Domenica 9-5-21 VI Domenica di Pasqua – “Settimanale Amcor”
Cari soci e amici dell’Amcor,
la prima lettura, come in tutto questo periodo pasquale, è tratta dagli Atti degli Apostoli. In questo capitolo degli Atti vediamo una importante svolta nella vita della Chiesa perché viene riconosciuto il diritto dei Greci, dei pagani, a convertirsi ed a essere al livello dei giudei ora cristiani. Inoltre Pietro si mostra come vera guida di questa prima comunità cristiana in questo cammino di apertura e di testimonianza.
Nella prima lettera di Giovanni incontriamo abbiamo la definizione della natura stessa di Dio: “Dio è amore.” Il tema principale del Vangelo di Giovanni è l’affermazione dell’unione del maestro, del Signore, con i suoi discepoli espressa nel verbo “rimanere” e dalla affermazione “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” con il conseguente comandamento dell’amore reciproco.
Apertura universale della Chiesa, definizione della natura di Dio, proclamazione del comandamento dell’amore sono i temi di questa Pasqua, sono l’orizzonte nel quale si muove la Chiesa e noi con essa.
In questa dimensione il Salmo che ci è proposto è un forte canto di ringraziamento non solo per il ritorno dall’esilio, ma perché Dio ha salvato il mondo intero. Questo Salmo si rifà a Isaia (secondo-Isaia) che inizia il capitolo 40 (“Libro della consolazione di Israele”) in modo prorompente: “Consolate, consolate il mio popolo…” (Is 40,1).
E così il Salmo:
“Cantate al Signore un canto nuovo, / perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra / e il suo braccio santo.” (Sal. 98/97, 1)
Mi pare proprio di sentire risuonare la cara voce di Don Giuseppe in quanto ha scritto per guidarci alla comprensione di queste impegnative letture sul tema dell’amore di Dio e nostro: “Intanto amare chi? amarci gli uni gli altri. Punto di partenza deve essere però quel semplice, terribile, ‘come’. Se non fosse Gesù a dirlo, che non ci ha mai preso in giro, verrebbe da dire che ha perso il senso delle proporzioni.”
Nell’ amore reciproco che ci unisce e ci aiuta in questo nostro cammino di fede, Vi invio i saluti più cari.
Contardo Codegone
Settimanale AMCOR
VI DOMENICA di PASQUA 9 -5 – 21
Letture bibliche: At 10, 25-26.34-35.44-48; 1 Gv 4,7-10; Gv 15, 9-17
I capitoli 9 e 10 degli Atti sono determinanti nel corso della narrazione di questo importante Libro, perché rispondono a due grandi domande che rischiavano di fare inciampare la piccola comunità dei seguaci del Maestro di Nazareth, proveniente in partenza solo dall’ebraismo: come mai questa comunità intenzionalmente fedele all’eredità di Abramo molto presto ha ammesso tra le sue fila dei non originari ebrei, e come mai un originario ebreo di stretta osservanza come Paolo di Tarso è diventato un ardente propagandista della causa di Gesù di Nazaret, annunciando la salvezza condizionata proprio alla fede in lui? Per ambedue questi problemi la soluzione viene solo dalla diretta volontà di Dio: Pietro, il capo della piccola comunità di Gerusalemme, viene letteralmente condotto da Dio in casa di pagani (che si mostrano disposti a un cammino di fede e vengono ammessi nella comunità) e Paolo viene fermato sulla via di Damasco e aderisce alle fede dei discepoli di Cristo. La prima lettura di oggi (Atti degli Apostoli) rientra proprio nel primo racconto: Pietro, che si trovava a Giaffa, viene orientato dalla rivelazione del Signore, a seguire l’invito di un tale Cornelio, ufficiale romano di Cesarea Marittima; giunto nella sua casa, presenta a lui a ai suoi numerosi familiari il nucleo del mistero della salvezza universale in Cristo. Questa predica è confermata da una eccezionale effusione dello spirito Santo (una specie di nuova Pentecoste), a conferma della legittimità dell’operato di Pietro (era entrato in casa di pagani, vi aveva predicato e accolto i presenti tra i nuovi membri della comunità).
Dio è amore !! come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi!
La seconda e terza lettura (dalla Prima Lettera di Giovanni e dal Vangelo di Giovanni) sono un trionfo del vocabolario dell’amore. Il corso del ragionamento è semplicissimo e profondissimo, senza bisogno di dare grandi spiegazioni: sarebbe come spiegare a una mamma che cosa vuol dire amare la sua bambina e perché deve farlo. Il discorso qui parte dall’iniziativa stessa di Dio: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui”. E come ha dimostrato, quale tipo di amore ha dimostrato? “Ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito… come vittima di espiazione per i nostri peccati”. Se “amare” e “dare” sono praticamente sinonimi, che cosa poteva darci di più, come amarci di più che mandando Gesù, il Figlio, tra noi? E non a fare l’esistenza del potente-onnipotente ma come vittima di espiazione, per tutti i peccati che non ha compiuto lui, ma noi!
Intanto amare chi? amarci gli uni gli altri. Punto di partenza deve essere però quel semplice, terribile, “come”. Se non fosse Gesù a dirlo, che non ci ha mai preso in giro, verrebbe da dire che ha perso il senso delle proporzioni.
Leggiamo più volte soprattutto questi due brani: non sono testi dell’esagerazione. Se non ci portassero la parola diretta di Dio, se fossero affermazioni private di Gesù, diremmo che sono dei sogni. Invece sono espressioni di ciò che è stata l’esperienza quotidiana di questo Gesù tanto caro – senza esagerazioni; al contrario. Lui ci dice: “Rimanete nel mio amore”. Dunque ci troviamo già dentro; osservando i suoi comandamenti, come lui ha osservato quelli del Padre suo, rimaniamo nella sua amicizia, messi a parte dei suoi segreti, della sua fiducia, dei suoi tesori. E il bello è che anche questa volta Gesù ci dimostra la sua amicizia con la comunicazione di ciò che ha di più intimo: ciò che ha udito dal Padre stesso. E’ in questo dono dell’amicizia divina che il discepolo-amico di Gesù giunge a partecipare della fecondità delle Famiglia divina.
Carissimi, a questo punto possiamo porre termine alla nostra riflessione. Resta però – lo sappiamo – l’impegno di scendere nel pratico della nostra vita. E questo incomincia oggi, con i nostri familiari, amici, colleghi, compagni di iniziative varie… niente è tanto difficile quanto la difficoltà imprevista o una delusione inattesa o ancora – forse peggio – la constatazione di quanto le nostre debolezze ci tengono lontani dall’esempio di Gesù. Lui però non ci abbandona mai, ma noi non ritiriamola mano dalla sua, benedetta.
Vostro Don Giuseppe Ghiberti