Domenica 24-1-2021 III Domenica Tempo Ordinario – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
nella prima lettura, tratta dal breve libro di Giona, mi colpisce il finale del brano citato: “… e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro (agli abitanti di Ninive) e non lo fece.” (Gn 3,10)
Mi ricorda il testo dell’Esodo nel quale, dopo la vicenda del Vitello d’oro, Mosè supplica Dio di non distruggere il suo popolo dalla dura cervice e: “il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.” (Es 32,14).
E’ la forza e il mistero della preghiera che osa chiedere a Dio di essere se stesso: misericordioso e fedele. E Dio si mostra tale.
Il salmo di oggi, che celebra Dio che viene in soccorso del giusto che lo invoca, è proprio in sintonia con questa forza misteriosa della preghiera:
“Ricordati, Signore, della tua misericordia / e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia, / per la tua bontà, Signore.” (Sal 25/24, 6-7)
Misteriosamente la nostra preghiera non è inutile!
Uniti nella preghiera, ricordiamo chi è nel dolore e affidiamoci al Signore.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
24.1.2021 –III Dom. T. Ord.
Il tempo si è fatto breve… vivano se non…
Passa la figura di questo mondo
Letture: Gio 3, 1-5.10; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20 – Il profeta Giona, che ha già avuto le sue vicende, si decide ad ubbidire al Signore ed andare a predicare a Ninive, la città odiata, il richiamo alla penitenza. San Paolo inizia, con i cristiani di Corinto, l’insegnamento sul valore del matrimonio come se fosse solo una finta (perché “passa la figura di questo mondo”). Gesù, nel racconto di Marco, inizia in modo molto deciso la sua predicazione (“il tempo è compiuto… convertitevi e credete”) e sceglie, con successo, due coppie di fratelli che lasciano tutto per seguirlo.
Qualche insegnamento dalle letture – Il brano scelto oggi dal libro di Giona parla solo dell’efficacia della conversione: gli abitanti della grande città demoniaca, che Giona vorrebbe vedere distrutta e comunque anche noi non penseremmo capaci di cambiar vita, ascoltano, si umiliano, si convertono e vengono risparmiati dall’ira divina. Non importa come procederà il racconto (la stizza di Giona), perché il primo obiettivo è raggiunto: la dimostrazione che non c’è situazione di male umano, sulla terra, che non possa essere ricuperata accettando l’invito accorato di Dio a cambiare vita. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto, discordi sul comportamento che i neo convertiti devono tenere nei confronti del matrimonio: il matrimonio è lecito – risponde – e deve essere vissuto alla stregua delle realtà terrene. L’apostolo sa benissimo che il matrimonio è una cosa umanissima, desiderabile, necessaria. Nella scala dei valori ha però un posto ben definito, che non può essere ignorato o mutato: non appartiene agli assoluti, anche se è creato in funzione dell’assoluto. La vita umana ha una vocazione in prospettiva di assoluto, ma nel suo cammino essa incontra valori non assoluti, anche se desiderabilissimi, come il matrimonio. Egli non sviluppa, ma non contraddice, a una valutazione di funzione assoluta del matrimonio, ma all’interno di una economia in cui un aspetto importante è relativo. Per questo motivo ci può essere la chiamata a una rinuncia al matrimonio tra coloro che rispondono positivamente alla chiamata al discepolato.
Convertitevi e credete al vangelo – La tematica generale della predicazione di Gesù è riportata da Marco con un invito alla conversione e a credere al vangelo. E per evitare atteggiamenti tergiversanti risuona l’avvertimento: “il tempo è compiuto”. Vien da pensare subito al tempo messianico, in cui Dio viene ad affermare il valor assoluto della sua regalità al di sopra di ogni potere concorde o discorde della nostra storia. Certo l’ingresso di Gesù ha dato un senso e un valore diverso a ogni realtà terrestre. Ma chi si aspettava capovolgimenti esterni non poté che essere deluso. Eppure i segni anche sterni c’erano, fin dall’inizio. Tra di essi, gran posto tennero le adesioni di tanti uomini e donne, a cominciare dai Dodici, dagli Apostoli. Che due coppie di fratelli, che il nostro racconto non descrive come preparati, si sentano spinti a lasciare lavoro, affari e anche famiglia non è un fatto di logica normale. Forse non avrà destato grande scalpore, anche perché all’aggiungersi di altre chiamate, sempre con successo, incominciarono le polemiche contro quel preteso maestro, ma il significato fondamentale rimane. Erano povera gente, con poca istruzione, poco coraggio, pochi soldi, all’inizio non furono esemplarmente fedeli a Gesù, ma alla loro vita seppero tutti rinunciare e divennero così, secondo la promessa di Gesù, “pescatori di uomini”. E non rimasero isolati, perché la storia ci attesta la vicenda di tanti e tante testimoni che hanno saputo offrire la vita per Lui. Anche oggi questo segno non è estinto. E la chiamata continua a risuonare in vario modo nella vita di donne e uomini che con maggiore o minore consapevolezza ripetono quella scelta fondamentale.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti