Domenica 8-11-2020 XXXII domenica A “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
in questo contesto di crescente pandemia che ci chiuderà nuovamente in casa, non posso non citare subito il Salmo di questa domenica attribuito a Davide errante nel deserto:
“O Dio, tu sei il mio Dio, / dall’aurora io ti cerco, / ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne / in terra arida, assetata, senz’acqua.” (Sal 63/62, 2)
Il Salmo esprime bene l’assetato desiderio della nostra anima, della nostra carne, che cerca il significato di quanto stiamo vivendo, che cerca il suo Dio. Il presente, arido, senz’acqua, ci rende consapevoli di una ulteriore dimensione. La dimensione della “parousia” ossia dell’attesa del compimento che solo si avrà alla fine della storia, dando un senso alla storia.
“ Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento. “ (Dietrich Bonhoeffer, dal Sermone sulla I domenica di Avvento, 2 dicembre 1928).
Siamo nell’aspra beatitudine dell’attesa, in terra arida, e come ci ricorda Don Giuseppe, caro padre e maestro, non bisogna fermarsi, bisogna uscire, andare a cercare la Sapienza. Sapienza che si lascia trovare da quelli che la cercano, che sta seduta alla loro porta.
Con questa Parola di Dio nel cuore, insieme a Don Giuseppe e tutto il Consiglio vi saluto e abbraccio tutti.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
8 – 11 – 2020 : XXXII dom. A
Verremo rapiti per andare incontro al Signore
Letture:Sap 6, 12-16; 1Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13 – Oggi le letture bibliche parlano tutte di movimento: per la Sapienza bisogna uscire, andarla a cercare; alla nostra morte il Signore ci rapirà per andargli incontro (1 Tessalonicesi); le vergini sagge all’arrivo dello sposo si muovono anch’esse per andargli incontro (Matteo). A noi viene da sorridere: speriamo di non sbagliare direzione, che non è cosa impossibile. Allora chiediamo alla Sapienza che ci porti dritti dritti a quel benedetto incontro riservato a coloro che hanno fatto dell’incontro con lo sposo l’obiettivo consapevole, determinato, preferenziale della loro vita.
Qualche insegnamento dalle letture – Al termine dell’Antico testamento il libro della Sapienza “supera il problema del male, illustrando una creazione animata dalla Sapienza che viene da Dio e dal suo Spirito, e una storia dove la medesima Sapienza realizza la vittoria sui rappresentanti del male” (M. Priotto). Alla luce del Nuovo Testamento con il titolo della Sapienza ci viene incontro a volte lo Spirito Santo e a volte Gesù stesso. E’ dunque il grande dono della stessa Santissima Trinità, a cui ricorriamo perché illumini e sostenga il nostro cammino. Ne abbiamo tanto bisogno per non sbagliare l’orientamento: “lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei”. Ma quand’è che siamo degni di lei? Se viviamo consapevolmente, fedelmente in funzione dell’incontro.
Che parola bella e quale prospettiva stupenda questa dell’incontro!! L’incontro è insieme il desiderio e la realizzazione del desiderio; e quanto più il desiderio è forte, tanto più l’incontro è totalizzante, appagante. Così ne parla San Paolo, descrivendo ai cristiani di Tessalonica ciò che accadrà quando “Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”. Il procedimento è descritto in modo molto vivo: “verremo rapiti”. Chi è rapito magari si dibatte, cerca di resistere, ma superata questa soglia, avviene l’incontro, che è beatitudine pura, non turbata dalla paura di interruzione alcuna. “Così per sempre saremo con il Signore”.
Ecco lo sposo! Andategli incontro– Il brano evangelico ci narra un episodio carino, anche se un po’ strano, triste: erano dieci le ragazze che aspettavano quella festa di nozze, ma ci arrivano solo cinque! Le altre si sentono dire una frase terribile: “Non vi conosco”. E tutto per via di quel benedetto olio, che era venuto a mancare nei serbatoi di quelle cinque. Certo che fanno una pena grande, ma non lasciamoci prendere dalla compassione: alla fine della vita conta l’atteggiamento che ha ognuno di noi, nel suo proprio cuore. Poi è sicuro che il Signore e la Madonna, con i nostri amici Santi e intercessori vari, intervengano per ottenere in noi l’atto estremo di amore e richiesta di perdono, ma è altrettanto vero (è l’insegnamento della parabola) che il Signore non si prende in giro. Ma se solo pensassimo, al momento delle nostre decisioni piccole e grandi, alla grande, indicibile gioia dell’incontro, senza timore di arresto o pericolo di perdita, quante cose del presente acquisterebbero un significato diverso da quello dell’apparenza. Nel momento dell’incontro all’improvviso non sono più solo, quel che c’è nel mio cuore si riversa tutto nel cuore della persona amica e provo la gioia che il suo cuore si apre tutto, senza riserve, per me. E allora, con Gesù, non ci sarà più il terribile limite di tutti gli incontri quaggiù: la consapevolezza dell’invalicabile, pur nel desiderio di essere tutto per sempre della persona amata. “Per sempre saremo con il Signore”, senza limiti e riserve, nella pienezza di un possesso gioioso, reciproco, perenne.
Sono solo parole, ma non esagerate; condizionate dal limite che portiamo in noi, ma arricchite dall’infinto di quel Dio amore che ci attira all’incontro.
O Signore, concedi a me, a tutti noi, di non perdere la prospettiva, di non mancare all’appuntamento, e allora il nostro cuore strariperà di gioia e troveremo in te tutta la felicità e la gioia di tutti e di tutto.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti