Domenica 14-3-21 IV Domenica Quaresima B – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
questa domenica rappresenta come una sosta nel cammino penitenziale della quaresima. Questa domenica, infatti, ha preso il nome dalle prime parole dell’antifona d’ingresso in latino: “Dominica Laetàre”. “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate” dice Isaia (Is 66,10) qui ripreso. Anche l’angelo, nel suo annuncio a Maria, userà questo verbo: “Rallegrati, piena di grazia…” (Lc 1,28). Pure i paramenti sacri sottolineano questo momento passando dal viola delle altre domeniche quaresimali al rosa. Il rosa non si allontana troppo dal viola che però nel rosa si rischiara con un connotato che si accende di luce e di speranza.
Le letture ci mostrano il passaggio dai tempi dalla disperazione alla speranza, dalla distruzione di Gerusalemme alla sua ricostruzione. Paolo ci ricorda che siamo passati da “morti”, per le colpe, a “rivivere con Cristo” per sua grazia. Il Vangelo ci narra l’incontro con Nicodemo che interroga Gesù per trovare la luce.
Il Salmo è uno dei più intensi e struggenti di tutto il salterio, evoca la caduta di Gerusalemme ed esprime tutta l’angoscia dell’esilio e della schiavitù in Babilonia. Il Salmo narra la profonda nostalgia della luce quando si è prigionieri delle tenebre.
“Lungo i fiumi di Babilonia, /là sedevamo e piangevamo/ ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre…” (Sal 137,1-2)
A questo Salmo si sono ispirate molte opere letterarie e musicali, penso, per esempio, a Giuseppe Verdi e al coro “Va pensiero” dell’opera il Nabucco.
L’esilio impedisce il dispiegarsi del canto, o meglio lo rende disperata, a volte silenziosa, invocazione.
Poi vi sarà il ritorno a Gerusalemme (538 d.C.), la fine dell’esilio ad opera di Ciro re pagano dei Persiani che diventa strumento di salvezza nelle mani di Dio.
Anche noi in questa difficile situazione sanitaria, ci sentiamo come in esilio. Siamo nelle tenebre. Anche per noi però oggi risuona l’invito a rallegrarci:
la vera salvezza è questo dono di Dio che ci giunge mediante la fede.
Ecco perché il cammino di fede è quello sul quale ci sentiamo più impegnati, perché è il più difficile. “Come può accadere questo?” chiede Nicodemo a Gesù e continuiamo anche noi oggi a porre questa domanda, a chiedere la luce. Il Signore, attraverso Giovanni, ci dice “la luce è venuta nel mondo”.
Nella speranza di camminare verso questa luce, Vi invio i nostri più cari saluti anche a nome di Don Giuseppe, che continua a guidarci con paziente affetto, di Suor Maria Clara, che ci ricorda sempre nelle sue intense preghiere quotidiane, e di tutto il Consiglio.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
14. 3. 2021 –IV Dom. Quar. B
Per grazia siete stati salvati mediante la fede
Letture: 2 Cr 36,14-16. 19-23;Ef 2,4-10; Gv 3,14-21 – Il libro delle Cronache è uno degli ultimi dell’Antico Testamento. Contiene un parziale riassunto della conclusione della storia del regno di Giuda (degli Ebrei del Sud): l’imperatore persiano Ciro dà ai deportati ebrei sparsi nel suo impero il permesso di ristabilire il culto autentico a Dio, tornando nella terra dei loro padri.
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso, spiega loro l’immensità del regalo di Cristo, “la straordinaria ricchezza della sua grazia”. Il suo pensiero anticipa i tempi e contempla il tempo eterno in cui “la straordinaria ricchezza della sua grazia”, evidente per la “sua bontà verso di noi in Cristo Gesù”, porterà a compimento il piano eterno della salvezza.
San Giovanni, nel vangelo, ha iniziato a raccontarci il dialogo tra Nicodemo e Gesù, ma ben presto è Gesù che prende il sopravvento con un dolcissimo e impegnatissimo insegnamento. leggiamolo con calma, più volte. C’è un punto con cui va a cozzare la nostra mente e il nostro cuore: l’esempio del serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto serve solo per attirare la nostra attenzione su Gesù che “bisogna che sia innalzato”. Carissimi, non vi viene da piangere: ma perché “bisogna”- per la crocifissione?. Gesù non ci lascia respirare e risponde subito nella maniera più totale: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”.
La straordinaria ricchezza della sua grazia – Mi pare che questa espressione orienti a trovare una piccola pista di riflessione. La ‘grazia’ è la ‘sua’ ed è descrivibile solo per la sua straordinaria ricchezza. Vuol dire che noi non ce la facciamo né a capirla né a corrispondervi. Però lui ce la presenta ugualmente, adeguandosi alla nostra povertà. Quando noi amiamo qualcuno (o qualcosa, ma è meno bello!), dobbiamo sapere bene chi amiamo. Qui ci viene incontro “il mondo” e sembra proprio fatto per non lasciarci capire: come si fa ad amare il mondo? Soprattutto quando si pensa che quel mondo lì, nei confronti di Gesù, ha saputo solo innalzarlo sulla croce – e Lui lo ha tanto amato! E Gesù questo lo dice perché ce ne rendiamo ben conto: ci sono proprio anch’io, in quel “mondo tanto amato”, nonostante la mia cattiveria!!!
Nel racconto di San Giovanni questo episodio è narrato all’inizio della vita pubblica di Gesù, che vuole dare chiaramente subito la prospettiva di quello che Lui è, di quanto è venuto a fare: “non per condannare il mondo”. Ci sarà gente che lo considera nemico, lui non considera nemico nessuno. Le saracinesche le tiro giù io, non lui; a lui scoppia il cuore quando vede la preferenza data alle tenebre, programmando la distruzione della luce.
E sì che – dice san Paolo – “Dio ci ha creati in Cristo Gesù, per le opere buone…perché in esse camminassimo”. Il cammino lui lo prepara a ognuno, dietro a lui, e noi diamo con fiducia la nostra mano a Gesù, chiedendogli di non causargli mai motivo di sofferenza.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti