Domenica 14-2-21 VI Domenica Tempo Ordinario – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
giovedì scorso, 11 febbraio, abbiamo celebrato la festa della Beata Vergine di Lourdes. Idealmente ci siamo ritrovati tutti davanti alla grotta con i nostri ricordi, con le nostre speranze, con i nostri sguardi nello sguardo della Madre di Dio. Ci rivolgiamo a Maria perchè interceda presso il Signore affinchè Egli curi le nostre ferite fisiche e spirituali.
Il Salmo di questa domenica è proprio di carattere penitenziale e invita ad abbandonarsi al Signore consapevoli dei nostri limiti.
In questo abbandono il salmista, e noi con lui, canta:
“Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia / mi circondi di canti di liberazione” (Sal 32/31, 7)
Don Giuseppe ci ricorda che questo cercare rifugio nel Signore non si realizza in astratto, in modo puramente rituale, ma attuando ‘‘ il comando di Paolo: “Siate mei imitatori come io lo sono di Cristo” ‘’
Uniti nella preghiera, Vi invio i miei saluti più cari insieme a quelli di Don Giuseppe, Suor Maria Clara e tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
14.02.2021 –VI Dom. T. Ord.
Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo
Letture: Lv 13, 1-2.45-46; 1 Co 10, 31 – 11,1; Mc 1, 40-45 – La prima e la terza lettura (dal libro del Levitico, nell’Antico Testamento, e dal vangelo di Marco) trattano il tema doloroso della malattia della lebbra: come è affrontata dalla legge della comunità e come la combatte Gesù, con la sua forza sovrana. San Paolo invece, scrivendo ai Corinzi, allarga lo sguardo a ogni vicenda della vita, che deve essere sempre orientata “per la gloria di Dio”.
Qualche insegnamento dalle letture – Con difficoltà riusciamo a immaginare la situazione del lebbroso nell’antichità, anche presso Israele, ma era certamente desolata, disperata. Non per nulla nei racconti dei miracoli il lebbroso è sempre ricordato a parte: era il disfacimento della realtà corporea dell’uomo e l’esclusione legalizzata proprio di chi ha più bisogno dal consesso dei suoi simili. Qualche analogia di esclusione purtroppo l’abbiamo vissuta nell’attuale situazione di pandemia. Nell’Antico Testamento fa rabbrividire l’esclamazione “è impuro”: non ne ha colpa, ma la società normale non lo riconosce più come uno dei propri. Messo a fronte con una parola di Paolo, ci sembra di aver cambiato pianeta: “Sia che mangiate sia che beviate… fate tutto per la gloria di Dio” e l’unica preoccupazione è che “molti… giungano alla salvezza”. Gesù da una parte rispetta la legge corrente e chiede al guarito di fare la sua purificazione rituale, dall’altra interviene senza remore: “lo voglio: sii purificato”.
Ne ebbe compassione, tese la mano… “Lo voglio, sii purificato” – Gesù è all’inizio del suo ministero in Galilea e si conosce già il suo potere taumaturgico. Predica e guarisce. Di fronte a sé ha un’umanità bisognosa di aiuti d’ogni genere e lui non si tira indietro di fronte a nessuno di quei bisogni. Nel breve racconto odierno emerge la fede iniziale del lebbroso e la risposta dell’intervento immediato di Gesù, che coinvolge direttamente la sua umanità (tende la mano per toccare il malato) e manifesta la potenza diretta della sua volontà, che passa attraverso il suo corpo. Il risultato positivo è immediato, ma sembra ombreggiato dalla proibizione imposta da Gesù: non deve venire divulgato il fatto. E’ un particolare misterioso e non raro: Gesù vuole evitare equivoci sul suo agire eccezionale e andare direttamente al suo scopo, l’inaugurazione del regno di Dio. Poi non si lamenta mai di non essere ubbidito (l’ex-lebbroso “si mise a divulgare”…) e continua a richiedere anzitutto la fede. Solo c’è un p’ di contrasto tra l’atteggiamento iniziale che fa entrare Gesù in contatto fisico con il lebbroso e la severità dell’ammonizione successiva. Forse possiamo imparare la sovrana libertà del Signore nel volerci bene: a modo suo e non a modo nostro, per fortuna.
Tornando indietro, di qui, alla lettura precedente, possiamo domandarci come possa essere realizzato il comando di Paolo: “Siate mei imitatori come io lo sono di Cristo”. Ci sono stati nella storia del cristianesimo casi molto eccezionali di grandi taumaturghi: sono doni straordinari del Signore, che egli concede a chi e quando lo decide la sua Provvidenza, ma non ci sono regole che noi possiamo individuare: perché ci fu un Padre Pio? E quale è il grado di potere taumaturgico che possa essere interpretato come segno sicuro della volontà provvidenziale di Dio? Il fatto nudo non è indicazione sopra ogni dubbio. Paolo aggiungeva un criterio molto importante: “per la gloria di Dio… senza cercare il mio interesse”. La seconda parte è essenziale, se vogliamo verificare l’autenticità della prima.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti