Domenica 13-12-2020 – III Avvento B – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
le letture di questa terza domenica di Avvento sono caratterizzate da un costante invito alla gioia. prende proprio il nome di “Missa Gaudete” dalle prime parole dell’antifona latina d’ingresso: “Siate sempre lieti nel Signore” (tratta da Paolo, Fil. 4,4).
Si lasciano, quindi, per questa domenica i paramenti viola (propri dell’ Avvento, periodo di penitenza e attesa per la seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi) per indossare i paramenti rosa. Paramenti rosa che, utilizzati due volte all’anno (questa domenica “Gaudete” e la domenica “Laetare” quarta di Quaresima), annunciano la gioia e che la stagione di preparazione sta volgendo al termine. Questo tempo di attesa è dunque un tempo prezioso che ci è lasciato per la conversione.
Il Salmo di oggi, in questo spirito, è sostituito dal canto del “Magnificat” di Maria:
“L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.” (Lc 1,46)
Lasciamoci dunque conquistare da questa gioia ispirata dalla fiducia nel Signore guardando con occhi nuovi il mondo.
Anche le notizie che ci giungono circa le condizioni di salute di Don Giuseppe, che prosegue, regolarmente, questo impegnativo periodo post-operatorio, ci fanno lieti.
Proprio Don Giuseppe riprende e approfondisce il tema della gioia guidandoci nella comprensione delle letture di questa domenica. Don Giuseppe, padre e maestro, non ci lascia, infatti, soli, ma ci accompagna con questo scritto preparato prima del suo ricovero e con il quale ci invita a pregare il Signore della gioia.
Apriamo, dunque, il nostro cuore a questo invito che ci indica la luce in questo momento non certo facile per il perdurare, drammatico, della pandemia e guardiamo con fiducia alle opere del Signore.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
13 – 12 – 2020 : [III dom. Avvento – B]
Io gioisco pienamente nel Signore
Letture:Is 61, 1-2.10-11;1Ts 5,16-24; Gv 1, 6-8.19-28 – La prima lettura, tratta dal nostro profeta dell’avvento, Isaia (oggi leggiamo da uno dei capitoli finali), sarà ripresa da Gesù quando sarà invitato a parlare nella sinagoga di Nazaret (per es. Lc 4,16-21). San Paolo, nella sua prima lettera (ai cristiani di Tessalonica, attorno all’anno 50) raccomanda ai suoi fratelli di essere sempre lieti, di “non spegnere lo Spirito”, in preparazione alla “venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. Il vangelo (secondo Giovanni) riprende la testimonianza fondamentale di Giovanni, il battezzatore, su Gesù.
Qualche insegnamento dalle letture – Il sentimento fondamentale della preghiera di oggi è suggerito dalla lettera ai Tessalonicesi: “Siate sempre lieti”; e questo è unito all’augurio: “tutta la vostra persona si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. E’ dunque insegnamento e augurio per quanti sono in preparazione al grande “incontro”. Il motivo fondamentale è dato dal senso profondo di quanto proclama inconsapevolmente il profeta Isaia: sull’inviato Salvatore è presente lo Spirito del Signore, che ne rende fecondo ogni intervento: “il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Gesù ci illuminerà sul senso profondo di queste parole, le quali trovano il loro compimento nella sua stessa venuta. Anche a noi si comunica il sentimento del profeta: “io gioisco pienamente nel Signore… Il Signore Dio farà fiorire la giustizia e la lode davanti a tutte le genti”. Intanto raccogliamo la raccomandazione di Paolo: “tutta la vostra persona… si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”.
Io – voce di uno che grida nel deserto. Gli inviati dalle autorità di Gerusalemme vogliono sentire da Giovanni quel che lui pretende di essere e ottengono una risposta misteriosa ma tanto bella. Parlavano probabilmente aramaico, ma il nostro evangelista scrive in greco ed affida a questa lingua le sfumature del suo pensiero. Poi noi dobbiamo tradurre nelle nostre lingue, perdendo sempre qualcosa della densità dell’espressione usata da Giovanni. Nel nostro caso noi siamo portati a dire: “io sono voce…”, ma Giovanni in greco diceva solo: “io – voce di uno…”. Per lui la cosa serve a suggerire la diversità tra il modo di parlare di Gesù e quello degli altri: solo Gesù usa “io sono…” (come aveva fatto Dio con Mosè: “Io-sono mi ha mandato a voi”, Es 3,14), aggiungendo spesso le varie qualifiche (sono la via, la verità e la vita; il pane di vita…). Nell’incontro ufficiale con l’autorità Giovanni ci tiene a dire: io faccio il servizio di una voce, alla voce, che è un altro. Ed è il dono che io chiedo al Signore per me e per tutti voi, amici cari: che non mi illuda mai di possedere io la verità, ma che tutta la mia vita possa essere un piccolo servizio a quella Verità assoluta che è il nostro Redentore. C’è poi un altro piccolo particolare: la voce grida nel deserto. Nella nostra lingua ha senso un po’ diverso se diciamo “che grida nel deserto” oppure “che grida: nel deserto preparate…”. In ogni caso è evidente la consapevolezza che chi accetta di farsi trasmettitore della Verità che è Gesù non deve condizionarsi all’accoglienza che riceve la sua testimonianza: quanti genitori – mamme e papà – devono affrontare il deserto del loro ambiente, che sottrae i loro figli all’influsso della testimonianza buona che essi cercano di trasmettere. Eppure chiedono a Gesù di concedere loro il coraggio, la perseveranza e – se vuole! – il successo della loro voce di testimonianza.
E intanto continuiamo a pregare: Signore della gioia, hai voluto rivelarti a me più che a tanti fratelli e sorelle. Fa che mi renda conto della responsabilità di questo privilegio. Te lo chiedo per intercessione di quella campionessa di fedeltà umile che è la nostra Mamma.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti