Domenica 4-10-20 XXVII dom. A
Cari soci e amici dell’Amcor,
nello scriverVi martedì scorso per i nostri Esercizi Spirituali, terminavo con una preghiera per ottenere la pace tra l’Armenia e l’Azerbaigian, ricordando i nostri cari amici della comunità Armeno cattolica. Padre Vartan, che ci aveva accolti in Libano e che ora è parroco in Istanbul, ci ha subito risposto con queste belle e toccanti parole:
“ Ringraziando il Signore, saluto tutti voi che ricordate la Chiesa Armena e soprattutto gli armeni cattolici, in questi momenti doppiamente difficili sia in Libano che in Armenia.
Che il Signore donatore di pace vera, illumini tutti e benedica voi nel vostro quotidiano.
Con preghiera
P. Vartan Kirakos Kazanjian ”
Desidero invocare, con tutti Voi, la Madonna di Bzommar, di fronte alla cui immagine, in una piccola cappella, ci eravamo raccolti in preghiera dieci anni fa durante il nostro pellegrinaggio in Libano, affinché interceda presso Suo Figlio supplicando la pace.
Vi allego un’immagine di quella Madonna che si presenta, con un volto di rara intensità, in accorata preghiera.
![](http://www.amcor-amicichieseoriente.org/wp-content/uploads/2020/10/Madonna-di-Bzommar.jpg)
Lasciamoci ora condurre da Don Giuseppe a riflettere sulla Parola di Dio.
Uniti nella preghiera.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
4 – 10 – 2020 : XXVII dom. A
Il cantico d’amore per la vigna
Letture:Is 5, 1-7; Fil 4, 6-9; Mt 21, 33-43 – L’albero della vite e il suo frutto dell’uva sono realtà importanti nella cultura mediterranea e le due letture estreme di oggi (dal profeta Isaia e dal vangelo di Matteo) prendono l’avvio proprio da questa esperienza. Ma in tono mesto, ambedue. Invece la seconda lettura, dalla Lettera di Paolo ai cristiani di Filippi, presenta una serie di raccomandazioni serene e fiduciose, concluse con l’assicurazione “il Dio della pace sarà con voi”.
Qualche insegnamento dalle letture: San Paolo si avvia al termine della sua lettera, raccomandando ai suoi cristiani di Filippi un comportamento sereno e impegnato nel bene, che sia fondato su una preghiera fiduciosa e riconoscente: “la pace di Dio… custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”. L’apostolo sa che non basta parlare di pace, se non c’è una collaborazione di impegno nella vita di ognuno. “Cuori e menti” sono coinvolti, perché è per ciò che si desidera e si ama che ci si impegna; e di questo impegno egli può dare un esempio dal suo stesso comportamento quotidiano: “le cose che avete… veduto in me mettetele in pratica”. Non c’è presunzione nelle sue parole, ma solo la spontanea dichiarazione di quanto per lui ha valore.
Il cantico d’amore per la vigna – I simboli sono sempre rischiosi e bisogna sempre andare all’intenzione di chi li usa. La vigna è simbolo, per il profeta Isaia, del popolo d’Israele e, per Gesù, dell’umanità intera. In ambedue i casi le cose non vanno come dovrebbero andare: secondo Isaia “la casa d’Israele e gli abitanti di Giuda” non hanno risposto con rettitudine alle cure di cui sono state oggetto e ne è venuto invece spargimento di sangue e grida di oppressi. Il Signore ama il suo popolo, ma ne è profondamente deluso ed esso sarà punito col suo disinteressamento. In realtà il disinteressamento non verrà mai, ma la delusione del Signore si farà sentire. Per Gesù pure, in prima istanza, la vigna è il suo popolo, ma problematica non è la risposta di questo quanto il comportamento di coloro che il padrone della vigna ha mandato a lavorare in essa. Queste guide hanno maltrattato i servi che il padrone aveva mandato per ritirare il raccolto e hanno addirittura ucciso il figlio del padrone, inviato per ultimo.
A questo punto si comprende che Gesù sta parlando di sé: “lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero”. E’ l’ultima predizione che Gesù fa della sua morte. Questa però non impedirà la realizzazione del piano di Dio, perché i frutti della morte di Gesù saranno concessi a chi li accetta, “un popolo che ne produca i frutti”.
Ma ciò che fa maggiormente pena è che il tradimento avvenga proprio a opera di coloro ai quali era affidata la vigna, scelti certamente tra gente capace, che ha badato non agli interessi del padrone ma ai propri. Applicato alla vicenda di Gesù, quella del suo momento storico e quella della Chiesa dei secoli, nasce la constatazione triste della delusione che proprio i privilegiati sono stati i più contrari al realizzarsi del piano di Dio nella storia. E qui il richiamo alle mie responsabilità diventa inevitabile, perché non c’è piccolezza che Dio abbia lasciato senza compiti e responsabilità.
O Gesù, che messaggio di nostalgia ci dai oggi. Il piano amoroso del Padre, che ci vuole tutti partecipi alla tua condizione di Figlio, è disatteso e contrastato in tutte le componenti del popolo per cui tu sei venuto e ti sei offerto. Di questo popolo faccio parte anch’io; anche per me risuona il tuo lamento: non potevo fare di più, non potevo amarti di più. E ciononostante continui a ripetermi: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io” (1 Tm 1, 15).
Vostro Don Giuseppe Ghiberti