
ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA
Ap 11, 19a; 12, 1.6a; 1 Co 15, 20-27a; Lc 1, 39-56
Chiediamo a Maria che ci guidi, sulle orme di Gesù e nell’ascolto della Parola, a intuire qualcosa del mistero ineffabile della sua vittoria sulla morte. Lo straordinario nella vita di questa creatura così perfetta e amabile era tanto abituale quanto era spontaneo lo svolgimento normale della sua vita di ragazza, sposa e mamma. Fu questo certo uno dei motivi per cui poté passare sulla scena di questo mondo senza destare attenzione e seminando un bene pur esso indescrivibile.
Penso che sia utile, per servizio di precisione, riportare le dichiarazioni ufficiali che chiariscono il senso di questa festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria (sottolineature mie):
La “dormitio Virginis” e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata con la definizione dommatica di Pio XII nel 1950.
Dalla Costituzione Apostolica “Munificentissimus Deus” di Pio XII, Papa – L’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità “con uno stesso decreto” di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già il suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina, alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli.
Come si vede, questa volta non viene citato nessun testo della Sacra Scrittura, perché vien fatto riferimento alla Scrittura tutta quanta, al senso globale della rivelazione, nella convinzione che la vicenda di Gesù e la sua vittoria non sia completamente comprensibile senza il coinvolgimento della vicenda finale di Maria. Le testimonianze bibliche non sono esplicitamente probative alla maniera solita nostra di intendere un tale procedimento. Ma l’interpretazione amorosa dei cristiani fin dai secoli antichi ha saputo raccogliere indicazioni preziose, sempre più chiare e impegnative, dalle notizie trasmesse dalla Scrittura. Non è tanto utile il ‘quanto’, perché il peso indicativo delle testimonianze ha dato origine a una linea interpretativa che si è dimostrata ‘vincente’.
Pensiamo anche solo a qualche testo particolarmente significativo. Nell’incontro fra le due grandi mamme (raccontato nella lettura evangelica della Messa di questa festa,), Elisabetta rivolge a Maria un saluto elogiativo che, nella sua estrema discrezione, cela contenuti di assoluta eccezionalità: “Benedetta” e “Beata”, a ripresa della maledizione che si era abbattuta sulla prima madre, Eva, nel momento del primo peccato. Eva era stata allontanata dalla benedizione divina ed era caduta nella maledizione della morte. Le “beatitudini” saranno le modalità di approvazione più totale da parte di Gesù, applicate ai discepoli fedeli. Su Maria viene proclamata la beatitudine più eccellente, che rigetta tutte le maledizioni accumulate dal peccato della famiglia umana. Lei stessa, questa mamma benedetta proclamerà nel medesimo contesto evangelico: “tutte le generazioni mi chiameranno beata”. A lei dunque è concessa la ricostituzione della perfezione della realtà e vicenda umana.
La prima lettura della Messa del giorno, oggi, è tratta da un capitolo famoso dell’Apocalisse, il dodicesimo (12°), dedicato alla visione di una “donna vestita di sole”: è incinta, sta soffrendo le doglie del parto, ma corre il pericolo che “l’enorme drago rosso” che la insidia possa divorare il bambino che lei sta per partorire. L’interpretazione di questo quadro difficile individua un primo significato, della Chiesa che partorisce al mondo il Redentore ma deve lottare all’estremo delle forze per portare a termine il suo compito. Ma fin dall’inizio della storia dell’interpretazione si son visti in questo quadro i tratti fondamentali della vicenda di Maria, nel momento in cui, ai piedi della croce soffre le doglie del parto dando al mondo il Redentore. E’ il momento della grande sofferenza e contemporaneamente della totale vittoria nella lotta che ha visto contrapposte le forze della vita a quelle della morte. Protagonista è Maria, che viene sottratta a ogni tentativo demoniaco di farla ricadere nella vicenda umana con l’universalità del destino maledetto della morte: si intuisce la destinazione a una condizione di privilegio, di vittoria sulla morte.
Questa vittoria sarà conseguita primariamente in Cristo, che è già risorto e che attrae nella sua vittoria sulla morte tutti coloro che hanno lasciato questa vita: “in Cristo tutti riceveranno la vita”. E’ spontaneo pensare che prima beneficiaria della vita conquistata da Gesù sia colei che fu lo strumento perfetto divino che a lui aveva dato la vita. La Sacra Scrittura, di cui abbiamo cercato di fare un’imperfettissima lettura, è stata punto di partenza per un adeguato approfondimento sulla conclusione della vita terrena di Maria, con l’approfondimento e la garanzia di quello Spirito, che era stato l’anima e il sostegno di ogni passo della sua vita e che l’accoglieva al termine, portandola accanto al Figlio glorificato, intenta a intercedere per tutti gli altri figli che camminano ancora, affaticati, in questa esistenza.
Vostro don Giuseppe Ghiberti