Domenica 21-2-21 I Domenica Quaresima B – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
tempo “forte” il periodo di Quaresima nel quale siamo entrati, “forte” in una dimensione non fine a se stessa, ma che ci porta a guardare avanti.
Don Giuseppe ci ricorda che: “Il mercoledì delle ceneri ci ha introdotti in un clima di austerità, che ci prepara alla condivisione dei misteri pasquali”.
Gesù, dopo il battesimo nel Giordano, viene spinto dallo Spirito nel deserto dove resterà 40 giorni, tentato da Sàtana. Deserto in greco si dice “éremos”. Quanti richiami ha questo termine nel nostro cuore. Certo l’eremita, colui che sceglie una vita solitaria e appartata di preghiera e di ricerca, ma anche un luogo per marcare una distanza, come una sfida che mette alla prova le nostre scelte. Un luogo, anche interiore (il deserto della mia anima), dove si sperimenta la tentazione del peccato, ma anche la tentazione dell’angoscia, della disperazione.
Il Salmo di questa domenica raccoglie la nostra preghiera al Signore di non abbandonarci, di esserci di guida nei momenti della tentazione, di essere “il Dio della mia salvezza”.
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, / insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella Tua fedeltà e istruiscimi, / perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Ricordati, Signore, della tua misericordia / e del tuo amore che è per sempre.” (Sal 24/25, 4-6)
Don Giuseppe ci invita ad ascoltare le parole che Gesù andava predicando, dopo l’arresto di Giovanni, parole che ripete ora anche a noi: “Il tempo è compiuto… convertitevi e credete nel vangelo”.
Il cammino della Quaresima, della conversione, è il sentiero che ora il Signore ci invita a seguire per incontrarlo nel mistero della Pasqua, centro della nostra fede.
Ricordandoci nella preghiera, Vi invio un saluto cordiale a nome mio, di Don Giuseppe, Suor Maria Clara e di tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
21. 2. 2021 – I Dom. Quaresima B
Il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo
Letture: Gn 9, 8-15; 1 Pt 3,18-22; Mc 1, 12-15 – Il mercoledì delle ceneri ci ha introdotti in un clima di austerità, che ci prepara alla condivisione dei misteri pasquali. La Pasqua è la festa della “nuova ed eterna alleanza”, preceduta da altre. La prima lettura, dalla Genesi, narra la stipulazione dell’alleanza ‘noachica’ (cioè con Noè): viene addirittura ripetuto, per cinque volte, proprio questo termine “alleanza”, che dice pace, buoni rapporti, disponibilità di pronto aiuto. Nella seconda lettura (dalla seconda Lettera di San Pietro) ritorna ancora il nome di Noè, ma in confronto con quello di Gesù, che istituisce il battesimo, a “invocazione di salvezza”. E’ proprio Gesù (vangelo di Marco) che, dopo il battesimo, ha un periodo di allontanamento da tutti, nel deserto, per dare poi inizio a quell’impegno fondamentale della vita pubblica che sarà la predicazione.
Qualche insegnamento dalle letture – Nel vangelo di Marco le tentazioni di Gesù sono appena accennate, insieme al ricordo dei quaranta giorni trascorsi nella solitudine del deserto. In modo riassuntivo l’evangelista ci informa su quanto accadde nel periodo del deserto: Gesù viveva a esclusivo contatto con il mondo animale, ma servito dagli angeli; si accenna velocemente al fatto che fu “tentato da Satana”, ma si passa subito all’inizio della predicazione pubblica. Questa vicenda, nella liturgia di oggi, è preparata dal racconto dell’alleanza stipulata da Dio con Noè (nel libro della Genesi) e dalle affermazioni di Pietro, che solo apparentemente si stacca dal tema. Gesù infatti – ricorda Pietro – imposta il dono totale della sua vita “per ricondurvi a Dio”, anzi è andato “anche a portare l’annuncio alle anime prigioniere… quando Dio pazientava nei giorni di Noè”. Ora Gesù è salito al cielo, è nel possesso della sovranità anche sul mondo angelico e salva anche noi. Il brano è denso e non semplice da dipanare: punto di partenza è il mistero dell’amore infinito di Gesù che lo fa intervenire per i peccatori; di fronte a lui c’è l’altro mistero, quello della nostra condizione di peccatori. Questa cattiveria s’è già manifestata ai tempi di Noè, ma Dio già allora provvedeva a quella famiglia. Il fatto che quella esperienza sia avvenuta in rapporto all’acqua orienta il discorso su quell’altra acqua – di salvezza, questa – che nel battesimo ha l’efficacia di salvezza che le viene dalla risurrezione di Cristo.
Il tempo è compiuto… convertitevi e credete nel vangelo – Da queste parole di Gesù riceve orientamento tutto il cammino della nostra quaresima. Gesù ha voluto ricevere lui pure il battesimo, condividendo la nostra sorte di peccatori, e ora, dopo che egli è “morto per i peccati… giusto per gli ingiusti”, lancia un monito e un invito: il tempo di Dio è compiuto. Lui ha camminato con gli uomini durante tutte le vicende della storia e ora è giunto il momento di svolta per questa storia, che nell’intervento di Gesù diventa storia di salvezza. Le condizioni che garantiscono agli ascoltatori che quanto egli dice non è parola vuota sono impegnative e confortanti, perché partono dalla presenza stessa di Gesù. Convertirsi vuol dire essere disposti a cambiare rotta nell’impostazione dei nostri criteri e nella precisazione dei nostri programmi; e poi agire di conseguenza, con fermezza, senza scuse e insincerità di giudizi. Vuol dire, come udivamo nella prima lettura della Messa delle “ceneri”, mercoledì scorso, “ritornare al Signore vostro Dio”, aver la forza – col suo aiuto – di “fare il cambio”, ritrovare il posto giusto per le cose giuste.
Trovo tanto impegnativo questo sommario, nella sua concisione: Gesù sta cambiando la vita condotta finora e intraprende un annuncio itinerante; propone un ‘evangelo’ e, senza offrire ancora nulla, chiede l’assunzione totale di un cambiamento che non si discute. Non sappiamo che cosa hanno potuto pensare gli ascoltatori di Gesù. Tutto nel suo comportamento costituiva un muto irresistibile appello. Chi si lasciò attrarre da quel primo invito ne fu coinvolto per tutta la vita. Altri però ne sentirono l’eco nel prosieguo dei tempi. Anche il nostro tempo non è povero di questi segni.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti