Martedì 8-12-2020 Immacolata “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
Vi scrivo queste brevi righe ancora in attesa di conoscere l’esito dell’intervento di Don Giuseppe previsto per lunedì 7 novembre, vigilia della festa dell’Immacolata Concezione. Così affido Don Giuseppe alla Madre del Signore perché gli sia madre in questi momenti di attesa, lo assista e lo aiuti nei successivi giorni di convalescenza. Don Giuseppe ieri mi ha detto di essere stupito per la vicinanza che ha sentito da parte di tantissimi, ma tutta la sua vita è stato un approfondire la Parola di Dio per comunicarla agli altri. Ora tutti, riconoscenti, ci stringiamo intorno a lui con affetto e nella preghiera.
Il Salmo, inno escatologico che celebra la regalità divina, ci invita a cantare l’opera di Dio. Questo è un canto a cui partecipano tutti i popoli, che è visto da tutti i confini della terra. Lo cantiamo con fiducia anche noi oggi. Le nostre vite sono una piccola componente nel grande disegno di Dio, un mistero al quale guardiamo con speranza nel nostro cammino di fede:
“Cantate al Signore un canto nuovo, /perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra / e il suo braccio santo. ” (Sal 98/97, 1)
Don Giuseppe ci guida, con la consueta profondità e dolcezza, a cogliere il significato, nel progetto divino, di questa grande festa di Maria, “madre di tutti i viventi”.
Un abbraccio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
8.12. 2020 – Immacolata
La sua stirpe ti schiaccerà la testa
Letture:Gn 3, 9-15.20; Ef 1, 3–6.11-12; Lc 1, 26-38 – Tutti festeggiano la data della loro nascita, non del loro concepimento, ma per Maria di Nazaret e per il suo figlio Gesù si fa eccezione e le letture di oggi ce lo ricordano, a modo loro: per la Madonna vale il racconto della Genesi (che parla della “madre di tutti i viventi”, per consolare un po’ quella povera mamma, Eva, che aveva fatto uno sbaglio grosso) e per Gesù quello dell’Annunciazione (che parla di un “Figlio” che incomincia a vivere grazie al sì della sua Mamma), nel vangelo di Luca. Ma – e noi? Anche noi abbiamo una lunga e bella preistoria della nostra nascita, che ha avuto origine dal dono di grazia, che Dio ci ha fatto nel Figlio amato: è quel che ci spiega San Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso.
Qualche insegnamento dalle letture – La Genesi racconta con tanta pena l’incontro tra Dio, Padre Creatore, e Adamo ed Eva, “reduci” dallo sbaglio più grosso della loro vita (il peccato originale). I due, per difendersi, si attaccano a scuse impossibili, nel tentativo di scuotersi di dosso la colpa. Dio, il Signore creatore, pronuncia una sentenza severa, per il presente, ma apre con grande magnanimità (non vuole che l’uomo perisca!) a un futuro in cui Eva riscatterà la sorte sua e dell’umanità intera dando alla luce un figlio, che annienterà la potenza del male. Di questo discendente si dice solo che lei ne è madre, ma in quella maternità c’è la salvezza del mondo. Nella Lettera agli Efesini di S. Paolo la prospettiva si allarga a tutta l’umanità, coinvolta in una vocazione universale alla carità, trasformati da quella grazia che fa di noi tutti dei figli, “noi che già prima abbiamo sperato in Cristo”. Non dobbiamo pensare che questo testo sia un ricupero per individuare anche un posto per Gesù. E’ la vera introduzione alla contemplazione dell’Immacolata. Maria è qualcosa di unico ma non di isolato. Lei per prima fa parte di un piano, in cui tutti sono singolari e, contemporaneamente, pienamente realizzati solo in comunione con gli altri. Maria non è nominata, ma il nostro pensiero va legittimamente a lei, unica nella sua perfezione e profondamente solidale con tutti i suoi figli. Se siamo “figli adottivi” mediante Gesù Cristo è perché nel piano eterno del Padre tutti noi siamo stati predestinati a essere “figli…lode della sua gloria”. Di tutti questi figli lei è madre – e modello.
Come è possibile?… nulla è impossibile a Dio – Questa affermazione dell’angelo Gabriele è applicata, nel nostro contesto, alla maternità verginale di Maria, ma vale per tutto quanto la bontà misericordiosa di Dio intende realizzare: qui la nascita verginale di quel “figlio dell’Altissimo… figlio di Dio”, che sarà vero figlio di Davide. L’altro interlocutore è un ragazza, che nulla segnalerebbe come straordinaria. Ma ha ricevuto l’invito a entrare nel piano di Dio come madre, che resta vergine, di quel Figlio misterioso. Lei ha solo paura di dover assumere un atteggiamento che non piace a Dio, e Gabriele la invita a fidarsi di Dio. In risposta lei pronuncia la parola più bella che creatura umana possa esprimere: “Sia fatto di me (da parte di Dio) / da me (in ubbidienza al suo volere) secondo la tua parola”. E’ una povera ragazza che pronuncia queste parole, apparentemente insignificanti, eppure agli occhi di Dio sono di una preziosità ineguagliabile. Poi il racconto si arresta qui.
D’altra parte l’accento principale è stato posto sul mistero di quel figlio che Maria accetta di generare. Lei si accontenta di aver fatto contento Dio. Impiegherà una vita a capire e san Luca dirà più volte che lei “conservava queste cose (vari aspetti della vicenda di suo figlio) nel suo cuore”, che diventava così umile e incantevole tabernacolo del mistero. Il Figlio le farà una lunga compagnia, poi si staccherà in ubbidienza a una voce anche per lei misteriosa. Ma lei sarà se stessa, madre autorevole nell’intercedere per un prossimo nel bisogno e accetterà un’eredità misteriosa da quel figlio che si è lasciato umiliare fino alla totale distruzione fisica e morale e, prima di spirare, è preoccupato per quell’altro figlio, unico discepolo presente in quel momento e rappresentante di quanti vorranno lasciarsi attrarre da quel Figlio distrutto, fonte di vita senza fine.
Tutto questo, e molto altro ancora, la Chiesa ha interpretato come segno di una realtà nascosta, unica e irrepetibile, presente in lei fin dal momento della sua comparsa su questa terra: colei che Dio aveva preparata e chiamata a essere datrice della vita al Figlio, vincitore del peccato, datore della vita all’intera umanità, era stata dal suo Creatore e Padre dotata di una perfezione totale, che escludeva la presenza di quella eredità da Adamo ed Eva che era toccata in sorte a tutti i suoi fratelli. Questo privilegio lei continua a spenderlo per quei fratelli, tutti, per i quali il suo figlio, “Figlio dell’Altissimo”, ha dato la vita.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti
Permettetemi di raccontare, per chi non l’avesse ancora udita, l’esperienza che ho fatta della “Madonna con la mela” (il nome è mio, perché non ricordo quello giusto):
A Tbilisi (Georgia), dove eravamo andati per una iniziativa sindonica, la direttrice del museo di antichità, molto ricco, ci invitò a fare una visita. Nel reparto medioevale si ammirava un’icona particolare: la Madonna teneva su un braccio Gesù Bambino, con l’altro braccio indicava la presenza del suo divin Figlio, e poi – ecco la novità – a livello della vita c’era un terzo braccio e la sua mano teneva una mela, in atto di presentarla a Maria: la Madonna con la mela. Ma che cosa significava? Pensavamo che fosse il braccio di Eva, che porgeva a Maria quel frutto che era stato origine di tanto male, ma che ora, per la collaborazione di Maria, cedeva il posto all’altro Frutto, il Figlio, che Maria teneva in braccio e offriva a tutti gli altri suoi figli. Maria, in mezzo, era colei che aveva collaborato al massimo perché il male potesse lasciare il posto al bene.
Mi è restato tanto impresso questo messaggio e mi son permesso di raccontarne anche a voi l’esperienza. Preghiamo tutti insieme, con intensità, con fedeltà, la Mamma di quel Figlio, Fratello amato, che ci precede nell’amore.